Berlusconi condannato, Cecile Kyenge, Snowden: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Agosto 2013 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
berlusconi condannato

Corriere della Sera del 2 agosto 2013

ROMA – Berlusconi condannato: ma resto in campo. Il Corriere della Sera: “La Corte di cassazione ha confermato la condanna a Silvio Berlusconi: quattro anni di reclusione per frode fiscale. Il verdetto dopo sette ore di camera di consiglio. I magistrati hanno chiesto alla Corte di appello di Milano di ricalcolare invece la pena accessoria della interdizione: da cinque anni potrebbe diminuire. Il leader pdl ha affidato la sua reazione a un teso videomessaggio: «Parte della magistratura è irresponsabile, rimetteremo in campo Forza Italia».”

LEGGI ANCHE: Berlusconi, le prime pagine. Libero: “Risorgerò”, Fatto: “Condannato il delinquente”

Confermata la condanna Berlusconi sconterà 1 anno. L’articolo a firma di Flavio Haver:

“È l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali di Mediaset nella gestione finanziaria dei diritti televisivi. Questo il senso della sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a quattro anni di reclusione (di cui tre condonati dall’indulto) per Silvio Berlusconi: la decisione rende subito esecutiva la pena residua di un anno. Durissima la reazione dei difensori, Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo: «La sentenza non può che lasciare sgomenti. Vi erano solidissime ragioni e argomenti giuridici per pervenire ad una piena assoluzione. Valuteremo e perseguiremo ogni iniziativa utile, anche nelle sedi europee, per far sì che questa ingiusta sentenza sia radicalmente riformata» hanno osservato, annunciando senza mezzi termini la prosecuzione della battaglia giuridico-legale. Durante le arringhe, Coppi e Ghedini avevano chiesto l’assoluzione «perché il fatto non sussiste o, in subordine, l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata, con la derubricazione del reato contestato a concorso in fatturazioni inesistenti».”

Cavaliere incandidabile. E il Senato voterà sulla sua espulsione. L’articolo a firma di Luigi Ferrarella:

“E adesso, dopo che la Cassazione gli ha confermato per la prima volta una sentenza definitiva di condanna e gli ha inflitto 4 anni per frode fiscale, che succede a Silvio Berlusconi?

Incandidabile – Intanto succede che alle prossime elezioni, in qualunque data si tengano presto o tardi, il capo del Pdl non potrà candidarsi: l’articolo 1 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, varato dal governo Monti come testo unico sull’incandidabilità, prevede infatti che «non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni» e la frode fiscale è tra questi. Questa incandidabilità opera «indipendentemente» dalla pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici, differente istituto che la Cassazione ha ordinato alla Corte d’appello di Milano di ricalcolare fra 1 anno e 3 anni e per la quale occorreranno alcuni mesi di tempo. Quanto dura questa incandidabilità? «Anche in assenza della pena accessoria, non è inferiore a 6 anni» dice la legge anticorruzione Monti, che la fa decorrere «dalla data del passaggio in giudicato della sentenza». Cioè da ieri. Per Berlusconi significa che, qualora il governo cadesse e si andasse a elezioni, non potrebbe candidarsi per farsi rieleggere in Parlamento alla testa del suo partito.”

«Continuerò la mia battaglia» Quei 9 minuti del messaggio tv tra commozione e orgoglio. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

” Il pianto dirotto della fidanzata Francesca Pascale, la rabbia e la commozione di Marina, lo sconcerto, l’ira, la depressione, le teste scosse in un no, non è possibile. Il minuto più lungo della storia politica e umana di Silvio Berlusconi si consuma a Palazzo Grazioli davanti alla tivù, tra i suoi affetti più cari, i collaboratori più stretti — Letta, Bonaiuti, Maria Rosaria Rossi, il medico Zangrillo —, Alfano, e gli avvocati che nulla hanno potuto per salvarlo, Coppi e Ghedini. «La giustizia è morta. Volevano farmi fuori, ci sono riusciti», il primo sfogo per chi, come lui, pur terrorizzato, pessimista di fondo, angosciato, ieri fino al verdetto aveva sperato almeno in una mezza assoluzione, tanto da confessare appena un’ora prima della sentenza a Mentana al telefono che sì, in fondo le voci che aveva sentito erano alquanto incoraggianti… E invece la più dura delle condanne è arrivata, e la risposta di Silvio Berlusconi è ancora interlocutoria, anche se su un punto chiarissima: «Resterò in campo e chiamo tutti a dare a Forza Italia la maggioranza assoluta per cambiare il Paese, a partire dalla giustizia». Non una parola sul sostegno al governo, non una chiamata alle piazze, ma l’assicurazione che la reazione elettorale è possibile, che non restano solo macerie. Dopo un vertice con tutti i big del partito fatto più di sfoghi umani e di abbracci e di solidarietà e di ipotesi di getto — i ministri pronti a rimettere il mandato nelle sue mani, l’uscita dal governo per limitarsi all’appoggio esterno —, si è deciso di rivedersi ad horas, tutti sono precettati. Per decidere la linea, che al momento è apertissima. Per valutare l’atteggiamento del Pd, perché le parole di Epifani sono parse «una dichiarazione di guerra». E si è deciso, soprattutto, di affidare tutta la scena a lui e solo a lui, al capo ferito a morte ma ancora ruggente.”

