Il governo e l’Italia: un sesso a tre tra i normali, i ladri e i matti

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 25 Aprile 2013 - 16:23| Aggiornato il 16 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Ce la stanno spiegando come meglio non possono: una partita a scacchi giocata con il costante pericolo che uno dei giocatori alzi il ginocchio sotto il tavolo per far volare via la scacchiera e dire, sconsolato e ghignante, io stavo giocando, davvero volevo farla questa partita, però…

Ce la stanno spiegando e raccontando bene questa storia del governo assegnato da fare ad Enrico Letta e che dovrebbero, anzi devono, fare insieme Pd, Pdl e Scelta Civica, insomma Berlusconi, Monti e…già, chi parla oggi per il Pd? Ce la spiegano più o meno così, in quattro capitoli.

Capitolo uno: Berlusconi. Lui a Enrico Letta un governo lo fa fare e non gli crea nessun particolare problema fare un governo con il Pd. Su quest’ultimo punto, il governo coi “rossi”, non sembrano avere particolari problemi neppure gli elettori del Pdl in singolare o forse no e comunque lampante differenza con i problemi enormi che hanno gli elettori Pd a fare un governo con il Pdl. Per mansuetudine o indifferenza a destra non si nutre neanche la decima parte dello “orrore” che a sinistra si ha delle “larghe intese”. Quindi Berlusconi il governo lo fa fare. A due condizioni: non perderci voti e non farsi “giudiziariamente” male. Cioè, Imu e Ministero della Giustizia.

Berlusconi sa quel che il suo elettorato vuole e conosce ciò a cui si ribellerebbe. Togliete o tagliate l’Imu all’elettorato d Berlusconi e quelli fanno il governo anche con il diavolo. E Berlusconi sa quel che vuole per sé: un ministro della Giustizia che affianchi e non ostacoli la sua strategia anti processi, i suoi processi. Berlusconi non vuole, solo perché sa di non poterla volere, una legge scudo ad personam, il “salvacondotto“. Vuole però qualcuno a quel Ministero che spieghi, faccia intendere bene ai magistrati che la musica è cambiata e che se buttano giù lui, buttano giù il governo. Se ottiene l’Imu tolta o tagliata e se controlla il Ministero della Giustizia, Berlusconi ci sta. Ci sta anche a farlo “lungo” il governo, lungo due o tre anni. Alla terza condizione: quella ci siano nel governo “lungo”ministri, soprattutto nomi che siano non Pdl semplice, ma Pdl al quadrato, al cubo. Magari a Brunetta Berlusconi rinuncia, quello è Pdl alla n. Ma a una Gelmini o a un Romano, a questo ideal tipo di ministro Berlusconi non rinuncia.

Tre condizioni, e se non vengono soddisfatte? Se salta la terza condizione, quella dei ministri con casacca smagliante, salta il governo “lungo” ma non il governo. A Berlusconi sta bene lo stesso: vuol dire si vota tra un anno. E tra un anno Berlusconi vede il Pd consumato elettoralmente dall’aver governato, consumato al punto che neanche Renzi… E Grillo un po’ sgonfiato, sgonfiato almeno dei voti che sono venuti da destra, tra un anno…Se invece saltano le altre e prime condizioni: Imu e Giustizia? Allora salta per Berlusconi ogni convenienza e salta tutta la baracca: il governo non si fa, si vota tra sei mesi e tra sei mesi per Berlusconi candidato premier tra sei mesi è ancora meglio che tra un anno.

Capitolo due: il Pd. Sono in ballo ma non vorrebbero ballare. Avessero ammesso, prima di tutto con se stessi, di non aver vinto le elezioni, due mesi fa potevano far fare un “governo di scopo”, insomma cinque punti e via, che non li obbligasse a governare proprio a diretto contatto con Berlusconi. Due mesi fa al Pd potevano avere un governo che fosse come un condominio con Berlusconi. Oggi, in diretta conseguenza di quante ne hanno sbagliate, altro che condominio in cui si può stare vicini ma estranei, oggi è coabitazione. Al Pd la coabitazione fa male, malissimo alla salute.

Quindi cercano vaccinazioni, guanti asettici, antidoti, calmanti, anti dolorifici. Ministri che non siano stati nei precedenti governi Berlusconi. Buona idea ma idea impraticabile, Berlusconi ti manda a quel paese. Allora ministri “neutri” là dove si ministra quel che si vuole…All’economia, alla Giustizia, agli Interni, magari anche al Welfare. Ma così si finisce per somigliare, scivolare verso il governo “tecnico”, insomma questa storia dei “neutri” magari per un Ministero si può fare, ma per il governo, per la cifra complessiva del governo non va. E allora gli antidoti, i calmanti, gli antidolorifici: soldi per la Cassa Integrazione, per gli esodati, per investimenti pubblici.

Però al Pd non si fidano e non ci credono. Non si fidano di Berlusconi: quello il governo Letta lo butta giù quando gli pare e corre alle elezioni perché gli conviene dopo che noi abbiamo litigato con tutti i nostri elettori anche per aver solo provato a governare con lui. Non ci credono, non ci credono di riuscire a convincere il loro elettorato che governare con Berlusconi è e resta pessima cosa ma talvolta da un male può venire un bene…Non ci credono che possa e debba durare due o tre anni con Berlusconi, con questo governo che si va a fare. Non ci credono proprio che a durare così ce la facciano loro. Quindi la “meglio” che vedono è un annetto e poi al voto con Renzi candidato premier. Ma, siccome si conoscono, sanno che in questo annetto si scinderanno, si tormenteranno, si abbandoneranno…Sono in ballo al Pd, al centro del ballo. Ma non vogliono ballare e, perfino potessero scegliere la musica, non saprebbero quale suonare.

