Sabelli (Anm): diritto dei magistrati politica e ritorno

Pubblicato il 29 Dicembre 2012 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA

Rodolfo Sabelli, presidente della Associazione nazionale magistrati (Anm), il sindacato dei giudici, ha rivendicato per i magistrati il diritto a entrare in politica attiva, come qualsiasi altro cittadino. Intervistato da Alberto Custodero per Repubblica, Sabelli ha detto: «Grasso in politica? Nulla quaestio. Da sempre in Parlamento siedono magistrati. Però, una norma che regoli la discesa in campo in politica delle toghe ci vorrebbe».

Scrive Custodero che Sabelli, pur non trovando nulla di strano nella candidatura del procuratore nazionale antimafia, non fa mistero che il passaggio dalla magistratura alla politica possa «creare nell’ immaginario collettivo un problema di immagine. (…) Bisogna evitare di dare l’ impressione che l’ attività politica del magistrato sia la prosecuzione con altri mezzi dell’ attività giudiziaria». Altrimenti «la sovrapposizione tra funzione giudiziaria e attività politica potrebbe incidere sulla immagine di imparzialità, indipendenza e autonomia».

Secondo Sabelli ci vorrà una nuova legge che, senza “frustrare” il diritto dei giudici di candidarsi, disciplini la candidatura e soprattutto “il rientro in ruolo dopo l’ esperienza elettiva”, ad esempio “spezzando il rapporto territoriale, per evitare che l’ esercizio dell’ attività politica avvenga nel luogo dove è stata esercitata quella giurisdizionale. E viceversa: evitando che il rientro in ruolo avvenga in un territorio nel quale c’ è stato un diretto impegno politico”.

Sabelli, anche per il ruolo, non ha dubbi sulla ineccepibilità dei comportamenti dei colleghi prestati alla politica: «In generale, non credo che magistrati che fanno politica, o che tornano in ruolo, possano essere condizionati dalla loro precedente attività. Si cambia pelle, e ci si libera della vecchia per assumerne una nuova».