Dl Fare e M5s, Letta, Pd e tensioni al governo: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2013 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Il grande ingorgo in Parlamento.” Gli indiscreti referendum. Editoriale di Michele Ainis:

“Agli esordi pareva un’avventura temeraria. Senza spettatori, con un manipolo d’attori, e nello scetticismo degli stessi promotori. Poi il pubblico si è via via gonfiato. Le tv hanno mandato qualche troupe a filmare lo spettacolo. E infine sul palco sono salite anche le star. Ok da Berlusconi, la new entry più pesante. Sì da Grillo, poi no (dopo uno scambio d’amorosi sensi con Di Pietro), ma a quanto sembra la risposta per adesso è nì. Un sì parziale anche da Sel e altre forze politiche minori. Pieno consenso dall’Organismo unitario dell’avvocatura. Oltre che dal Codacons, dall’Associazione per la tutela dei diritti del malato, da vari gruppi che difendono i consumatori.
Sono i referendum radicali: 12, come gli apostoli. Solo che in questo caso a benedirli non c’è un Cristo bensì piuttosto un Anticristo (Marco Pannella). Che infatti scaglia i suoi fulmini contro l’otto per mille destinato alle casse vaticane. Tuttavia non è la questione religiosa a occupare il centro della scena. No, è la giustizia. Dieci quesiti su 12 toccano — direttamente o di straforo — la materia giudiziaria. Lasciata prudentemente (pavidamente?) fuori dalla revisione costituzionale che il Parlamento sta intessendo, eccola sbucare nelle piazze da una via referendaria. Per forza: sui referendum si scarica un’energia riformatrice che i partiti sono incapaci di raccogliere. Loro semmai v’oppongono una strategia paralizzante, usando l’arma dello scioglimento anticipato delle Camere pur di rinviarli alle calende greche (è successo nel 1972, nel 1976, nel 1987, nel 1994), organizzando l’astensione, o male che vada frodando il voto popolare.”

Grillo lancia la carica: via il letame dall’Italia Boldrini: basta insulti. Articolo di Alessandra Trocino:

“Beppe Grillo spara cannonate dal suo blog, parlando di un’Italia ridotta a «stalla invasa dal letame» e intanto i suoi uomini — dalla «tomba maleodorante» (come il leader chiama il Parlamento, senza averlo mai frequentato) — lanciano un ostruzionismo a tutto campo per fermare il decreto del Fare, ma soprattutto per bloccare la riforma costituzionale con la creazione del Comitato dei 42. Motivo: ad agosto la gente è distratta, meglio rimandare a settembre. Come dice il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti: «Dobbiamo modificare la Costituzione nel silenzio dell’estate?». Non dobbiamo e dunque via a un ostruzionismo a oltranza.”

Letta scuote i suoi: ora non ci sono alternative. Scrive Tommaso Labate:

“I fighi». Li chiama proprio così, Enrico Letta, «i fighi». E quando parla di fronte ai deputati del suo partito (l’incontro col Pdl, già fissato per oggi, è invece slittato) lo scandisce: «Questi mesi dimostrano che, pur nella fatica, possiamo fare cose e farle bene». Ma, è l’avvertenza, «sulle riforme basta giocare a fare finta, a darsi un tono su Twitter, a cercare l’applauso facile, a fare i fighi. Perché non basta più». Altrimenti, è la subordinata, «saremo tutti travolti». Il niet a qualsiasi tentazione di elezioni anticipate è netto. «Arriviamo in fondo e cambiamo questo sistema insieme. Il percorso non deve avere il nome di nessuno. Non deve esserci alcun protagonista».Sembra un richiamo, e neanche troppo implicito, a chi — come Laura Puppato o Pippo Civati — nelle ultime settimane s’è smarcato più volte dall’azione dell’esecutivo. E nella platea di deputati, che per la stragrande maggioranza lo applaude, qualcuno nota il silenzio su quel passaggio dei parlamentari vicini a Renzi. Un sospetto che si fa molto più concreto quando Paolo Gentiloni rompe il muro di «sì» al discorso lettiano e si smarca dal coro. «Enrico, dobbiamo essere poco compiacenti e molto esigenti nei confronti nostri e del governo». E soprattutto «dobbiamo ammettere che nelle ultime settimane, nell’azione del governo, ci sono stati più vizi che virtù». Ma questo succede dopo.”

