Pubblici i redditi di tutti: Berlusconi ci prova, ma nel 2008 il Garante bocciò la norma di Visco

Pubblicato il 31 Agosto 2011 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Redditi pubblici, il vicino di casa che può sapere quanto guadagni andando su un sito o chissà, magari mandando un semplice sms come succede in Finlandia. Se il governo deciderà di recuperare sul terreno dell’evasione con questo metodo rischia però di fare un buco nell’acqua: come quello che il governo Prodi fece nel 2008. I redditi a disposizione di tutti sono una violazione della privacy, il Garante lo disse chiaramente 3 anni fa mandando in gloria l’idea dell’allora vice ministro dell’Economia Vincenzo Visco.

Allora si mobilitò anche Beppe Grillo e la condanna fu bipartisan: il rischio è quello di fare un favore alla criminalità che può tranquillamente selezionare online le prede più ghiotte. Nei ritocchi alla manovra emersi dal vertice Pdl-Lega spunta quindi la pubblicazione (che potrebbe essere obbligatoria) dei redditi di tutti i cittadini. Ma non sarà lo Stato ad accollarsi il gravoso compito, saranno i sindaci, più a contatto con il loro territorio e quindi destinatari privilegiati delle informazioni in questione. Oltre che interessati: se nei controlli emergeranno evasioni i Comuni possono trattenere parte di quanto dovuto dai cittadini poco virtuosi, recuperando quindi in parte i tagli ai trasferimenti approvati dallo Stato. L’accesso ai dati dell’anagrafe tributaria sarà pressoché totale e sarà possibile, ad esempio, far pagare l’Ici sui terreni edificabili che nelle grandi città viene ampiamente evasa.