Berlusconi, mossa anti carcere: firmare i referendum dei radicali su giustizia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Luglio 2013 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA
berlusconi

Silvio Berlusconi (foto Ansa)

ROMA – Firmare i cinque referendum dei radicali per la “Giustizia Giusta”. Sarebbe questa, racconta sulla Stampa Ugo Magri, l’ultima mossa di Silvio Berlusconi per evitare la condanna definitiva e quindi anche il carcere dopo il processo Mediaset. Una mossa, la definisce il retroscenista della Stampa, allo stesso tempo “lucida e disperata”. Perché, è opinione di Magri, in caso di condanna “nemmeno l’età lo metterebbe al riparo dalle patrie galere”.

E allora Berlusconi starebbe pensando a una “mina” nel sistema. Andare a uno dei gazebo dei radicali e firmare i referendum. Invitando i militanti a fare lo stesso, ovviamente. Che la prospettiva sia concreta Magri lo evince da Daniela Santanché, che spesso fa da apripista a quelle che diventano le strategie di Berlusconi. Ebbene Santanché, giovedì mattina, ha twittato in modo inequivocabile:

“Bisogna sostenere la campagna referendaria dei radicali per una “giustizia giusta”.Firmiamo tutti”

Ma perché le firme? Spiega Magri:

Al Cavaliere interessano i quesiti sulla responsabilità civile dei magistrati, sulle toghe fuori ruolo e sulla separazione delle carriere; meno quelli di ispirazione schiettamente liberale che mirano a cancellare l’ergastolo nonché a mettere un freno alla custodia cautelare. Ma l’impatto politico sarebbe formidabile, e Pannella si domanda con stupore come mai Silvio ancora non si decida a sfruttare la grande chance referendaria per piazzare una mina sotto al sistema.

Poi c’è l’aspetto tecnico, quello della difesa in tribunale. L’aria racconta Magri, è quella di una profonda sfiducia. A credere nella assoluzione è rimasto solo l’avvocato Franco Coppi. Ancora Magri:

A credere che il Cavaliere possa ancora scansare l’arresto è rimasto, praticamente, uno solo: il professor Franco Coppi che, insieme con l’avvocato Niccolò Ghedini (molto meno speranzoso di lui), ha presentato giorni fa il ricorso in Cassazione avverso la sentenza Mediaset, quella che ha condannato Berlusconi a 4 anni più pene accessorie per frode fiscale. Il verdetto della Suprema Corte è atteso in autunno, e la politica italiana lo attende col fiato sospeso. Nei Palazzi nessuno si illude che il governo e la XVII legislatura resisterebbero indenni a una condanna dell’ex-premier. Eppure, fatto singolare, nessun riflettore si è acceso sulle 359 pagine vergate dai due legali, cioè sull’extrema ratio difensiva di Berlusconi, dove si argomentano ben 49 motivi per cui il processo Mediaset di appello dovrebbe essere cassato, e precisamente: 23 cause di nullità, più 26 violazioni di legge. Qui si coglie lo stile inconfondibile di Coppi: sempre in punta di diritto, con il tono di chi sta tenendo un corso magistrale di diritto processuale, elenca (per restare sui numeri) 31 articoli, dicasi trentuno, del Codice di procedura penale a suo avviso calpestati nell’arco del giudizio di appello che non sarebbe nemmeno dovuto incominciare per «incompetenza funzionale».