Prove di addio alla lunga Recessione, con la spinta dell’Est. Articolo di Danilo Taino:

“Dichiarare la fine ufficiale della Grande Crisi è un passo che probabilmente i responsabili delle istituzioni internazionali non si affretteranno a compiere. I rischi, soprattutto nei Paesi europei ad alto debito, sono ancora significativi. I segni di un cambiamento di stagione, però, ci sono. Ieri, quelli evidenziati dall’Indice dei responsabili degli acquisti hanno detto che l’area euro sta uscendo da sette trimestri di contrazione economica. L’indice settimanale elaborato dalla società di analisi Now-Casting, d’altra parte, racconta che l’eurozona è tornata a crescere dalla prima settimana di giugno, tra lo zero e lo 0,2% (0,09% venerdì scorso). Soprattutto, l’indicazione più forte del nuovo clima è arrivata dagli Stati Uniti, quando il presidente della Fed, la banca centrale, Ben Bernanke, ha fatto sapere che la politica monetaria eccezionalmente espansiva degli ultimi tempi andrà a ridursi, probabilmente già negli ultimi mesi di quest’anno. Segno che l’economia americana è tornata a farcela senza stimoli «non convenzionali», smentendo le paure di chi — presidente Obama in testa — riteneva che i tagli automatici al bilancio federale scattati a inizio anno avrebbero approfondito la crisi. In realtà, le imprese — con più certezze sulle tasse e con nuove forme di approvvigionamento finanziario (bond societari e prestiti non bancari) — hanno ripreso a investire: c’è chi ritiene che il ritmo di crescita americano ritenuto new normal dopo la crisi, cioè parecchio ridimensionato rispetto ai primi Anni Duemila, possa non essere il 2% ma qualcosa di più.”

La prima pagina de La Repubblica: “Voto mafioso, la legge cambierà.”

La Stampa: “Letta al Pd: travolti se fallisco.” Finanziamento ai partiti: una commedia. Editoriale di Luca Ricolfi:

“Da tanti anni seguo la politica, ma mai mi era capitato di assistere a una commedia come quella che, sotto i nostri occhi distratti, si sta svolgendo in questi ultimi giorni di luglio. Breve riassunto della commedia. La posta in gioco, innanzitutto. C’è un disegno di legge governativo che non abolisce affatto il finanziamento pubblico dei partiti, ma si limita a ridurne progressivamente l’entità (mantenendolo in piedi fino al 2017) e ad affiancarlo già a partire dal 2015 sia con un nuovo meccanismo, il cosiddetto 2 per mille (il contribuente può decidere di destinare a un partito una parte delle tasse che paga), sia con una serie di agevolazioni (detrazioni sulle donazioni) e benefici «in natura» (spazi in tv, locali, etc.). Difficile prevedere, finché non saranno noti tutti i dettagli, se il nuovo meccanismo porterà ai partiti più o meno risorse di oggi (probabilmente qualcosa di meno), ma tutto si può dire tranne che la legge preveda l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, visto che questi ultimi continueranno ad assorbire considerevoli risorse pubbliche, anche se in forme diverse che in passato.”

Il M5S rivaluta la vecchia politica Via all’ostruzionismo selvaggio. Articolo di Mattia Feltri:

“Giovani e in salute come sono, se disponessero dei vecchi regolamenti parlamentari, i deputati a cinque stelle infrangerebbero ogni record. Il detentore ufficioso, Massimo Teodori, riconobbe con fair play di essere stato battuto da Marco Boato: «Parlò più di me». Il celebre ostruzionismo del 1981, imperiosamente organizzato dai radicali contro la reiterazione delle leggi emergenziali anti-terrorismo, vide Teodori parlare consecutivamente per diciotto ore e cinque minuti. Boato cominciò alle otto di sera e concluse l’indomani alle 14.20. «Un primato che forse è mondiale», commentò Boato anni dopo ringraziando Teodori per l’ammissione di sconfitta. La settimana successiva allo spettacoloso filibustering, i regolamenti parlamentari vennero modificati togliendo agli onorevoli la facoltà di tenere parola fino a cedimento fisico, e oggi, per inchiodare l’aula due o tre giorni, alle truppe d’opposizione è toccato di federarsi, diciamo così. Duecentocinquanta iscritti a parlare, cinque minuti a testa, totale mille e duecentocinquanta minuti, cioè quasi ventuno ore.”

