Intercettazioni. A Roma il Popolo Viola chiama a raccolta gli “anti-bavaglio”

Pubblicato il 24 Maggio 2010 - 12:21 OLTRE 6 MESI FA

Lunedì 24 maggio, il giorno del rush finale in commissione Giustizia al Senato per il ddl sulle intercettazioni. Ma è anche il giorno del Popolo Viola che ha chiamato a raccolta gli “anti-bavaglio” al Teatro dell’Angelo a Roma, dove si svolgerà un dibattito contro il ddl-intercettazioni “che mira a imbavagliare magistratura, stampa, e tutti i cittadini che fanno informazione quotidiana sui blog”.

I firmatari dell’appello “per la libertà di informazione, per le libertà costituzionali, no alla legge bavaglio” sono:  Silvia Bartolini, Oliviero Beha, Giuseppe Cascini (Anm), Giancarlo De Cataldo, Concita De Gregorio, Arturo Di Corinto, Lorenzo Fazio (Chiare Lettere), Gianni Ferrara, Paolo Flores d’Arcais, Alessandro Gamberini (avvocato famiglie vittime di Ustica), Giuseppe Laterza, Gianfranco Mascia, Ezio Mauro, Alessandro Pace e Stefano Rodotà.

E proprio l’ex garante della privacy Rodotà all’ingresso del teatro romano ha ribadito che con  “questa legge sulle intercettazioni vengano imbavagliati i cittadini perché non potendo più avere le informazioni non potranno più valutare e controllare chi governa”.  Rodotà ha sottolineato che per garantire la privacy ci sarebbe “una procedura su cui si troverebbe ampissima convergenza. Eliminare dalle intercettazioni le parti su persone non indagate o le parti su persone indagate ma che dicono cose irrilevanti ai fine dell’indagine. Chi volesse tutelare la privacy potrebbe semplicemente fare questo stralcio”. Per l’ex garante il rischio se questa legge venisse approvata sarebbe quello “di cancellare l’opinione pubblica che diventerebbe carne da sondaggio”.

“Irrazionale”, “irragionevole” e  soprattutto “impedisce il diritto di cronaca”. Questo il giudizio del direttore di Repubblica Ezio Mauro che non ha dubbi: “I giornali non potranno parlare delle grandi inchieste per anni”.  “Il problema non sono le multe di cui si sta discutendo – ha aggiunto – ci lascino la libertà di informare i cittadini altrimenti ce la conquisteremo”. Mauro ha anche ricordato che Repubblica ha proposto l’assunzione di responsabilità del magistrato sulle parti che decide siano pubblicabili perché rilevanti e che vengano distrutte o secretate, quelle che riguardino persone non indagate o indagate ma che dicano cose non rilevanti per l’indagine. “Poi se qualcuno pubblicasse quelle parti – ha sottolineato – sarebbe giusto venisse punito severamente”. Per Mauro “nel nostro paese c’è libertà di stampa ma il problema è la qualità che sta peggiorando sempre di più”.

Il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli, guarda invece alle osservazioni degli Usa sul disegno di legge che, dice Sassoli: “danno la bussola sui rischi di ostacoli alle indagini che si correrebbero se questo disegno di legge passasse”.