Pdl, il giorno più difficile. Tutti in visita dal leader. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“«Hanno condannato il Cav e 10 milioni di italiani», è il titolo listato a lutto che compare sul sito del Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi. «Sentenza vile e cazzona», scrive Giuliano Ferrara su Twitter, e le stesse espressioni aprono l’edizione online del Foglio, da lui diretto. Queste reazioni denotano lo sbigottimento che si respira nel campo del centrodestra dopo la lettura del dispositivo con il quale la Cassazione ha confermato il verdetto di secondo grado e rimandato alla corte di appello di Milano la determinazione dell’interdizione dai pubblici uffici. E così, subito dopo la lettura del dispositivo, ministri e dirigenti del Popolo della libertà si recano a Palazzo Grazioli, residenza privata del Cavaliere, per decidere che cosa fare ed esprimere affetto e solidarietà all’ex premier. Ma ci sono anche parole molto aspre nei confronti della magistratura. Le scaglia con inusitata violenza Luca D’Alessandro. «Questo Paese era famoso per essere la culla del diritto — sostiene — oggi è diventato la tomba, gestita da una corporazione di becchini in toga che hanno consumato il delitto perfetto di eliminare dal panorama politico per via giudiziaria il leader di un intero popolo eletto democraticamente. Onore e solidarietà a Berlusconi, di certo più innocente e pulito di chi l’ha condannato ingiustamente».”

Epifani non fa sconti: eseguire la sentenza. Ora il Pd apre la pratica incandidabilità. L’articolo a firma di Dino Martirano:

” Stretto tra Grillo e Vendola, che già cavalcano la condanna contro il Cavaliere per infilzare a morte il governo Letta, Guglielmo Epifani cerca di non deludere gli elettori del Pd non disposti più ad ingoiare altri rospi: «La condanna di Silvio Berlusconi è un atto di grande rilevanza e, per quanto riguarda il Pd, questa condanna non va solo rispettata ma va anche applicata e resa applicabile e a questo spirito si uniformerà il comportamento dei gruppi parlamentari». Il segretario del Pd, dunque, pensa innanzitutto alla tenuta del partito (la sua leadership delle «larghe intese» è sempre nel mirino di Matteo Renzi) ma contestualmente non sembra certo della tenuta del principale alleato di governo: «Seguiremo con attenzione il comportamento del Pdl sapendo che un atteggiamento responsabile rafforzerebbe l’opportunità di tenere distinte le vicende giudiziarie da quelle politiche e di governo». Perciò, chiosa Epifani, «il Pdl in particolare non usi forzature di carattere istituzionale…». Così, nella fretta di confezionare una dichiarazione prima dei tg serali, il segretario del Pd rischia di fare confusione tra pena principale (che può essere eseguita senza alcun voto del Parlamento) ed eventuali ricadute sullo status di senatore di Silvio Berlusconi. Se infatti il governo Letta dovesse sopravvivere alla condanna per frode fiscale di uno dei suoi maggiori azionisti, già mercoledì 7 in giunta per le Elezioni del Senato aprirà un dibattito drammatico tra Pd e Pdl: «Non si governa con un condannato», annuncia Felice Casson (Pd) che scavalca a sinistra Nichi Vendola («Ora il Pd non può rimanere alleato di Berlusconi») e annuncia che saranno i democratici a sollevare «nella Camera di appartenenza» la questione della incandidabilità di Berlusconi.”

Berlusconi condannato: non lascio. La Stampa: “La Cassazione: definitivi i quattro anni ma l’interdizione dovrà essere rivista dalla Corte d’Appello Videomessaggio dell’ex premier: “Magistrati irresponsabili, ecco come l’Italia riconosce i miei sacrifici”.

Esultanza e rabbia Il mix di stati d’animo che avvolge la politica. L’articolo a firma di Mattia Feltri:

“Questa piccola antologia (quasi una hit parade) dei commenti alla condanna di Silvio Berlusconi non è stata compilata in base all’importanza di chi li ha pronunciati. Si è cercato di raccogliere frasi che coprissero tutti gli stati d’animo che hanno percorso la serata di ieri. Quelli di rabbia, di sconforto, di amore, persino quelli di esultanza o di scherno. Nel mucchio ce n’è qualcuno assennato e ce ne sono parecchi più scomposti e, comprensibilmente, visto il momento, più bislacchi.”