Droga, cala il consumo Ma per i ragazzini è boom di spinelli. Articolo di Paola Russo:

“Cala il consumo di droga in Italia ma non tra i giovani, dove la «cannetta» fa sempre più proseliti. E sempre tra i ragazzi aumenta, sia pur di poco, anche l’uso di cocaina, anfetamine, extasy e allucinogeni vari. Un dato, quello degli under 19, in controtendenza rispetto al calo tendenziale degli ultimi anni e che si associa ad un altro doppio allarme: cresce l’offerta on line di cannabis e droghe sintetiche mentre i giocatori d’azzardo sarebbero portati più degli altri alla ricerca dello sballo. La fotografia l’ha scattata la relazione 2013 al Parlamento elaborata dal Dipartimento politiche antidroga (Dpa) della Presidenza del Consiglio. E i dati che riguardano i ragazzi non sono incoraggianti. Tra gli studenti di età compresa tra 15 e 19 anni il 21,4% ha dichiarato di aver fatto uso almeno una volta di cannabis nell’ultimo anno, con un aumento del 2,29% rispetto al 2012. In aumento, sia pur lieve, sono anche gli allucinogeni, che userebbe il 2,08% (+ 0,36% rispetto all’anno passato), mentre la cocaina è diffusa tra il 2,01% dei ragazzi (+0,15%) e gli stimolanti, come ecstasy e anfetamine, si attestano all’1,33% con un incremento dello 0,21%. Stabile allo 0,33% è l’uso di eroina. Spostamenti che gli esperti giudicano significativi anche quando dello zero virgola perché segnano un cambio di marcia, soprattutto al Nord, rispetto agli ultimi anni di costante diminuzione dei consumi tra i giovani.”

Il Fatto Quotidiano: “Kazakistan, un altro schiaffo al governo italiano.” Laide intese. Editoriale di Marco Travaglio:

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“Tutto si può dire dei fautori delle larghe intese, tranne che difettino di sense of humour. Anzi, sono spiritosissimi. Hanno riportato al potere B., l’hanno trasformato da sconfitto alle elezioni a padrone del governo e padre ri-costituente, e ora pretendono di combattere con lui la mafia, la corruzione, l’evasione, il falso in bilancio, il voto di scambio, il riciclaggio, le prescrizioni, l’omofobia, il Porcellum e persino il Kazakistan (già che ci siamo, perché non la prostituzione minorile?). Come portare al governo Rocco Siffredi e fargli scrivere la legge contro la pornografia. In qualità di esperto, di tecnico.”

Il Giornale: “Messaggi in codice. Tensioni sul governo.” Editoriale di Salvatore Tramontano:

Segnali di fumo.Mancano cinque gior­ni­alla sentenza Berlusconi e l’orizzon­te politico è carico di avvisi, messaggi, più o meno in codice, consigli, avverti­menti, prediche in stile padre di famiglia e so­prattutto tensioni. Tutti con lo stesso obietti­vo: non far cadere il governo. I mittenti sono chiari, un po’ più oscuri restano i destinatari. C’è un’aria strana, da tempesta in arrivo, co­me se qualcosa dovesse accadere da un mo­mento all’altro, con un governo su cui grava­no nubi oscure, indefinite, forse passeggere, forse no. È qualcosa che si annusa, si respira, ancora più inquietante perché appare irrazio­nale. E dal Colle e dai palazzi, dai giornali al ventre della politica rimbalzano appunto se­gnali. Segnali cupi.
Napolitano si sveglia e prende a pretesto i dubbi di Bertinotti, messi nero su bianco sem­pre sul Corsera , per fare un dotto ragionamen­to sulla malattia del ritorno al voto troppo fre­quente. Le elezioni anticipate – scrive in una lunga lettera al Corriere della Sera- è una delle più dannose patologie italiane. Sembra un bol­lettino medico, dove il paziente è l’Italia e la malattia è l’instabilità politica. Un male quasi genetico, un vizio diventato cronico, che por­ta il Paese a rimescolare le carte appena se ne presenta l’occasione.”