Il “gallo” ha chiuso i “pollai”

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 10 Febbraio 2010 - 20:12| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA


Non abbiamo mai gioito per la cosiddetta legge sulla par condicio, ma sarà bene ricordare che quella legge fu introdotta per arginare un devastante conflitto di interesse. In questi giorni, tanto per fare un esempio, alcuni ministri, vedi Brunetta e Zaia, e alcuni esponenti nazionali della destra, vedi Cota, candidati alle prossime elezioni amministrative, sono comparsi ovunque oscurando letteralmente i competitori.

La commissione di vigilanza a maggioranza ha sostanzialmente soppresso trasmissioni quali “Anno zero”,”Ballarò”,”Porta a Porta” e ha persino dettato le condizioni per lo svolgimento e dei cosiddetti contenitori quali “Parla con me” e forse “Report”.

Per tutta la giornata gli esponenti della destra hanno provato a spiegare che non si trattava di un bavaglio e neppure di un atto censorio ma semplicemente di un atto dovuto.

Peccato che tale atto dovuto non fosse contemplato nei regolamenti precedenti. Peccato che persino l’autorità di garanzia delle comunicazioni abbia ritenuto di chiedere un incontro urgente alla stessa commissione di vigilanza. Peccato, infine, che la medesima Corte costituzionale chiamata ad esprimersi proprio sulla “par condicio” abbia dato un via libera precisando tuttavia che la norma non può limitare il libero esercizio del diritto di cronaca e tanto meno può interferire sul formato e sulla insopprimibile autonomia dei direttori e dei responsabili editoriali.

Quanto è accaduto non è solo un grave atto di prepotenza ma anche una violazione di valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione e degli stessi contratti di lavoro che regolano il lavoro dei giornalisti.

In che modo i vertici della Rai tenteranno di tutelare quello che resta della autonomia industriale, editoriale e politica del servizio pubblico?  Ritroveranno la voce o ascolteranno la voce del padrone?

In ogni caso se ancora ci fosse stato qualche dubbio ci ha pensato il capo supremo, l’editore Silvio Berlusconi, a chiarire il mandante e le intenzioni, esprimendo la sua soddisfazione per le nuove norme che hanno finalmente colpito quelle trasmissioni, che, salvo Porta a Porta, a lui non sono mai piaciute e delle quali aveva più volte chiesto la soppressione.

Per ora lo stop durerà un mese, poi si provvederà ad estenderlo, magari per l’eternità.