Berlusconi risorge alla Camera con una maggioranza-zombie: è il titolo di domani, si può già fare oggi (313 voti a 311?)

di Lucio Fero
Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 15:28 OLTRE 6 MESI FA

Il titolo di domani 14 dicembre lo si può già scrivere oggi che è il 13: Berlusconi risorge alla Camera con una maggioranza-zombie. Certo, manca il timbro dei fatti ma è il titolo esatto che riassume e fotografa quel che tutti calcolano alla vigilia, numeri alla mano. Numeri che dicono che Berlusconi raccoglierà a Montecitorio da 312 a 314 sì per se stesso e per il suo governo. Mentre i no che erano in origine 317 saranno alla conta finale da 310 a 312. Quindi sarà, dovrebbe essere: fiducia e Camera di resurrezione per Berlusconi. Ma, insieme, niente maggioranza sufficiente a sostenere un governo che pur continua. E soprattutto una “maggioranza-zombie”, un morto politico che cammina.

Maggioranza pro Berlusconi fatta con i voti dei deputati del Pdl e della Lega e con i voti di…Del deputato Grassano, in precedenza espulso dalla Lega non per dissenso politico ma per sospetta indegnità amministrativa. Grassano l’ha buttato fuori Bossi, mica di Pietro. Con  il voto del deputato Scilipoti, eletto con Di Pietro, ma “folgorato” sulla via del passaggio ai berlusconiani dalla constatazione che l’Idv non si impegnava in Parlamento a favore dell’agopuntura. L’ha detto Scilipoti in conferenza stampa, non Benigni in una tirata immaginaria e satirica. Con il voto del deputato Razzi, eletto con Di Pietro, ma dimissionario da quel partito perché “mia moglie soffriva nel vedermi trascurato da Di Pietro”. L’ha scritto lui in una lettera, non è una battuta di Sabina Guzzanti. Con  il voto del deputato Cesario, eletto nel Pd, ma favorevole al governo perché “ultimo demitiamo coerente”. E’ la sua autodefinizione e la sua motivazione politica che lo porta alla fiducia, non è un’accusa lanciata a sproposito da Marco Travaglio. E del deputato Calearo, a suo tempo capolista del Pd, un distinto signore che ha detto: “Io, benestante, non ho avuto bisogno di essere convinto con le offerte variabili tra 350mila e 500mila euro”. L’ha detto lui, non un cronista invasato di Santoro. Erano 317 i no a Berlusconi, meno questi quattro fanno 313. E possono diventare ancora meno perché le deputate Bongiorno e Cosenza di Fli e Mogherini del Pd stanno per partorire in queste ore e forse non potranno essere presenti alla Camera. Se non ci saranno tutte e tre, i no scenderanno a 310. E forse un paio di finiani potrebberero astenersi: 308 che risalgono a 310/311 se le neo mamme riescono ad aspettare un po’ per diventarlo. E 313 se i due finiani dubbiosi seguono fino in fondo Fini.

La probabile vittoria di Berlusconi è quindi fatta di questi materiali numerici: tre gravidanze “buone” per il governo e “intempestive” per l’opposizione, un paio di possibili ma non certi pentimenti politici e quattro passaggi di schieramento. Per definire questi ultimi con le parole del premier, quattro “disonorevoli”. L’ha detto lui che vanno chiamati così, disonorevoli e non più onorevoli quelli che cambiano schieramento. Ovviamente non è così, i parlamentari sono liberi di farlo. Ma Berlusconi così ha battezzato chi lo fa, o almeno quelli che lo fanno allontanandosi da lui.

E i materiali “politici” della probabile vittoria? Vanno estratti dai discorsi di Berlusconi alle Camere, una sorta di campagna elettorale su campo ristretto, il Parlamento appunto. Berlusconi ha in sostanza detto: votatemi e tutto si aggiusterà. Votatemi e ne verrà fuori un “patto di legislatura tra tutti i moderati”. Cioè Fli di Fini si squaglierà e i finiani di oggi verranno “a Canossa”, cioè ad Arcore o Palazzo Grazioli. L’Udc di Casini verrà al governo. Per tutti ci son o undici posti di ministro e sottosegretario rimasti vuoti da distribuire. Votatemi perché il governo che c’è funziona e si allargherà, votatemi perché la “crisi al buio” è un guaio per l’Italia e perché la “crisi è follia” e perché la Costituzione che Berlusconi ha in testa, non quella scritta su carta, non prevede cambi di governo senza passare dalle elezioni, neanche nel caso di un nuovo governo sempre di centro destra, men che mai un governo di cui Berlusconi non sia presidente. Casini gli ha risposto che non se ne parla, Fini ha annunciato che sarà comunque all’opposizione, Bossi ha ripetuto che con due voti di maggioranza non si governa e che allora è meglio andare a votare, comunque lui l’Udc al governo non la vuole. Se non mentono o bluffano tutti, Casini, Fini e Bossi, i materiali “politici” della probabile vittoria sono di carton-gesso: la “resurrezione alla Camera” non si completa con nessuna scesa nel cielo di un governo vero. E, se mentono o bluffano tutti, perché non potrebbe mentire o bluffare Berlusconi?

Berlusconi risorge alla Camera con una maggioranza-zombie: è l’ipotesi più probabile, quasi una certezza, già quasi un titolo fatto. Ed è l’esito peggiore. Per Fini che non “libera” il centro destra da Berlusconi. Per Casini che resta dove stava ma dopo una sortita in grande stile fallita. Per Bersani, il Pd e la sinistra che si “tengono” sia Berlusconi premier che il rischio concreto che finisca ad elezioni, le due cose che volevano evitare. Peggiore perfino per Bossi che si ritrova pilastro di un governo debole che alla lunga rischia di franargli sulla testa. Per il paese che non scongiura elezioni, non ritrova un governo forte e guarda, più o meno da lontano, una vasta platea di sconfitti. Esito buono solo per Berlusconi che ottiene, se va così, l’unica cosa che davvero voleva: restare presidente del Consiglio. Per essere protetto dai processi, per orgoglio personale e politico, per convinta certezza che “nessun altro è all’ altezza”, per qualunque motivo Berlusconi lo voglia, se va così è solo questo che resta: un Berlusconi trionfante nella Camera di resurrezione, un mezzo governo e una maggioranza-zombie.