Decreto Fiscale, Boschi: “20 febbraio in Cdm. Non è salva-Berlusconi”

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Febbraio 2015 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA
Decreto Fiscale, Boschi: "20 febbraio in Cdm. Non è salva-Berlusconi"

Maria Elena Boschi

ROMA – Archiviato il delicato passaggio istituzionale con l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, il governo Renzi torna ad occuparsi di vecchie grane. In particolare del decreto fiscale e con esso anche della controversa norma soprannominata “salva Berlusconi”, il cavillo nascosto tra le pieghe della delega fiscale a inizio anno che prevedeva la non punibilità dei reati fiscali sotto il 3% di reddito. A rilanciarlo “senza se e senza ma” è stato il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che in un’intervista a L’Arena su Rai Uno ha precisato:

“La norma inserita nel decreto fiscale non è a favore di Berlusconi, ma riguarda tutti. Come ha detto Renzi, il 20 febbraio riaffronteremo il tema. Ma che non sia una norma per Berlusconi lo dimostra il fatto che in Francia hanno una norma uguale, con una soglia più alta, non del 3% ma del 10% di non punibilità dell’evasione fiscale ai fini penali.

Non credo – ha aggiunto – si possa fare o non fare una norma che riguarda 60 milioni di italiani perché riguarda anche Berlusconi”.

Eppure all’indomani delle polemiche era stato lo stesso premier Matteo Renzi, ad assumersi la responsabilità della norma, promettendone lo stralcio. La riapertura del ministro Boschi sembrerebbe perciò una sorta di rilancio del patto del Nazareno, dato per defunto fino a poche ore fa, con l’elezione di un presidente non gradito a Berlusconi. Anzi è la stessa ministra a precisare:

“Non c’era nessun accordo su un nome e quindi non è stato rotto nessun accordo. Sulle riforme e la legge elettorale abbiamo rispettato il patto del Nazareno e non lo abbiamo mai rotto. Speriamo non lo facciano neanche gli altri”.

Salvo poi precisare che il patto del Nazareno

“sembra Beautiful: diciamo sempre le stesse cose. La domanda. se ci fosse altro oltre alle riforme nell’accordo con Berlusconi, mi è stata fatta dal primo giorno e dal primo giorno abbiamo detto che ci sono solo legge elettorale, riforma costituzionale e basta. Ieri abbiamo dimostrato che non c’era il Quirinale”.

E dunque, osserva Fabio Martini, sul Secolo XIX:

“Il rilancio di ieri della Boschi, più che una postuma resurrezione del patto del Nazarano, va incontro ad un’altra esigenza del governo, quasi certamente quella che sta all’origine delle norme: con il condono mascherato – ma questo è una questione politica di prima grandezza – si punta a lanciare un segnale “politico” agli evasori pentiti ma soprattutto, con la trasformazione dei reati penali in multe salate, si punta a fare cassa. Cassa fresca. Questo in particolare resta l’obiettivo di quella norma che Renzi stesso aveva portato in Consiglio, anche se resta ancora non chiaro il motivo per il quale il decreto l’indomani sia stato rinviato al 20 febbraio. Poichè il premier aveva rivendicato in prima persona quella “interferenza”, perché poi il decreto è stato fermato? «Perché era scritto male», sussurrano dal ministero dell’Economia”.