“La stangata sulla casa ha ucciso l’Italia”, Vittorio Feltri sul Giornale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2014 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
"La stangata sulla casa ha ucciso l'Italia", Vittorio Feltri sul Giornale

“La stangata sulla casa ha ucciso l’Italia”, Vittorio Feltri sul Giornale

ROMA – “La stangata sulla casa ha ucciso l’Italia” è l’articolo a firma di Vittorio Feltri sulle pagine del Giornale di martedì 26 agosto:

I patrimoni mobiliari e immobiliari hanno un valore variabile che dipende dal mercato. Lo sanno tutti, tranne gli economisti da cattedra, i quali, quando sono prestati alla politica, combinano solo disastri. Lo abbiamo verificato negli ultimi tempi. Mario Monti, per esempio, ha scatenato il fisco contro la casa persuaso che il mattone fosse un obiettivo facile da colpire e di sicuro rendimento. Non c’è dubbio che le cose stessero così. Un edificio non lo puoi  nascondere. È lì, si nota. Basta identificare il proprietario: è un gioco da ragazzi dissanguarlo. Lo massacri con l’Imu, l’Ici, la Tasi eccetera. Lui non ha facoltà di difendersi e non gli resta che pagare. In questo modo lo Stato recupera soldi che usa per le spese correnti e per sistemare – apparentemente – il proprio bilancio dissestato. Peccato che in questo modo lo Stato stesso, lungi dall’arricchirsi, s’impoverisca, oltre a impoverire la collettività costituita per il 70 e rotti per cento da proprietari d’alloggio.

La spiegazione è più semplice di quanto si pensi. Corrado Sforza Fogliani, un esperto in materia di muri, ieri sul Giornale ha fornito l’esempio di una villa a Cortina d’Ampezzo che, acquistata a 20, è stata rivenduta a 7. Perché? Le seconde case sono diventate un debito: non rendono e costano un occhio della testa. Per cui chi le possiede cerca di venderle a condizioni di realizzo.Ma nessuno le compra per il medesimo motivo per cui gli intestatari tentano di disfarsene: sono appunto debiti. Oddio, qualcuno che alla fine se la prende c’è sempre, ma pretende di sborsare un terzo di quanto dovrebbe, altrimenti rifiuta di concludere l’affare. Ovvio.
Questo discorso di immediata comprensione non riguarda solamente gli chalet di Cortina e, in genere, le dimore di lusso, bensì anche quelle dei poveri cristi che si sono svenati per assicurarsi un tetto sopra la capoccia, un bilocale o un trilocale, accendendo mutui opprimenti e dando fondo a sudati risparmi. Essi hanno investito fino all’ultimo centesimo, impegnandosi con la banca per anni e anni allo scopo di avere un proprio appartamento, sicuri che il suo valore sarebbe aumentato e mai diminuito; poi però si sono trovati in brache di tela per effetto della politica idiota degli intelligentoni specialisti (sedicenti) di macroeconomia e completamente ignoranti in economia domestica, presuntuosi, spocchiosi e cattedratici della mutua.

Costoro infatti che hanno combinato? Udite. Tassa, più tassa, più altre tasse, sono stati capaci di provocare l’abbattimento dei prezzi degli immobili – tutti gli immobili – di quasi il 50 per cento di quanto furono pagati in origine. Ergo, se il ragioniere Rossi o l’operaio Bianchi avevano sborsato 200mila euro per un alloggio a Peschiera Borromeo (hinterland di Milano), sottoponendosi a sacrifici bestiali, oggi il loro quartierino quota al massimo 120mila euro. Bell’affare. Poiché i Rossi e i Bianchi sono milioni, ciò significa – tirando le somme – che la ricchezza complessiva degli italiani, quindi della nazione, è calata in poco tempo di circa la metà o giù di lì. Però, che razza di geni sono i cervelloni impegnati a raggranellare soldi sfruttando l’edilizia! Sono riusciti nel giro di una manciatella di anni a immiserire il Paese e i cittadini nell’errata convinzione di salvare i conti pubblici. Uccidere il mercato della casa e uccidere la Patria è stata una cosa sola.

I fautori di questa politica stolida andrebbero non dico passati per le armi, visto che siamo discepoli di Cesare Beccaria, ma almeno presi a calci nel didietro. Invece no. Siamo ancora qui a dire che hanno agito per il nostro bene. Quale bene? Se siamo con l’acqua alla gola, e casomai obbligati a cedere quattro stanze con un servizio non per sfizio, bensì per sopravvivere, a malapena recuperiamo due terzi di quanto ci spetterebbe (…)