Addizionale Irpef Regioni e Comuni: stangata, Italia unita da Piemonte a Sicilia

Pubblicato il 9 Agosto 2013 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Addizionale Irpef Regioni e Comuni: stangata, Italia unita da Piemonte a Sicilia

Nicola Zingaretti: porterà il Lazio al top in Italia

Tasse e addizionali Irpef: lo Stato Ponzio Pilato si lava le mani a metà e lascia licenza di uccidere a Comuni e Regioni. Le Regioni hanno agito e si apprestano ad agire senza ritegno: come faranno a finanziare gli sprechi degli appalti e degli acquisti della Sanità e pagarsi anche le feste dei maiali?

Tanto per gradire,  la Corte dei conti ha appena certificato che il Fisco regionale fra 2009 e 2012 è aumentato del 10% l’anno. Nel giro dei prossimi due anni andrà ancora più su.

Intanto, le Province dicono che le hanno tolte, almeno a metà, ma le tasse specifiche sulle Province sono rimaste.

Questo è il quadro che aspetta i poveri italiani dopo le loro sceme ferie d’agosto: aumenteranno le addizionali Irpef di Regioni e Comuni, il cui peso sulle nostre già magre sostanze  è destinato a superare quello della Imu, il che conferma tra l’altro come la guerra alla Imu dichiarata da Berlusconi sia solo strumentale alla futura e forse prossima campagna elettorale e abbia come risultato di distogliere il Governo dal pensare a cose più utili.

L’unità d’ Italia è finalmente compiuta: dalle aliquote delle addizionali Irpef in crescita dalle Alpi a quasi le piramidi, dal Piemonte alla Sicilia, passando per il Lazio, dove è attesa l’aliquota più alta di tutte, il 3,3%, il massimo consentito.

Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, aveva provato a negare l’evidenza, cercando di nascondere sotto il velo della manipolazione dei giornali un fatto che da uno di sinistra ci si sarebbe atteso fosse gestito con un po’ più di trasparenza. Da destra lo avrebbero criticato comunque, con manifesti del genere che in questi giorni tappezzano Roma, dimenticando che il disastro del Lazio è perfettamente bi-partizan e unisce tutti i partiti, dalla sanità alla spartizione dei rimborsi elettorali, culminati a destra nella festa dei maiali. Almeno Nicola Zingaretti, avrebbe quanto meno provato a stabilire con i cittadini un rapporto meno sovietico o fascista dei suoi predecessori.

Ma non c’è solo il Lazio:

“In Piemonte l’aumento dell’addizionale Irpef per l’anno prossimo è già finito in «Gazzetta Ufficiale». In Sicilia è ancora al centro del dibattito politico, ma l’esito sembra segnato perché la storica «emergenza precari», con tanto di rinnovo dei contratti approvato prima ancora di trovare le risorse per finanziarlo, si aggiunge alle falle della sanità. Ospedali e debiti sanitari la fanno da padrona anche nel Lazio, mentre in Campania a spingere l’Irpef regionale ci pensa anche il piano di «stabilizzazione finanziaria» collegato al trasporto ferroviario”.

La cronaca di Gianni Trovati sulla prima pagina del Sole 24 Ore ha un ritmo angosciante.

“Chi spera nel riordino annunciato dalla delega fiscale, con tanto di possibile scomparsa (in futuro) dell’addizionale comunale per veder diminuire la pressione locale sui redditi, è destinato a rimanere deluso.

“Dopo l’aumento lineare introdotto dal Governo Monti a fine 2011, […] secondo il calendario ordinario scritto dalle regole attuative del federalismo, l’anno prossimo il tetto salirà al 2,33% (2,63% se scatta “l’addizionale dell’addizionale” per il rosso della sanità), per arrivare nel 2015 al 3,33% (3,63% nei casi più gravi). In pratica, le regole consentono un raddoppio dell’imposta nei prossimi due anni”.

Non è finita lì, il peggio deve ancora arrivare. Secondo Gianni Trovati,

“il decreto del luglio 2012 sulla revisione della spesa pubblica ha anticipato di un anno il calendario per le regioni impegnate nei piani di rientro dal deficit della sanità (tutto il Centro Sud, con l’eccezione della Basilicata e l’aggiunta del Piemonte) e il decreto sui debiti arretrati della Pubblica amministrazione ne ha istituzionalizzato la corsa verso l’alto. Le Regioni hanno infatti potuto ottenere abbondanti anticipazioni di liquidità dallo Stato per onorare i propri debiti, sanitari e non, a patto però di trovare il modo di coprire gli oneri per rimborsare gli assegni in arrivo da Roma”.  

Lo stesso Gianni Trovati si concede uno sprazzo di ironia, ancorché scriva sulla prima pagina del Sole 24 Ore, quando passa a trattare la Irpref dei Comuni, la quale,

 

“dovrebbe sparire in nome del principio che vieta a più livelli di governo territoriale di chiedere soldi alla stessa base imponibile”.

Tuttavia,

“prima del suo futuribile tramonto, l’addizionale dei sindaci mostra parecchia vivacità. Termometro fedelissimo delle difficoltà dei conti locali, in questo 2013 ricco di punti interrogativi per i sindaci, l’addizionale comunale ha ricominciato a schizzare in alto: 440 sindaci hanno già deciso ufficialmente un aumento rispetto all’anno scorso, ma in questa fase di grandi manovre c’è tempo fino al 30 settembre”.

Mancano ancora all’appello

“tante grosse città che stanno studiando i rincari o li hanno già praticamente stabiliti, e devono solo completare i passaggi ufficiali. L’anno scorso ad applicare l’addizionale sono stati 6.610 Comuni, che per questa via hanno raccolto 3,65 miliardi, con un aumento del 25% rispetto al 2011: a questi ritmi, la soglia dei quattro miliardi appare decisamente in via di superamento. Tradotto: la addizionale Irpef vale quanto la Imu sull’abitazione principale, anche se se ne parla molto meno”.

Continua Gianni Trovati:

“Da Bressanone (dove si paga dall’1 al 4,5 per mille a seconda del reddito) a Isola Capo Rizzuto (8 per mille), gli incrementi della Irpef locale sono democratici, non conoscono confini fra Nord e Sud, non distinguono metropoli e piccoli centri e colpiscono sia i territori “ordinari” sia quelli ad autonomia speciale, dove i vincoli di finanza pubblica e gli aiuti delle Regioni offrono un po’ più di respiro.

Milano: sono già state ritoccate al rialzo di un punto le aliquote per i diversi scaglioni di reddito (al momento si paga da 33.500 euro in su, e si va dal 2 all8 per mille), ma i conti sono un cantiere aperto e sul tavolo c’è l’ipotesi di portare per tutti la richiesta al massimo previsto dalla legge, 8 per mille, abbattendo la fascia di esenzione che salverebbe solo i redditi complessivi fino a 15mila euro.

“Roma: già oggi si paga il 9 per mille, cioè più del tetto “generale”, ma il 4 per mille è girato allo Stato per ripagare gli aiuti anti-crack e non manca quindi chi ipotizza di far salire la quota locale.

Brescia, Cremona, Venezia, Napoli, Salerno: l’aumento generalizzato al tetto massimo, accompagnato da una soglia di esenzione che in genere si ferma a 10-12 mila euro (solo Napoli arriva a 18 mila) è già una realtà.

“Bressanone, Piacenza,Arezzo: l’aumento delle richieste per i redditi più alti si accompagna a mini-sconti per quelli più bassi, e anche chi deve aumentare il carico per tutti prova qualche volta a farlo scaglionando le richieste.