Elezioni comunali: commenti di Franco, Sorgi, Travaglio e Feltri. La rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Maggio 2013 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Vince l’astensione, perde Grillo, sale il Pd.” La gara al ribasso. Editoriale di Massimo Franco:

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“Ha vinto l’astensionismo e ha perso Beppe Grillo. Forse come sintesi è un po’ brutale, eppure coglie i due aspetti più vistosi di un voto amministrativo che probabilmente stabilizzerà il governo, rassicurando un po’ il Pd sulla propria tenuta. Di certo, ripropone in termini seri il rapporto fra democrazia e voto, mostrando una massa di elettori in attesa di rappresentanza. Dalle urne esce un’Italia dei campanili meno frantumata e insieme più delusa. Può darsi che sia il costo di una modernità associata a basse percentuali di partecipazione. Il sospetto di una regressione, però, non va sottovalutato.
Si può anche abbracciare la tesi della disaffezione dalla politica: certamente c’è anche quella. Ma si coglie, altrettanto vistosa, l’incapacità dei partiti di ritrovare il proprio ruolo. La spiegazione di quanto è successo fra ieri e domenica, con percentuali che a Roma hanno toccato appena il 53 per cento, e poco più del 60 sul piano nazionale, suona come un giudizio negativo per tutti. Incluso il Movimento 5 Stelle, che cerca di scaricare sui «partiti tradizionali» un tracollo che riguarda anche le sue falangi: a conferma che Beppe Grillo è il sintomo più vistoso ma non la risposta alla crisi del sistema.”

