Salvini: “Voto anticipato? Questo lo vediamo da qui a breve”. E nella “sua” manovra spariscono gli 80 euro

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 6 Agosto 2019 - 18:07| Aggiornato il 7 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA
salvini parla in conferenza stampa

Salvini parla in conferenza stampa al termine dell’incontro con le parti sociali

ROMA – “Oggi abbiamo raccolto idee per l’Italia dei prossimi 20 anni. Se riesco ad applicarle bene, altrimenti o le fa qualcun altro o sicuramente non siamo qua attaccati alle poltrone. Questo lo vediamo da qui a breve, anche prima di settembre”.

A dirlo è il ministro dell’Interno Matteo Salvini, rispondendo ad una domanda sull’eventuale voto anticipato al termine del secondo incontro (il primo era avvenuto a luglio ndr) al Viminale con le parti sociali.

Salvini, che in questo frangente si è comportato da premier e da ministro dell’Economia, ha citato la discussione sulla Tav che si terrà nella mattina di mercoledì 7 agosto in Senato: “Ho passato sei ore a sentire tutti che c’è bisogno di infrastrutture. Voteremo qualunque mozione sostenga il futuro, la crescita, il progresso, la mobilità sostenibile e mi stupisce che nel 2019 c’è ancora qualcuno che invece di andare avanti vuol tornare indietro”. 

Salvini ha incontrato sindacati e rappresentanti di settore tra cui commercianti, banche, assicurazioni, turismo e agricoltura: in tutto ben 46 associazioni. Il leader della Lega ha spiegato: “Stiamo dando alcune risposte su alcune scelte che come Lega abbiamo annunciato saranno in manovra: taglio di alcuni oneri burocratici, un sostanzioso e coraggioso taglio delle tasse condiviso da tutti quelli che hanno partecipato. E tutti hanno sottolineato la necessita in investire in infrastrutture e opere pubbliche, strade, autostrade, porti, ferrovie”.

L’attacco a M5s è stato piuttosto diretto: “Tutti ci hanno chiesto velocità e ragioneremo su questo nei prossimi giorni. Una buona idea applicata in ritardo non è più una buona idea, ribadisco che è il momento del coraggio e della determinazione: se il litigio prevale sull’azione, si pone un problema”.

Poi, a proposito delle posizioni diverse di Tria, Salvini ha ribadito: “Se la mia linea è molto diversa da quella di Tria? Evidentemente sì, è impensabile fare una manovra a costo zero se vuoi fare investimenti e taglio delle tasse, chiunque faccia il gioco delle tre carte non fa parte del nostro progetto di Italia“.

A margine, Salvini è anche intervenuto sulle polemiche seguite all’approvazione del decreto sicurezza bis. “Sia i cattolici che gli italiani ragionano con la propria testa. Nella cover del telefonino ho la medaglietta della madonna di Medjugorje. Spero che Avvenire me lo permetta”. Poi ha detto ancora: “Bisogna resistere al fatto che tutti devono rispettare diritto nazionale e internazionale? Italiani, cattolici compresi, ragionano liberamente. Buona fortuna sia a Avvenire che a Civiltà Cattolica”.

Salvini smonta uno ad uno i provvedimenti M5s

Salvini ha voluto incontrare sindacati e categorie per lanciare la “sua” manovra fiscale. Nell’illustrarla, il vicepremier ha smontato uno ad uno i provvedimenti chiave voluti da M5s. Il salario minimo, per Salvini è infatti “roba da regime socialista, le parti sociali sono contrarie”. Per quanto riguarda il decreto dignità “non funziona” e “va rivisto”. Il reddito di cittadinanza invece, Salvini lo ha bocciato senza mezzi termini: “Dicono sia il motivo per cui non si trova manodopera qualificata”.

Salvini lancia la “sua” manovra fiscale: via la Tasi e gli 80 euro di Renzi. Deficit sopra il 2%

Per quanto riguarda le proposte, Salvini ha parlato di cancellazione della Tasi, un taglio sostanzioso delle tasse, anche se non dovesse essere proprio la flat tax ma una riduzione del cuneo, e un cambio di pelle degli 80 euro di Matteo Renzi. E’ pronto il piano della Lega per la prossima manovra, che sarà “coraggiosa”, ha assicuraro Matteo Salvini lanciando un avvertimento a chi, nel governo, predica cautela, a partire dal ministro dell’Economia Giovanni Tria: chi fa il gioco delle tre carte, pensando di limitarsi a spostare risorse da una partita a un’altra, è fuori, “non fa parte del nostro progetto d’Italia”.

Perché è inevitabile che, per essere coraggiosi, serva l’ennesima manovra in deficit. A sindacati e imprese che vede per la seconda volta, fuori protocollo, al Viminale, Salvini non ha parlato più di flat tax anche se ha riproposto, in parte, il menù di metà luglio: calo delle tasse, accompagnato da pace fiscale 2, compreso il condono sulle cassette di sicurezza mal digerito non solo dal M5S ma anche dai sindacati.

Si aggiungono però anche il progetto di unificare Imu e Tasi, eliminando questa ultima voce e riducendo il peso del fisco sul mattone per circa un miliardo. Oltre alla promessa di esentare dal balzello chi ha immobili “sfitti, inagibili o occupati abusivamente”. Sul capitolo casa, peraltro, è già al lavoro anche il gruppo alla Camera, con l’esame della proposta di legge Gusmeroli in commissione Finanze.

C’è poi il “superamento” del bonus degli 80 euro che, nelle intenzioni dei leghisti, diventerebbe decontribuzione. Per la copertura servirebbero però più dei 10 miliardi attuali altrimenti la busta paga più pesante si perderebbe oggi in cambio di un assegno più robusto per la pensione domani. Proprio per garantire il doppio effetto e coprire i contributi figurativi, ha spiegato il viceministro all’economia Massimo Garavaglia, bisognerà stanziare altri 3 miliardi, che in tutto portano il pacchetto fiscale della Lega a circa 15, visto che ne servirebbero circa 12 per procedere con una riduzione sensibile dell’Irpef.

Ma al netto della pace fiscale 2 e di un possibile recupero di evasione Imu con i bollettini precompilati, resta comunque il nodo di ‘chi paga’, e la risposta di Salvini è stata netta. Per la prossima manovra servono “soldi veri” e anche se non si faranno azzardi, è “chiaro che il deficit non può stare sotto il 2%”. Per questo il vicepremier si dice pronto a intavolare una nuova trattativa con la Ue per ottenere la flessibilità necessaria non per le spese correnti ma “per investimenti, opere pubbliche, infrastrutture”. E anche per il taglio delle tasse.

Fumo negli occhi per il titolare del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Agli stessi interlocutori, incontrati lunedì 5 agosto a Palazzo Chigi insieme al premier Giuseppe Conte, Tria aveva infatti ripetuto per l’appunto che la riforma fiscale in cantiere è un intervento “strutturale, che non può basarsi sul deficit”. Ma, ha ribattuto a distanza Salvini, “non è pensabile una manovra a costo zero” a meno di non essere “Mago Merlino”.

La prossima legge di Bilancio che ha in mente la Lega, ha detto ancora il vicepremier, è “diversa” da quella cui sta pensando Tria: in un quadro economico pieno di “luci e ombre”, con il “massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole”, il problema “è la crescita dello 0,1% del Pil”.

Quindi, è il ragionamento, “la situazione del Paese presuppone una manovra che vada oltre la spesa corrente”. E non si può fare il “gioco delle tre carte”, gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure.

Fonte: Ansa, Repubblica, Corriere della Sera