Capitolo numero tre: l’Europa. Europa che non è un terzo incomodo, un estraneo in casa, uno che da fuori impone e consente. Europa che è dentro, di casa, anzi casa. Che è trattati internazionali firmati, impegni finanziari presi, moneta e mercati unici. L’Europa, riusciamo a far accettare all’Europa che non pareggiamo il bilancio né nel 2013 e neanche nel 2014, magari nel 2015? Se sì, se ce la facciamo, governo neonato respira e arrivano soldi da spendere. Però per quel sì, per farcela, per farsi dare il via a quello che sarebbe di fatto uno sforamento pluriennale del deficit, occorre garantire che quei soldi che si decide di farci spendere per l’occupazione e la produttività non li spendiamo invece per togliere l’Imu e per pagare un’infinità di “eccezioni” alla pensione a 66 anni made in Fornero. Più o meno proprio quello che vogliono, la somma di quel che vogliono, i partiti che vanno a governare. Licenza di spendere da Bruxelles, via l’Imu e “flessibilità” nell’uscita dal lavoro dai 60 anni, compresi. Tutte e tre vogliono, tutte e tre non si può e questo è il capitolo tre.

Capitolo quattro: il guarda che altrimenti ci facciamo male tutti e davvero. Aziende e botteghe che chiudono, disoccupati che crescono, cassi integrati che rischiano il mese senza un euro. Una motivata e non per questo non rancida rabbia nell’aria. Appunto, il “così non può continuare” di Enrico Letta appena incaricato di formare il governo, il suo “la situazione è fragile” pronunciato al Quirinale.

Ce lo stanno spiegando così, con condimento, minimo in verità, di un po’ di gossip ministeriale e sottosegretariale. Ce lo spiegano bene, ma con parole che, anche se precise, per qualche motivo si fa fatica non ad intendere ma a far proprie. Ce lo spiegano esatto, eppur non ci torna. Allora proviamo noi a spiegarlo, con parole più imprecise ma più ammiccanti al nostro intelletto, diciam così sociale, politico, pubblico.

Si tratta di fare un governo, qui, oggi in Italia, nell’Italia che c’è. Quella che c’è nella realtà e nella nostra testa. In entrambi i luoghi, la realtà oggettiva e le soggettive teste, potenzialmente possono fare un governo tre grandi partiti. Quello dei normali, quello dei ladri e quello dei matti.

Il grande partito dei matti, in piena coerenza con il suo status psichico e psicologico, ad una cosa ordinata, rigorosa, monotona, scomoda e imposta da dottori e infermieri come quella di fare un governo non ci sta, si chiama fuori. Non sarebbe una gran perdita se nel grande partito dei matti, con lui, dietro di lui e dentro di lui non ci fossero tanti molti (moltissimi proprio no) normali. E se non fosse che nel partito dei matti di ladri ce n’è pochissimi, quasi nulla almeno al momento. Socialmente mantenuti  loro insaputa, sì. Ma ladri non c’è n’è nel grande partito dei matti. Al contrario di quanto accade negli altri due di grandi partiti.

Quello dei ladri appunto. Di bosco e di riviera, “alti “e “bassi” ladri. Ladri da codice e da spreco. Ladri di regole e di verità. Ladri per calcolo e libertà. Se vuoi un governo il gran partito dei ladri ci deve stare in quel governo, i matti son fuori per definizione. E se escludi i matti e i ladri, partiti s’intende, hai escluso gran parte se non massima parte dell’Italia votante appena due mesi fa. E poi c’è un problema gigantesco e irrisolto: dietro, a fianco, con e dentro il gran partito dei ladri ci sono un sacco, ma proprio un sacco di normali.

Il partito dei normali. Anche qui un problema mica da poco: dietro, con, a fianco e dentro il partito dei normali di ladri ce n’è. Duri  puri qualcuno. Tanti che invece non sanno di essere ladri se glielo dici ti mollano anche un indignato ceffone. Non senza ragione perché loro non rubano, si limitano a incassare la quota parte del bottino consolidato di sperpero e garanzie pubbliche.

Partiti sociali e non sigle i tre grandi partiti, reali frazioni della società italiana, perché di matti, normali e ladri ce n’è in ogni sigla. Una storia a tre contro la quale è vano invocare il “No, il triangolo no”. Il triangolo fatto di annusamenti, corteggiamenti, rifiuti, dinieghi, petting e sesso tra i tre è nelle cose, nella vita quotidiana. Ecco il governo Letta, il tentativo di farlo, è l’acrobatica ricerca e sperimentazione direttamente sull’uomo senza passare per cavie del dosaggio che impedisca ai tre sia l’impotenza che la procreazione.

Quanta e che rappresentanza delle istanze del gran partito dei ladri, quanta e quale che non sgomenti e annichilisca i normali? E quanta e che rappresentanza degli interessi dei normali che non metta in fuga i ladri? E quanti e quali propositi degli uni e degli altri che non aumentino il numero e la presa del gran partito dei matti? Una storia di sesso a tre che non può essere amore, non è certo famiglia e non deve generare prole. Eppure deve essere sesso e non finzione. Altrimenti cintura di castità per tutti. Forse spiegata così, forse si capisce che è una brutta storia di quelle che non vorresti mai ti capitassero nella vita ma che non di rado la vita ti sbatte in faccia e ti ci sbatte dentro. E allora, quando ti capita, urlare, agitare, far presente che non ci stai non è sana e razionale ribellione, è sintomo di malata e molesta depressione.