Lucia Annibali: “Con il mio volto darò voce alle donne che si ribellano”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA
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Lucia Annibali

ROMA – Sul Corriere della Sera del 26 novembre viene pubblicata un articolo a firma di Lucia Annibali, la donna di Pesaro sfregiata dall’acido su ordine dell’ex fidanzato Luca Varani, e nominata Cavaliere della Repubblica da Giorgio Napolitano.

Io me li immagino con il cuore che batte a mille finché non sono di nuovo nascosti, fra i cespugli. Ecco, io sono in quel prato, allo scoperto. Sono rimasta nascosta per mesi, poi ho capito: era arrivata l’ora di affrontare i miei predatori, di non avere più paura.

Per favore non dite «poveretta». Sforzatevi di pensarmi come Lucia e basta, non solo e sempre come Lucia la sfigurata, appunto. È vero, è impossibile guardarmi in faccia e non vedere quello che mi hanno fatto. Fingere che il problema non esista sarebbe comunque sbagliato. Ma a questo punto non è più a me stessa che devo dare voce. Quello che faccio lo faccio perché mi fa stare bene, è vero. Ma soprattutto per le donne che non hanno mai avuto l’onore della parola, che non hanno avuto la fortuna di smontare il meccanismo della violenza e capirlo. Se potrò essere un esempio, se potrò aiutare anche soltanto una di loro a venirne fuori ne sarà valsa la pena (…)

Ho detto mille volte che volersi bene è la cosa più importante. Ma so per esperienza che non è scontato. E mai mi permetterei di giudicare le donne che hanno paura, che sono paralizzate dalla paura e che non reagiscono. Le capisco profondamente, so bene che dall’esterno sembra un’assurdità non ribellarsi. So fin troppo bene che si arriva a credere di essere sempre nel torto invece che di subire un torto. Ma proprio perché lo so mi è anche chiaro che nel labirinto della violenza c’è sempre una via d’uscita. Sempre. Il percorso verso la salvezza però è personale e spesso lo si trova inseguendo un piccolo dettaglio, partendo da una parola, da un’immagine, da un gesto che magari non è nemmeno il più grave ma è più stonato di tutti gli altri.

Credo che l’amore voglia sempre altro amore. Che l’amore violento sia un controsenso, che amore non possa mai essere sinonimo di dolore. Che non sia giustificabile nemmeno uno schiaffetto. E che la giustificazione di ogni sopruso porti altri soprusi. L’amore non può essere fatto di ceffoni, divieti o gelosia folle. L’amore può essere soltanto buono, può vivere soltanto nell’autonomia, nella libertà di essere pienamente se stessi.

Non è che io abbia chissà cosa da insegnare. Sono semplicemente Lucia. Ma una cosa l’ho imparata e l’ho detta a tutti quei ragazzi, oggi: fate in modo che il vostro comportamento dica che siete brave persone perché il modo in cui ci comportiamo rivela chi siamo e le brave persone sanno sempre avere rispetto dell’altro, uomo o donna che sia. Spero con tutto il cuore che facciano questa scelta. Per la loro felicità ma anche per me e per chi come me ha sofferto e pagato. Perché nessuno presenti lo stesso conto ad altre Lucie.