M5s. Casaleggio ordina, Ilaria Loquenzi, torna capo staff comunicazione

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Giugno 2015 - 16:03| Aggiornato il 1 Luglio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Ilaria Loquenzi, capo staff comunicazione M5s silurata. Casaleggio ordina rivoto

Ilaria Loquenzi, capo staff comunicazione M5s silurata. Casaleggio ordina rivoto

ROMA – Ilaria Loquenzi, capo della comunicazione dei 5 stelle alla Camera silurata dal voto dell’assemblea dei deputati di mercoledì scorso, è rimasta al suo posto. “Deve restare” ha ordinato Gianroberto Casaleggio, adirato dopo la bocciatura della sua luogotenente. E così è andata a finire: tutti i 76 deputati (su 91) di M5s presenti alla votazione hanno detto sì, ribaltando il voto di una settimana prima (26 a 17).

L’avesse fatto un altro partito, eteroguidato da una persona titolare di una azienda che ha il appalto il Movimento, tanti avrebbero storto il naso. Invece, davanti a questo bell’esempio di fascismo strisciante, nessuno ha detto parola. Così è finita l’Italia sulla spinta culturale di Beppe Grillo.

Loquenzi, che era a capo della comunicazione da nemmeno 6 mesi in sostituzione di Nicola Biondo, anche lui licenziato improvvisamente dopo il risultato non felice di M5S alle Europee, sarebbe stata vittima di “una rappresaglia interna contro il direttorio M5S”. In 26 hanno votato per il suo licenziamento contro 17. Loquenzi si sarebbe attirata le antipatie dei più soprattutto per la visibilità concessa ad alcuni a discapito di altri.

Nei giorni successivi al voto si sarebbe perciò attivato un intenso lavoro di mediazione per invitare i contrari a cambiare idea. I mediatori, riporta Repubblica, si sarebbero appellati al non statuto dei 5 Stelle che sulla comunicazione parla chiaro: decide lo staff di Grillo e dunque la Casaleggio associati.

L’Adnkronos raccoglie la rassegnazione di uno dei 26: “Effettivamente noi deputati siamo chiamati a ratificare i nomi sulla comunicazione, non a decidere”. Ma tra i malpensanti c’è chi ipotizza un dietrofront dei contrari perché timorosi di bruciarsi la possibilità di un secondo mandato in Parlamento.