Coop rosse. Simone parla: 30 appalti nel mirino. Linea diretta con Renzi e Lotti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Aprile 2015 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
Coop rosse. Simone parla: 30 appalti nel mirino. Linea diretta con Renzi e Lotti

Coop rosse. Simone parla: 30 appalti nel mirino. Linea diretta con Renzi e Lotti

ROMA – Coop rosse. Simone parla: 30 appalti nel mirino. Linea diretta con Renzi e Lotti. Potente e riverito, Francesco Simone, manager della coop Cpl Concordia, sta parlando con i giudici che lo hanno arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte mazzette per la metanizzazione di Ischia. Altri 30 appalti sono finiti nel mirino dei magistrati. Le carte giustificano il soprannome che il responsabile delle relazioni istituzionali della coop si era guadagnato in azienda: Tom Tom, nel senso che era capace di arrivare dappertutto. “Ho chiamato te che sei potentissimo e supremo…”, lo saluta così un interlocutore al telefono.

Era in grado di arrivare anche all’entourage più stretto di Matteo Renzi: “Al riguardo — scrivono i carabinieri nel gennaio 2014 — egli riesce ad avere un canale preferenziale sia con il segretario Pd Matteo Renzi, sia con Luca Lotti e Dario Nardella”. Simone sapeva di essere intercettato (“In Italia siamo ascoltati fin nel buco del culo”, si legge nelle trascrizioni), era pronto a scappare in Tunisia. Conchita Sannino su Repubblica ha raccolto tutti gli elementi desumibili dalle intercettazioni e completa il quadro giudiziario dell’inchiesta di Napoli.

“CI SPIANO, NON SI LAVORA PIÙ”
Francesco Simone parla al telefono con Andrea Acerbi, in una delle intercettazioni più recenti. È il 16 febbraio 2015, annotano i carabinieri del Noe: «I due parlano delle possibilità di investimento in nord Africa e della rete relazionale di primissimo livello di Simone, che rappresenta ad Acerbi l’importanza del viaggio da fare» di lì a otto giorni, «e lascia intendere di averla sotto controllo (la gara, ndr ) e di essere in grado di potergliela fare aggiudicare. Per i carabinieri, «Simone cerca di essere prudente, poi fortunatamente si lascia andare lasciando chiaramente intendere l’illecita natura dell’operazione riguardo il bando di gara (cajer de charge). “Prima che esca il cajer de charge non è una cosa molto lecita…”. I due poi si lamentano — si legge — del fatto che in Italia non si può più lavorare. E Simone dice di esser d’accordo con la moglie per trasferirsi in Tunisia: “Siamo ascoltati fin nel buco del culo… È diventato reato in questo paese portare a casa due fette di pane. Le aziende italiane, cioè che cazzo, e allora io mia moglie dice trasferiamoci in Tunisia». In un altro colloquio, con una donna di un’agenzia a Tunisi, dice: «Io sono innamorato della Tunisia, c’ho cinque figli e sto guardando un appartamento molto bello a Cartagine, a Le Castel de Cartagine ».

I FONDI DALLA TUNISIA
Sono almeno trenta gli appalti nel mirino. A Simone verrà chiesto conto innanzitutto degli appalti in cui la Cpl Concordia avrebbe adottato “il protocollo”: non mazzette avvolte nei giornali, ma consulenze mirate a parenti di ammini-stratori, o quote societarie poi arricchite da plusvalenze. Uno scenario che fa tremare esponenti politici e istituzionali di varie regioni. È depositato il “quadro” di tutti gli appalti su cui si concentrano le attenzioni degli inquirenti, oltre alla vicenda di Ischia, così come disegnato dall’ingegner Giulio Lancia, prima “gola profonda” dell’indagine. Ad esempio, i lavori «Consip/ Cns, provincia di Caserta; Consip/ Cns, provincia di Napoli; Consip/Cns, Seconda Università di Napoli; Consip/Cns Salerno; e ancora Asl di Salerno, ospedali di Vallo della Lucania, Nocera Inferiore e Pagani». E poi ci sono i fondi neri della Tunisia attraverso la società Tunita. Da un’intercettazione di Simone con un “socio”, i carabinieri sintetizzano: «I due sembrano aver snocciolato i ter- mini dell’accordo: 180mila euro l’anno, divisi in 45mila euro trimestrali… Simone poi specifica che per il success fee si deve fare un contratto di management con cui si richiede una ulteriore percentuale del 5 per cento. Puoi chiedere anche il 20…».

LA SECONDA VITA DI DEMITRY
La telefonata è dell’aprile 2013, tra Simone e Giuseppe Incarnato, manager già indagato tre mesi fa con l’ex deputato mastelliano Tommaso Barbato per una vicenda di presunto voto di scambio con l’ex onorevole del Psi Geppino Demitry. Incarnato: «Domani ci sei tu a Roma?». Simone: «No, a Perugia sono, dimmi Giuseppe». Incarnato: «No, perché ti volevo parlare… Vedi se puoi aiutare Stefano Commini con l’Ama.. Sta sta puntando a fare l’amministratore delegato, è in pole position… Mi sono detto: fammi chiamare il potentissimo, il supremo». Simone: «Ma quale potentissimo. Se mi intercettano, ci arrestano a te e me». In un’altra conversazione, tra Simone, e Nicola De Vecchi, presidente di varie società di smaltimento, «si parla del settore industriale della depurazione e della gestione fanghi». Nell’occasione — registrano i militari del Noe — Simone precisa che per il futuro l’ex onorevole Giuseppe Demitry farà da trait d’union . (Conchita Sannino, La Repubblica)