Kyenge delusa da Maroni non va alla festa della Lega. L’articolo a firma di Giuseppe Salvaggiulo:

“Io non reclamavo un gesto privato di cortesia, una telefonata. Avevo pubblicamente chiesto a Maroni un intervento pubblico e chiarificatore nei confronti della Lega, in cui sono emerse due facce. Non è arrivato. Mi dispiace, ma in queste condizioni non posso accettare l’invito alle festa del suo partito». Così Cécile Kyenge, «rammaricata», ha spiegato la decisione di annullare il dibattito con Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, alla festa del Carroccio, domani sera a Cervia. Rammarico per quei leghisti 2.0 – Pini che aveva organizzato l’appuntamento, e ancora l’altra sera a Montecitorio la pregava di non rinunciarvi; Zaia che fino all’ultimo diceva «sìha da fare»; Fontana con cui la ministra ha civlmente discusso in pubblico qualche giorno fa – che non l’hanno mai insultata ma hanno subito il cannoneggiamento della Lega vecchio stile, dei Borghezio e dei Calderoli, senza trovare la forza, più che la volontà, di dissociarsene del tutto, tacitandoli. Interlocutori che Kyenge non considera perduti, tanto da «confermare la mia disponibilità al dialogo e al confronto, ammesso però che si creino le adeguate condizioni».”

Snowden, asilo da Putin Ed è scontro con gli Usa. L’articolo a firma di Lucia Sgueglia:

“Una fotocopia in bianco e nero di un documento con una fotografia sbiadita: scritto in cirillico, il nome «Edward Joseph Snowden» e una data: «31 luglio 2013-31 luglio 2014». Con quel lasciapassare, mostrato a sorpresa ieri alle telecamere russe dal suo avvocato Anatoli Kucherena, Edward Snowden ottiene l’asilo temporaneo dalla Russia dopo tanti tentennamenti, suoi e di Mosca. Uno schiaffo all’America che suscita l’ira di Washington, tanto da mettere a rischio il bilaterale tra Putin e Barack Obama previsto a inizi di settembre a Mosca alla vigilia del vertice G20 di San Pietroburgo. All’annuncio del legale, l’ex agente Cia ha già lasciato l’aeroporto di Sheremetevo a Mosca in cui era confinato dal 23 giugno, come sempre sfuggendo ai giornalisti. A bordo di «un normale taxi», sostiene il legale, un tipo significativamente vicino al Cremlino. Con la «talpa» ricercata dagli Usa in mezzo mondo da fine maggio ci sarebbe anche Sarah Harrison, legale di Wikileaks che ha accompagnato il giovane informatico nella sua odissea da Hong Kong. E ora lo accompagna in un luogo segreto, ma «assolutamente sicuro»: «Il luogo dove si trova non verrà reso noto per questioni di sicurezza e perché Snowden è l’uomo più ricercato del mondo», dice ancora Kucherena aggiungendo particolari surreali: «Può scegliere di vivere dove vuole, in albergo o affittare un appartamento, è libero di muoversi ovunque». Con gli occhi dei servizi russi sempre puntati addosso, c’è da giurarci.”

Più facile detrarre le perdite. L’articolo a firma di Roberto Giovannini:

“Era una misura molto attesa, visti i tempi calamitosi e la grave crisi di liquidità che attanaglia molte imprese. Con una circolare dell’Agenzia delle Entrate diffusa ieri il Fisco allenta la morsa sulle perdite dovute a crediti non pagati. E attua una norma «a misura di crisi» che consente la deducibilità delle perdite con meccanismi di maggiore automatismo. La nuova disciplina fissa le quattro ipotesi in cui, con elementi certi, si possono dedurre le perdite: i crediti di modesta entità, i crediti prescritti, i casi di ristrutturazione dei debiti, i crediti cancellati dal bilancio di un soggetto. La circolare rappresenta una boccata d’ossigeno per tante imprese, che in questa già difficile congiuntura economica passano serissimi guai per quanto riguarda la gestione contabile e fiscale dei crediti goduti nei confronti di debitori insolventi. Sappiamo quanto vertiginoso sia stato l’aumento del numero dei fallimenti e dei concordati; e con la vecchia disciplina dopo il danno del mancato pagamento delle merci vendute ai debitori falliti, arrivava pure la beffa dell’obbligo di pagare le tasse su fatture insolute e su cui non si era incassata una lira, visto che il Fisco voleva «elementi certi» per consentire una deduzione. Peggio, una «doppia beffa»: niente deduzione fiscale delle perdite subite sui crediti, e niente recupero dell’imposta versata sulle fatture rimaste insolute.”