Gennaro Malgieri su Libero: “L’Italia vista da Feltri, generosa e cialtrona”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Ottobre 2013 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA
Gennario Malgieri su Libero: "L’Italia vista da Feltri, generosa e cialtrona"

Gennario Malgieri su Libero: “L’Italia vista da Feltri, generosa e cialtrona”

ROMA – “Una repubblica senza patria”, Gennaro Malgieri, dalle pagine di Libero “recensisce” il libro di Vittorio Feltri, scritto in collaborazione con Gennaro Sangiuliano. La tesi è semplice, l’Italia è diventata una Repubblica piegata, svuotata dai partiti e dei gruppi economico-finanziari.

Ecco uno stralcio della recensione:

È cresciuto il disagio popolare, l’antifascismo prima e l’antiberlusconismo hanno fomentato un odio che ha impedito la pacificazione. Lo stesso bipolarismo, nato dall’idea di Berlusconi di rimettere insieme coloro che non erano di sinistra, cioè gli elettori del pentapartito, gli eredi del post-fascismo («polo escluso» per eccellenza) e farli convivere con un movimento nordista ed antisistema, è fallito miseramente perché interpretato in maniera «muscolare». Altro che democrazia dell’alternanza: è finita con le «larghe intese», vale a dire gli opposti che si attraggono per disperazione. Del resto, poteva il Cavaliere con i suoi poli, le sue case, i suoi popoli delle libertà smantellare un sistema proteiforme egemonizzato da poteri fortissimi, oligarchi con interessi transnazionali, procure e giornali che hanno creato una rete di protezione dei costumi partitocratici?

Ci voleva ben altro: magari una rivoluzione culturale che non è mai entrata nell’orizzonte berlusconiano. Feltri e Sangiuliano nel documentare come la Repubblica sia rimasta senza Patria passano in rassegna i momenti più significativi della nostra storia recente, comprendendovi alcuni episodi a dir poco esilaranti, per esempio quando la polizia denunciò il giovane onorevole Napolitano. Lo fanno dividendosi i compiti. Sangiuliano si dedica alla descrizione del cammino della Repubblica dagli albori alla crisi del centrismo e al conseguente avvento del centrosinistra, con scorribande coltissime intorno alla stessa idea di Patria negata dai più e difesa da pochi illuminati intellettuali. Feltri si lancia nella narrazione «dell’Italia che ho visto»: una cronaca dal 1960 al nostri giorni, coincidente con quasi tutta la sua vita professionale esercitata perlopiù come direttore di giornali che hanno avuto grande successo e non poco hanno influenzato la vita politica italiana soprattutto negli ultimi venticinque anni: non saranno dimenticate, in particolare, la direzione intelligente, eccentrica ed eretica dell’ Indipendente e la fondazione corsara di Libero, ultimo prodotto editoriale di una stagione purtroppo al tramonto.

I racconti dei coautori si integrano perfettamente. Mentre Sangiuliano si sofferma sull’ipoteca comunista che ha bloccato le istanze moderniz- zatrici del Paese, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, Feltri racconta i frutti raccolti dalle generazioni successive eredi di quella predicazione il centrosinistra, il terrorismo, la guerra civile strisciante, le redazioni dei giornali con l’eskimo, la disunione nazionale, la supplenza giudiziaria della politica ed un parlamentarismo disordinato che non ha prodotto una sola riforma strutturale. E poi si occupa di Lui, il signore di tutti gli anelli della politica di questo ventennio. L’incontro di Feltri con il Cav. è una memorabile pagina di romanzo che non anticiperemo. Ma è seguita da un consiglio che è tardi per essere accolto: «Fossi in lui» scrive Feltri «piuttosto che un cavillo giuridico per riguadagnare il seggio parlamentare, cercherei il passaporto». Chiudere con l’Italia? Ma sì, in fondo è solo una Repubblica che non è riuscita a diventare una Patria.