Licenziamenti economici, il governo non molla: “Solo l’indennizzo”

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Licenziamenti economici, la proposta del governo resta com’è. Il ministro Elsa Fornero e il premier Mario Monti hanno voluto puntualizzare che quella modifica dell’articolo 18 il governo non intende cambiarla. ”Non lo aboliamo. Distinguiamo le fattispecie”, ha evidenziato Fornero, confermando che nei casi di licenziamento per motivi economici, se giudicati illegittimi, ci sarà solo l’indennizzo e, invece, che nei casi di licenziamento disciplinare si affida al giudice il potere di decidere tra reintegro e indennizzo (che in entrambi i casi va da un minimo di 15 ad un massimo di 27 mensilità dell’ultima retribuzione). C’è però l’impegno, come assicura il premier Mario Monti, a riformulare la norma in modo che si evitino ”abusi” su presunti motivi economici e, quindi, discriminazioni. L’articolo 18 resta nella sua formula attuale e quindi con il reintegro solo per i licenziamenti discriminatori.

“Sull’articolo 18 abbiamo percepito una diffusa preoccupazione su cui vorrei rassicurare tutti”, ha detto Mario Monti: “Il governo non cambia idea, per questa fattispecie ci sarà solo la possibilità di reintegro”. Non sono mancate le perplessità, su questo punto, da parte dei sindacati e anche di qualche membro del governo. La novità riguarda i licenziamenti (senza giusta causa) per motivi economici. Ovvero quando il datore di lavoro licenzia un lavoratore perché l’azienda è in cattive acque. Fino a oggi, se un giudice stabiliva che quei motivi non c’erano, il datore di lavoro era obbligato per legge a reintegrare il lavoratore. Ora invece la riforma che il ministro Fornero vorrebbe far diventare legge prevede solo ed esclusivamente un indennizzo economico. Insomma, anche se non c’erano motivi economici perché quel lavoratore venisse allontanato, la sua azienda non lo riassumerà in alcun caso. E questo, altra novità, varrà per tutte le aziende: quelle sopra i 15 dipendenti e quelle sotto questa soglia.

Il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, ha presentato la sua proposta al premier: in caso di contenzioso, se dal processo emergono motivi diversi da quelli economici, ossia discriminazioni, abusi, irregolarità nelle procedure o motivi disciplinari, il giudice annulla il licenziamento. Mentre per il segretario generale della Uil, Lui Angeletti, sottolinea: ”evitare che attraverso la motivazione economica si possano fare licenziamenti disciplinari o discriminatori è sempre stato il nostro obiettivo”, ma ”l’efficacia” dei cambiamenti annunciati dal presidente del Consiglio ”sarà valutata quando conosceremo il testo” sull’art.18. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, blinda invece la sua posizione contro ”ogni ipotesi di indebolimento” in proposito.

Venerdì si riunisce il Consiglio dei Ministri per approvare la riforma del mercato del lavoro “salvo intese”, formula di rito per dire che il testo verrà lasciato aperto a modifiche. Inoltre, dopo l’incontro al Quirinale, sfuma definitivamente l’ipotesi di ricorrere a un decreto legge. La riforma con ogni probabilità affronterà l’iter tradizionale di un disegno di legge. Entrambe le scelte accontentano il segretario Pd Pierluigi Bersani che in una lunga telefonata con il premier Monti ha sostenuto la necessità di modifiche al testo.