I sacrifici di Monti ancora non ci sono. Nel Pd, però, già litigano

Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 20:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le misure del governo Monti, quelle dei “sacrifici con attenzione all’equità”, ancora non ci sono. C’è, invece, prima ancora che si leggano le carte, maretta e mal di pancia nel Pd. Da un lato c’è Stefano Fassina, che dei democratici è il responsabile delle politiche economiche, non un ruolo da poco di questi tempi. Dall’altro ci sono i “liberal”, la corrente di Enzo Bianco e Piero Ichino, che ne chiedono la testa.

L’oggetto del contendere, prima ancora di provvedimenti che ancora non ci sono, è la perplessità di Fassina sulle richieste europee, i distinguo del Pd sui contenuti della lettera della Bce. Fassina prima incassa le critiche poi invita chi non è d’accordo a farsi avanti. Bianco lo accontenta subito utilizzando una delle parole più pronunciate dagli esponenti del Pd negli ultimi mesi, “dimissioni”.

A quel punto il segretario Pier Luifi Bersani deve intervenire d’ufficio per sedare il principio di incendio. La sortita, però, non è esattamente da pompiere: “Questa richiesta di dimissioni proprio non la capisco, Fassina porta avanti la linea del partito”.

Ma ad essere in gioco è proprio la linea del Pd sul programma Monti. Per Ichino (noto per le sue aperture in tema di riforma di mercato del lavoro) e Bianco, quelle di Fassina sono posizioni “conservatrici”. ”Le sue posizioni – scrivono Bianco insieme a Ludina Barzini, Andrea Marcucci,  Ichino e Luigi De Sena – appaiono in netta dissonanza rispetto alle linee di responsabilita’ e di rigore assunte giustamente dal segretario”. Cosi’ come, ”le sue soluzioni, ispirate alle vecchie culture politiche del secolo passato, non sono compatibili con il dovere di rappresentare il complesso delle posizioni assunte dal Pd”.

In difesa del responsabile economia si schiera a sorpresa anche Walter Veltroni per il quale ”il Paese ha ben altri problemi oggi, problemi drammatici che chiedono responsabilita”’. Contrari alla ‘defenestrazione’ pur con opinioni diverse anche Ignazio Marino, e Marco Follini evidenzia come ”un partito non e’ ne’ una falange macedone, ne’ un orologio svizzero”.

Dal canto suo, Fassina non entra nel merito delle critiche e si limita ad invitare i colleghi di partito ad aggiornarsi: ”Per Natale – scrive su Facebook – regalero’ loro un abbonamento al Financial Times cosi’ possono leggere il dibattito internazionale di politica economica e ritrovare le posizioni, aggiornate e non ideologiche, della cultura liberale”. Bianco non la manda giù e replica con un contro regalo pochi minuti dopo: “Gli regalo un corso d’inglese”.

Il paradosso è che la guerra si combatte su un campo di battaglia che è appena accennato, con trincee ancora tutte da definire. Monti, infatti, ha dato la priorità alle relazioni europee (ancora mercoledì mattina era a Bruxelles) e i primi provvedimenti anti-crisi stentano a venire alla luce.  Per ora è arrivato un “regalino” di Natale:  il 17% dell’acconto Irpef posticipato al 2012. Di certo non un sacrificio. Per quelli Monti sta ancora “asfaltando la strada”. Oggi ha incontrato Gianfranco Fini e Renato Schifani per definire percorsi rapidi per l’approvazione dei provvedimenti. Sulla carta tutti d’accordo. Aspettando le misure. Il Pd, invece, non aspetta: ha iniziato a litigare prima.