La lunga settimana di Bocchino, all’insegna del ritrovato accordo con Berlusconi: ok al ddl intercettazioni

Pubblicato il 28 Maggio 2010 - 20:36 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino

Italo Bocchino è irrefrenabile e incontenibile: in questa settimana il primo dei finiani ha fatto sentire la propria voce su tutto, dalla manovra alle intercettazioni, passando per la commemorazione di Giovanni Falcone.

Lo scorso 23 maggio, durante la cerimonia per l’anniversario dell’uccisione del magistrato siciliano, Bocchino ha invitato tutti a ricordare Falcone, insieme a Borsellino “uno dei principali eroi civili del nostro tempo”, che ha lasciato un insegnamento che “va coltivato e reso sempre attuale con il rispetto della legalità a tutti i livelli e con un contrasto culturale, civile e normativo a tutte le criminalità organizzate”.

Tre giorni dopo, il 26 maggio, il deputato finiano è stato al centro dei gossip di Palazzo. Insieme al senatore Andrea Augello, anch’egli vicino al presidente della Camera, e ai berlusconiani Angelino Alfano e Niccolò Ghedini è andato a Palazzo Grazioli. L’oggetto del colloquio, secondo quanto è trapelato,  è stato esclusivamente un approfondimento sui percorsi parlamentari riguardanti provvedimenti sulla giustizia.

All’incontro nella residenza-ufficio del presidente del Consiglio, Berlusconi non avrebbe neppure partecipato. Ma naturalmente le voci si sono scatenate nel disegnare un accordo segreto tra le due anime del Pdl, soprattutto dopo che Bocchino era stato pesantemente attaccato da Berlusconi nel corso della direzione nazionale del Popolo della Libertà con l’accusa di avere portato in televisione le divisioni interne al partito.

Se anche l’incontro con il premier non c’è stato, i segni di un riavvicinamento si sono visti tutti nel corso di giovedì 27. Era il giorno della manovra, dei sacrifici già annunciati e tanto temuti. E Bocchino ha fatto sapere la sua: “La manovra economica ha due punti di forza indiscutibili, rappresentati dal taglio della spesa pubblica e da misure volte a combattere l’evasione. Sul primo punto si può però fare di più, intervenendo sulle province e su enti inutili da sopprimere”,  ha puntualizzato, lanciando un tema condiviso da più parti.

Il presidente di Generazione Italia ha poi chiesto di “affiancare al buon lavoro congiunturale contenuto dal decreto un progetto di riforma strutturale per investire il trend del rapporto tra pil e debito pubblico, varando inoltre misure che aiutino lo sviluppo”.

D’accordo con Berlusconi, ma anche con Emma Marcegaglia: “La manovra Tremonti serve a tagliare la spesa pubblica e quindi a tranquillizzare – almeno per il momento – i mercati internazionali. Manca quasi del tutto la parte dedicata allo sviluppo, come rilevato giustamente ieri da Emma Marcegaglia”.

Sempre in difesa della presidente di Confindustria: “La Marcegaglia ha tuonato: ‘La miriade di società a controllo pubblico allarga la propria presenza e tende a sottrarre spazi al mercato’. Ha ragione. Duecentocinquantamila poltrone nelle municipalizzate sono uno scandalo. In tal modo si danneggiano le imprese, si limita la concorrenza e quindi aumentano le tariffe. E non si favorisce la ripresa economica”.

Più che mai propositivo, Bocchino ha annunciato: “Metteremo tutto nero su bianco, con appositi emendamenti che discuteremo preventivamente sia all’interno del Pdl che all’interno della maggioranza. Tagliamo sul serio, insomma. Ma il giorno dopo l’approvazione di questa manovra, il Pdl deve presentare una proposta organica e condivisa di riforme strutturali per favorire la crescita economica. È una questione non più rinviabile”.

È però nell’ambito delle discussioni sul disegno di legge sulle intercettazioni che Bocchino e la sua corrente hanno preso posizione, in apparenza contro la maggioranza della maggioranza, ma in realtà con un progressivo e inesorabile allineamento. Bocchino ha detto: “Sulle intercettazioni sta emergendo la necessità di sposare la linea della prudenza e della mediazione, tornando all’equilibrato testo che fu varato dalla Camera. È opportuno sgombrare presto il campo da alcune previsioni che minano alla radice la tenuta del provvedimento, come il divieto di pubblicazione per riassunto degli atti e le megamulte agli editori”.

Il problema centrale è che il testo della Camera è solo un po’ meno violento di quello del Senato tanto che viene il sospetto che l’inasprimento contenuto negli emendamenti portati in commissione al Senato siano stati solo una manovra architettata dall’astutissimo Berlusconi per terrorizzare l’opposizione e portarla a accettare con sollievo il testo approvato un anno fa dalla Camera.

Alla fine, venerdì si è arrivati al sublime, con Bocchino appagato dagli emendamenti dei senatori del Pdl, che lunedì saranno discussi in aula e che altro non sono che gli stessi che hanno fatto strillare tutti nelle ultime due settimane.

Così il finiano Bocchino, probabilmente con l’avallo del suo capo cordata, ha suggellato il ritrovato accordo con Berlusconi: “In attesa di valutare il testo definitivo sulle intercettazioni che sarà varato dal Senato è certamente da accogliere positivamente buona parte degli emendamenti del gruppo del Pdl che vanno incontro alle richieste che erano state avanzate all’interno del partito in particolare da Generazione Italia”.

“Ha ragione Berlusconi a dire che la maggioranza è coesa e che Fini può garantirlo. Ovviamente con il nostro pieno e preventivo coinvolgimento nelle scelte, così come sta avvenendo per le intercettazioni, e nel rispetto del programma di governo”.