Mose, Giorgio Orsoni: “Nel Pd tutti farisei. Potrei querelare Renzi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Giugno 2014 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA
Mose, Giorgio Orsoni: "Nel Pd tutti farisei. Potrei querelare Renzi"

Giorgio Orsoni (Foto Lapresse)

VENEZIA –  Inchiesta Mose, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che ha appena patteggiato una pena a quattro mesi per finanziamento illecito, si prepara ad una altra battaglia: quella tutta interna al suo partito, il Pd. 

“Adesso dicono che non mi conoscevano ma fino al giorno prima dell’arresto mi hanno chiesto di ricandidarmi. Anche Renzi sa chi sono, io apprezzavo il suo modo di fare politica e ho anche pensato di prendere la tessera. A questo punto non credo che lo farò: l’unico che mi ha chiamato dopo la revoca dei domiciliari è stato Fassino. Gli altri sono spariti”.

Non sa se si dimetterà da sindaco, sa che non si ricandiderà (o se lo farà sarà non più con il Pd ma con una “mia struttura”), ma non si rimprovera nulla.

“La sola cosa che ho sbagliato è stata accettare di fare il sindaco di questa città”,

ha detto intervistato da Fabio Tonacci di Repubblica.

La cosa che più lo amareggia è il comportamento “inaccettabile” del Pd, 

“il modo superficiale e farisaico con cui hanno trattato la mia vicenda, e in particolare mi riferisco al suo vertice, Matteo Renzi. Sui giornali ho visto certe dichiarazioni… vabbé, se ne occuperanno i miei avvocati”.

E qui non esclude la possibilità di querelare il presidente del Consiglio. 

“Loro dicono che non mi conoscevano, che non ero del Pd. Si sono cavati fuori come delle anime belle. Renzi, poi, lo conosco da quando faceva il sindaco a Firenze. E devo dire che ho sempre apprezzato il suo modo di fare politica. Per un periodo ho pure pensato di prendermi la tessera. Ma, dopo come mi hanno trattato, non credo che lo farò”.

“(…) Se penso a quante volte mi hanno chiesto di candidarmi alle comunali. E fino al giorno prima dell’arresto dal Pd mi spingevano a presentarmi ancora alle prossime elezioni. Pressioni dal partito locale, ma anche da Roma”.

Orsoni critica in particolare il comportamento di Alessandra Moretti, che prima lo considerava “il sindaco ideale” e dopo lo scandalo Mose ha detto che rappresenta il “modo vecchio e deleterio di fare politica”.

“La Moretti è stata bersaniana, lettiana, renziana… non credo che la coerenza sia esattamente il suo forte”.

Il sindaco critica ma non fa autocritica:

“Sono innocente. Il patteggiamento? È stata una goccia di sangue che ho dovuto versare, poco più di un incidente…”.

E su Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova, che sostiene di aver portato ad Orsoni quasi mezzo milione di euro, dice:

“È un millantatore, non mi ha mai dato un euro. L’ho incontrato più volte, è vero, e fu lui a propormi di sostenere la mia campagna elettorale attraverso canali che ho sempre ritenuto leciti. Tant’è che ho consegnato anche a lui, come ad altri, il numero del conto corrente per la campagna. Ero convinto che tutto fosse a posto”.

“(…) Ho sbagliato a fare il sindaco. Non dovevo farlo. Ho capito subito dopo l’elezione che mi sarei scontrato con una serie di situazioni border line, moltissime zone grigie che ho cercato di portare sul bianco. E per questo mi sono fatto dei nemici. Come la convenzione per l’aeroporto, la storia del commissariamento per il Lido, il sistema delle concessioni che ho sempre considerato sbagliato. Dare la concessione unica a un soggetto, quale il Consorzio Venezia Nuova, che ha dentro di sé anche ditte private non credo sia la scelta migliore”.