Liguria, le nomine di Toti: riciclati, processati…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2015 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA
Liguria, le nomine di Toti: riciclati, processati...

Liguria, le nomine di Toti: riciclati, processati… (Foto LaPresse)

GENOVA – Nella finanziaria della regione Liguria, la Filse, un rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. Sempre in Filse il commercialista di Beppe Grillo. In Protezione Civile un dottore che in realtà dottore non è, e che quindi non ha i titoli per ricoprire l’incarico anche se lo ha già fatto in Lombardia. E poi altre nomine tutte tra riciclati, processati, persone su cui aleggia il dubbio forte del conflitto d’interessi.

La Regione Liguria rinnova i suoi vertici e presentarli è spettato al governatore Giovanni Toti, di Forza Italia, insieme a Roberto Maroni, governatore della Lombardia e leghista. Filse, Protezione civile, autorità portuale e società informatica della Regione Liguria: questi gli incarichi che hanno bisogno di nuove guide.

Le nomine sono arrivate, ma i candidati potrebbero sorprendere, scrive Jacopo Iacoboni su La Stampa. Tra loro figurano infatti rinviati a giudizio, ma non condannati come sottolinea lo stesso Toti, riciclati da altre nomine sfumate e finti laureati:

“S’è aperta la stagione di caccia delle nomine. Filse, autorità portuale, protezione civile, società informatica della Regione, posti dove girano molti soldi, si gestisce consenso, si sperimentano patti e alleanze compensatorie romane. Il Pd del sistema-Burlando era stato sbaragliato per essersi costruito su reti trasversali di rapporti ventennali? Bene, ecco come esordisce Forza Italia. Prima nomina, in Filse, la potente finanziaria della Regione (quella dove il M5S ha piazzato consigliere il commercialista amico di Grillo): Toti (ma soprattutto la Lega) ha voluto presidente Pietro Codognato Perissinotto, 68 anni, lungo curriculum, vasta esperienza di cda nel nord est, per lo più banche.

C’è un piccolo particolare, che ai rinnovatori, leghisti liguri e forzisti, non dev’esser parso influente: il neopresidente della finanziaria che guiderà gli investimenti regionali è un uomo rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta (per il crac di Fadalti, in Friuli, era stato commissario liquidatore di quell’azienda). Toti è sicuro, «verrà assolto, è solo rinviato a giudizio». Politicamente imbarazza anche il lungo lavoro del neopresidente in Banca Aletti, nove anni, l’istituto di cui si serviva anche Francesco Belsito, ex tesoriere leghista, per i suoi investimenti in Cipro e Tanzania.

Seconda perla: Forza Italia ha voluto come amministratore unico di Liguria Digitale, la società informatica della Regione, Marco Bucci. Bucci però è un alto dirigente di Carestream Health, una società del settore che ha in mano contratti milionari con le Asl, e tra poco parteciperà a gare d’appalto dell’Agenzia sanitaria regionale, che però è socia di Liguria Digitale. Il sospetto di conflitto d’interessi è forte. Il centrodestra ha dovuto votare delle delibere-papocchio per eliminare le cause di incompatibilità per dirigenti e manager d’azienda (ne rimane una).

La terza perla riguarda la Protezione civile, posto decisivo, in Liguria. Bene, il prescelto qui è Leonardo Cerri. E chi è? Un ripescato che già nel 2010 finì al centro di uno scandalo perché Letizia Moratti lo indicò per la Protezione civile lombarda. I morattiani lo qualificarono, nei documenti formali, come «dottore»: ma lui dottore non è, e non potrebbe quindi neanche ricoprire il ruolo.

Senonché, equanime, Toti guarda anche a Renzi, non solo alla Lega. Dal centrodestra ci raccontano che vorrebbe nominare, all’Autorità portuale, il consigliere di Matteo Renzi sulla portualità, Maurizio Maresca; anche se Maresca nega. Dulcis in fundo, ci sarebbe da piazzare Paolo Emilio Signorini, il numero due di Ettore Incalza alle Infrastrutture, il suo erede, che gli sarebbe succeduto se la struttura non fosse stata soppressa. Toti ci pensa: leverebbe una grossa grana al governo, dando a Signorini il potente incarico di segretario generale della Regione. E poi dicono: spazziamo via le reti di potere del Pd”.