Giunta: “Arrestate Cosentino”. Ma vi ricordate quanto contava ‘O Mericano?

Pubblicato il 10 Gennaio 2012 - 19:27 OLTRE 6 MESI FA

Giugno 2011: Cosentino entra alla Camera con Berlusconi (Lapresse)

ROMA – Nicola Cosentino, deputato pdl, potrebbe presto essere arrestato come “referente politico del clan dei casalesi“, secondo la motivazione che hanno presentato i magistrati campani. Una motivazione alla quale crede la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che ha detto sì all’arresto con 11 voti contro 10.

A favore dell’arresto hanno votato Pd, Udc, Fli, Idv e Lega. Contro il Pdl, Popolo e territorio (i “responsabili”) e il radicale Maurizio Turco. Facendo una proiezione di questi numeri per il voto di giovedì nell’aula della Camera, si può vedere come i partiti del “sì” all’arresto mettano insieme 356 voti, ben oltre la maggioranza assoluta. Servirebbe, per la causa del “no”, che più di qualche leghista disobbedisse alle consegne di partito, approfittando della nebbia del voto segreto. Ma insomma, Cosentino è molto vicino ad essere arrestato.

Una notizia che sta passando quasi sotto silenzio, ma vale la pena ricordare che fino al 14 luglio 2010 Cosentino era sottosegretario all’Economia, che è stato uomo in cui Silvio Berlusconi ha sempre professato la sua piena fiducia, che è tuttora coordinatore regionale del Pdl in una regione non secondaria come la Campania.

Nato a Casal di Principe il 2 gennaio 1959, Cosentino detto ‘O Mericano è in politica dal 1978, quando a soli 19 anni viene eletto con il Psdi consigliere comunale nel suo paese, Casal di Principe appunto. La sua carriera continua alla Provincia di Caserta (1980) e nel 1983, a 24 anni, è già assessore con delega ai servizi sociali. Rieletto alla Provincia di Caserta nel 1985, diventa assessore alla Pubblica Istruzione. Al suo terzo mandato, dal 1990, è assessore all’Agricoltura.

Nel 1995, in lista con Forza Italia, è eletto consigliere regionale. Con 12.851 preferenze è il più votato nella provincia di Caserta. Un anno dopo ne prende il triplo e viene eletto deputato, sempre per Forza Italia. Entra subito nel direttivo parlamentare e in due commissioni: Affari regionali e Difesa. All’interno del partito in Campania intanto scala posizioni: nel 1997 è coordinatore per la provincia di Caserta, poi diventa vice-coordinatore regionale e nel 2005 è coordinatore regionale. Sotto la sua guida Forza Italia passa dall’11% alle regionali 2005 al 27% delle politiche 2006.

Un cursus honorum tutto in salita che conosce le prime discese con la sconfitta alle provinciali di Caserta nel 2005 e soprattutto con la scelta del Pdl campano, nel 2010, di candidare alla presidenza della Regione Stefano Caldoro, scelta nella quale pesò la ferma opposizione di Mara Carfagna, arcirivale di Cosentino in Campania, riconciliatasi col suo “nemico” soltanto di recente.

Ma la zavorra che Cosentino ha dovuto sempre portarsi appresso sono state le voci di suoi rapporti con la camorra, in particolare con il clan dei casalesi. Voci che si alimentano dalle sue parentele acquisite: suo fratello Mario è infatti sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo (detto Peppe ‘O Padrino), che sta scontando un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa; un altro fratello, il minore, Antonio, è sposato con Maria Diana, figlia del boss Costantino Diana, detto ‘O Repezzato, morto nel 2005.

Voci che si sono tradotte in numerose inchieste. Nel settembre 2008 venne pubblicamente accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici attraverso la società per lo smaltimento dei rifiuti Eco4. Nel novembre 2009, la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera respinge la richiesta di arresto dei magistrati napoletani per il reato di concorso esterno in associazione camorristica. Il 28 gennaio 2010 la Corte di Cassazione conferma le misure cautelari a carico di Cosentino. Lui il 19 febbraio rassegna le sue dimissioni dagli incarichi di governo ma Silvio Berlusconi le respinge. Il 22 settembre dello stesso anno la Camera nega l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni telefoniche di Cosentino richiesta dai pm di Napoli (308 no contro 285 sì).

Coinvolto direttamente dall’inchiesta sulla cosiddetta P4, Cosentino si dimette da sottosegretario all’economia il 14 luglio 2010.

Poi il nome di Nicola Cosentino compare anche in un’inchiesta sulla camorra della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il tribunale emette una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, che giovedì 12 gennaio dovrà essere approvata dalla Camera. Il giudice delle indagini preliminari Egle Pilla lo definisce “il referente nazionale” delle cosche casalesi.

Se la Camera dirà di sì all’arresto di Cosentino, una carriera politica iniziata da Casal di Principe si chiuderà con l’accusa di “casalesità”.