Serie A. Napoli aggancia Juventus: per una notte o per il campionato?

di Renzo Parodi
Pubblicato il 2 Febbraio 2013 - 23:24| Aggiornato il 23 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

Missione compiuta, battuto il Catania il Napoli realizza l’aggancio, seppure provvisorio, in vetta alla Juventus che dovrà fare punti a Verona col Chievo, nell’anticipo di mezzogiorno e mezzo, se vorrà riguadagnare la leadership. Vittoria chiara dei ragazzi di Mazzarri su un Catania irriducibile.

Non mancano gli episodi dubbi, che chiamano in causa l’incerto arbitro Calvarese. Un placcaggio in area di rigore di Cannavaro su Bergessio in apertura, ignorato dal direttore di gara. Un tocco di mano in area di Zuniga non sanzionato (il caos regolamentare regna sovrano su questo tipo di infrazione) e soprattutto la gomitata di Grava a Gomez punita soltanto col giallo nonostante l’arbitro di porta, Banti, avesse suggerito al collega di estrarre il rosso. Questa almeno è la versione della panchina del Catania.

Ineccepibile nella ripresa il no di Calvarese al gol di Bergessio, l’attaccante del Catania si era liberato commettendo un chiaro fallo su Zuniga. Ma al di là delle situazioni contestate ( e contestabili) la vittoria del Napoli (2-0) non fa una grinza. Nel primo tempo, Hamsik – perfetto anche in un ruolo un po’ gregario – spezza l’equilibrio, Cavani centra la traversa, Cannavaro raddoppia e raggiunge le 259 presenze con la maglia del Napoli ed eguaglia Maradona. Il Catania non sta a guardare, Barrientos ha due volte il pallone buono ma non prende la porta. E nella ripresa non si arrende, ma insomma nel calcio chi segna ha sempre ragione.

Il Napoli ha affrontato al meglio l’emergenza, mancavano Campagnaro, Britos e Maggio e Mazzarri è tornato in avvio alla difesa a tre, con Grava. Per poi passare a quattro nella ripresa, quando il Catania a sua volta era passato al 4-4-2. Col senno di poi, si può affermare che l’addio di Lavezzi ha giovato al Napoli. L’argentino è un delizioso solista che tuttavia segna abbastanza poco. Pandev è un califfo che lega perfettamente con Hamsik e Cavani e tatticamente offre equilibrio alla squadra. Mazzarri, che non ama i calciatori giovani, lo preferisce a Lorenzo Insigne. E’ una rinuncia meditata ma è anche un peccato per il ragazzo che al Pescara aveva dato spettacolo.

La squadra azzurra dà l’impressione di credere di essere l’anti Juventus, come Conte ha ammesso, forse per mettere ulteriore pressione sui rivali. Mazzarri merita ulteriori elogi perché mantiene sempre il pieno controllo della squadra, gestisce i momenti difficili senza perdere la trebisonda e nella dialettica con un presidente tracimante come Aurelio De Laurentiis difende le proprie prerogative senza entrare in urto con la società. Gli innesti di gennaio (Armero, Rolando, Calaiò, Radosevic) hanno ampiamente compensato le partenze: Dossena, Aronica, Vargas, Fernandez, Uvini.

Il Napoli è maturo e anche se il primato provvisorio dovesse sfumare ( la Juventus a Verona cercherà i tre punti), ha il vantaggio di giocare in casa lo scontro diretto del 3 marzo. Quella potrebbe essere la partita-chiave per l’intero campionato del Napoli (e della Juventus), sempre che la Lazio non torni a riproporsi nel duello per lo scudetto.

Il Catania non esce ridimensionato. Gioca un calcio frizzante e produttivo, Maran ha raccolto al meglio l’eredità di Montella, migliorando se possibile la cifra del gioco e del rendimento della squadra. Il trio di punta (Gomez-Bergessio-Barrientos) soprattutto in casa è una macchina da gol. Se mantenesse l’ottavo posto attuale firmerebbe un successo storico. E attenzione a Castro (assente a Napoli per squalifica), pescato in Argentina dal dg Gasparin. Sarà lui uno degli uomini-mercato dell’estate.