I risultati Tanti ballottaggi Il centrosinistra parte in vantaggio La crisi dell’M5S. Scrive Dino Martirano:
“Con l’astensionismo alle stelle, tracollano i grillini. E si riaffaccia il bipolarismo. I grandi partiti, dunque, sono di nuovo due e nel rinnovato confronto tra Pd e Pdl sono in testa ovunque i candidati sindaco del centrosinistra che avrebbero già vinto al primo turno in 4 capoluoghi di provincia su 16 (Vicenza, Sondrio, Massa, Pisa) e si avviano alla volata finale del ballottaggio in altre 12 città, con grande voglia di rivalsa soprattutto a Roma dove Ignazio Marino per ora distacca di 13 punti il sindaco uscente Gianni Alemanno.
Il dato più eclatante delle Comunali 2013 riguarda i 2 milioni 848 mila italiani che domenica e lunedì non hanno esercitato il diritto di voto attivo per scegliere il sindaco della propria città: su 6 milioni e 900 mila aventi diritto — in 564 Comuni di cui due capoluoghi di regione e 14 di provincia — si è recato al seggio un misero 62,38%, che significa 15 punti in meno rispetto alle Comunali del 2008 (accorpate alle Politiche) e 13 in meno sul dato delle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013. La maglia nera dell’astensionismo spetta a Roma, dove ha votato appena un elettore su due (52,8%), con un crollo di 21 punti percentuali sulle precedenti consultazioni del 2008: nella Capitale ha pesato anche una scheda lunga un metro e venti che neanche poteva essere stesa all’interno della cabina.”
E Alemanno dà la colpa al derby Roma. Articolo di Ernesto Menicucci:
“Alle nove di sera, col computer aperto sul sito del Viminale, i dati che scorrono e la sconfitta, al primo turno, che diventa sempre più netta, Gianni Alemanno — occhi stanchi, maniche di camicia, niente cravatta — ammette: «Ho sottovalutato il derby…». Non Ignazio Marino. O il giudizio dei romani. La finale di Coppa Italia è il «colpevole», secondo il sindaco uscente: «È stato — dice — un trauma impressionante per la città, e non abbiamo ben valutato il tifo calcistico, che ha bloccato 200 mila persone». Ma perché il derby avrebbe danneggiato il centrodestra? Forse perché le curve, romanista e laziale, è lì che votano? «Non è questo. Ma per la tipologia delle candidature: quella di Marino è più lontana dallo stadio». Vorrebbe dire che bisognava non giocare? «Hanno deciso prefetto, questore, la Lega calcio».
Al comitato di Alemanno, un ex deposito a ridosso della stazione Tiburtina, è il momento delle spiegazioni, delle giustificazioni, delle analisi. Il sindaco uscente si dice «non soddisfatto dal voto», ma non per sé: «È il dato sull’astensione quello che mi preoccupa di più. Direi la stessa cosa anche a parti invertite». Vai a sapere se è vero.
Per Alemanno, uno dei responsabili del non voto è proprio Marino: «Si è sottratto a tutti i confronti, non ha voluto affrontare un dibattito serio sui temi della città. Io, invece, ho parlato di cifre, fatti reali». Che il 30% circa che racimola rappresenti una bocciatura al suo governo, non gli viene in mente: «Fosse stato così, ci sarebbe stata una partecipazione molto più alta. Anche perché c’erano tutte le scelte possibili da fare: Grillo, Marchini, il centrosinistra, altre 15 liste». Anzi, quella fatta contro di lui e la sua giunta, «è solo fango, un’opera di diffamazione che ha avuto il suo apice con la puntata di Report intitolata Romanzo Capitale». Il centrodestra «ha fatto un’operazione verità contro questa diffamazione e rispetto alle Regionali abbiamo recuperato». Glielo ha detto Francesco Storace, leader della Destra, sconfitto due mesi fa da Nicola Zingaretti”
Voti dimezzati, rivolta contro Grillo. Scrive Emanuele Buzzi:
“Una flessione indiscutibile. Un calo drastico rispetto ai risultati del voto di febbraio, che li aveva proiettati come prima forza politica alla Camera escludendo il voto all’estero: i Cinque Stelle escono ridimensionati dalle Amministrative. L’esito elettorale vede i pentastellati superare lo scoglio del 10% solo in pochi capoluoghi di provincia (tra gli altri, ad Ancona, dove il Movimento si presentava spaccato, e a Roma). Al Nord, l’emorragia di consensi è più evidente. Percentuali che oscillano tra il 5 e l’8 per cento. Anche in luoghi — come Treviso e Vicenza — dove l’ascesa dei pentastellati aveva messo in crisi la Lega. Il Movimento già aveva deciso di non correre a Isernia e Iglesias. Ma anche le «roccaforti» conquistate alle Politiche si sono rivelate fatali in questo turno elettorale. A Imperia il Movimento passa dal 33,7% all’8,6%. Nella Capitale si va dal 27% al 13. A Siena, città dello scandalo Mps tanto evocato da Grillo durante il tour elettorale, i Cinque Stelle sono scesi dal 21% di febbraio all’8,8. A Viterbo, il dato choc: dal 31,8 la colonnina delle preferenze si ferma al 5,8%. Numeri lontani anche da quelli delle Amministrative 2012, quando il Movimento riuscì a strappare il ballottaggio — poi vinto — a Parma. Al secondo turno i Cinque Stelle si presenteranno probabilmente a Martellago, Assemini e Pomezia.”
La prima pagina de La Repubblica: “La rivincita del Pd, crolla Grillo.”
La Stampa: “Fuga dal voto, flop dei grillini.” La lezione a sorpresa delle urne. Editoriale di Marcello Sorgi:
“La vittoria a Roma di Ignazio Marino e del Pd, e nel resto d’Italia del centrosinistra, e il crollo del Movimento 5 Stelle, escluso da tutti i ballottaggi, sono i dati salienti del primo turno di amministrative: un voto solo in teoria riservato a sette milioni di elettori, ma in realtà segnato da un astensionismo oltre i livelli di guardia. Quando solo un elettore su due si reca alle urne, com’è accaduto nella Capitale, e quattro su dieci si rifiutano di farlo, com’è andata mediamente negli altri comuni, non sono solo una metropoli o alcune città a rischiare.”

Sconfitta la sindachessa calabrese anti ’ndrangheta In paese offrono cornetti. Articolo di Niccolò Zancan:

“Nei bar non ti danno tregua. Offrono cornetti e brindano: «Ce ne siamo liberati! Evviva! Quella si credeva la paladina della giustizia, ma ha detto soltanto falsità. Qui si sta benissimo, altroché mafiosi. Dovete scriverlo: da cinque anni non c’è un morto ammazzato. Mentre quella ha ucciso il turismo a forza di parlare di ‘ndrangheta. Ha infangato tutto il paese. Voleva fare carriera sulla pelle nostra». Tanti saluti al sindaco della legalità. Al sindaco che ha fatto pagare per la prima volta le bollette dell’acqua. Al sindaco che ha confiscato sette terreni alla mafia, per farne orti botanici, sale musica, ostelli, ludoteche. Che con Libera di Don Ciotti ha progettato un centro di confezionamento per prodotti agricoli. L’unica che abbia provato a contrastare «certi poteri» e «certe famiglie». È stata una battaglia lunga cinque anni. Combattuta a colpi di intimidazioni, bombe incendiare sulla porta del municipio, auto in fiamme e scritte: «Ti ammazziamo». Ma anche, forse soprattutto, in maniera meno rumorosa: con maldicenze continue perpetuate su un blog anonimo.”

Il Fatto Quotidiano: “Mezza Italia contro i partiti. Bene Marino, male Grillo.” Il Grillo marino. Editoriale di Marco Travaglio:

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“La disfatta dei 5 Stelle alle elezioni comunali di ieri è figlia dei loro errori, ma anche dei loro meriti. Gli errori sono noti e li abbiamo più volte segnalati. 1) Comunicazione. Un movimento giovane e radioso, aggressivo ma sorridente, ha assunto via via una mutria ringhiosa, rancorosa, sospettosa, difensiva. Contro nemici veri ma prevedibili e contro nemici immaginari (il complotto interno dei traditori, le congiure dei partiti per spaccare i 5 Stelle, le macchinazioni dei giornalisti, tutti cattivi a prescindere e servi per definizione). 2) Televisione. La scelta di Grillo di non mettere piede in tv e di costringere le tv a occuparsi di lui, azzeccata nella campagna per le politiche, è stata un suicidio in quella delle comunali: lì i comizi contro “Pdl e Pdmenoelle” lasciano il tempo che trovano. Chi vota vuol conoscere i candidati e i programmi. Se no gli schifati votano Grillo alle politiche e alle comunali si astengono. 3) Candidati. Il non-partito col non-statuto ha dei non-candidati, degli anonimi “portavoce”. Che possono andar bene per opporsi in Parlamento, ma sono totalmente inadatti per l’elezione diretta e personalizzata dei sindaci. De Vito, a Roma, si presentava ai dibattiti tv leggendo un foglietto prestampato: anche se leggeva il Vangelo, levava la voglia di votarlo a chiunque non appartenga allo zoccolo duro del Movimento, che non supera il 10 % (il resto è voto di opinione e va conquistato ogni volta). 4) Scelte nazionali. I balbettii delle consultazioni al Quirinale e degli incontri in streaming con Bersani e Letta, quando i 5 Stelle non riuscirono a far capire la loro proposta di un governo fuori dai partiti con Rodotà, o Zagrebelsky, o Settis. E consentirono alla black propaganda anti-Grillo di addossargli la colpa dell’inciucio Pd-Pdl, già deciso la sera del voto, e di oscurare la bellissima candidatura di Rodotà al Quirinale. 5) Classe dirigente. Il sistema di selezione, con le parlamentarie nazionali online e con la votazione locale dei meet-up, tiene alla larga impresentabili, corrotti e riciclati, ma porta a galla troppi personaggi mediocri, se non addirittura imbarazzanti.”

Il Giornale: “Grillo arrenditi.” Editoriale di Vittorio Feltri:

Tutti i politici con le mani nei capel­li perché l’affl­uen­za alle urne è ulte­riormente calata. Stupore insensato. Quando la politi­ca si disinteressa degli elet­tori, come avviene da anni, ovvio che gli elettori si disin­teressino della politica. La trascurano per indifferen­za, noia, disillusione. Inol­tre sono consapevoli che le amministrazioni pubbli­che, causa la crisi e non so­lo, non hanno soldi nean­che per provvedere ai servi­zi basilari, quindi non pos­sono intraprendere iniziati­ve straordinarie: un sinda­co in bolletta, di destra o di sinistra, è ininfluente ai fini di migliorare la qualità del­la vita dei cittadini. Di con­seguenza è normale che pa­recchia gente diserti in nu­mero crescente le urne e se ne infischi del relativo re­sponso. Non ha torto.
In ogni caso, quest’ulti­ma tornata amministrativa fornisce qualche dato meri­tevole di riflessioni. Oltre al­la diminuzione di affluen­za, dovunque si sia votato s’è registrata un’autentica débâcle del Movimento 5 stelle. Che era prevedibile, ma non nella misura riscon­trata. I consensi dei grillini si sono pressoché dimezza­ti in tre mesi. Il successo pentastellato alle politiche dello scorso febbraio fu dunque un fuoco di paglia? È probabile. Presto per dire che il Movimento sia spac­ciato, ma è lecito parlare di ridimensionamento verso il basso.”
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