Marco Travaglio. Riforme col buco di Renzi: bavaglio, cash..

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 26 Ottobre 2015 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: Alfano, i pm, le riforme col buco di Renzi

Angelino Alfano. Da Marco Travaglio un duro attacco

ROMA – Le riforme di Matteo Renzi sono, per Marco Travaglio,

“le riforme col buco –tutte chiacchiere e neppure un distintivo”.

 

In mezzo al buco, sostanza nociva, come

“la legge delega per il bavaglio alla stampa sulle intercettazioni”

insieme con

“il blocco della tanto strombazzata riforma della prescrizione e delle annunciate norme antimafia; i continui regali agli evasori fiscali (soglie di impunità per i delitti tributari, pagamenti in contanti fino a 3 mila euro, via il divieto di pagare gli affitti cash)”.

La raffica contro le riforme del Governo Renzi Marco Travaglio la spara in un articolo, sul Fatto di domenica 25 ottobre 2015, dedicato allo scontro in atto fra magistrati e politici, due categorie divise da questa differenza, semopre secondo Marco Travaglio:

“Quando i magistrati scoprono un collega che ruba, lo mettono sotto inchiesta e –se necessario –in galera. Quando i politici scoprono un collega che ruba, lo coprono e lo salvano”.

L’articolo di Marco Travaglio è una argomentata e a tratti violenta offensiva contro Angelino Alfano, ministro dell’Interno e segretario di Ncd.

In Italia, lo scontro fra poteri dello Stato, esecutivo – legislativo vs giudiziario o detta in termini più calcistici politici contro magistrati e viceversa continua anche con il Governo Renzi e tutto fa sembrare che siamo al girone di ritorno. Marco Travaglio sostiene che si tratta di un vero e proprio attacco alla indipendenza dei giudici che Matteo Renzi prosegue, sulla traccia di Berlusconi, in modo meno plateale ma forse più efficace. Ultimo episodio: la relazione di Rodolfo Sabelli, presidente della Associazione nazionale magistrati, che ha provocato aspre reazioni, fra cui quella di Angelino Alfano.

Anche i giornalisti hanno alzato la voce, con una autocritica, non personale ma per la categoria, cui ha dato voce Giuseppe Giulietti, rimproverando ai giornalisti di non avere fatto abbastanza per difendere la libertà di informazione e a Matteo Renzi di non rispettare le promesse fatte e le aspettative suscitate.

Rodolfo Sabelli, nella sua relazione al congresso dei magistrati, ha detto che

“l’uscita di Berlusconi da Palazzo Madama e da Palazzo Chigi non ha modificato l’agenda del governo sulla giustizia. Lo sport piùpraticato continua a essere la caccia ai magistrati indipendenti, in forme meno plateali ma ancor più insidiose di prima. Qualche esempio: la campagna sul taglio delle ferie contro le toghe fannullone (mentre quelle italiane sono le più produttive d’Europa); la nuova responsabilità civile (gli imputati possono denunciare il loro pm o il loro giudice anche durante l’inchiesta o il processo); poi l’accusa ai pm che indagano sui crimini delle grandi aziende di danneggiare l’economia (mentre in America la magistratura mette in ginocchio un colosso mondiale come Volkswagen)”.

Si tratta, secondo Marco Travaglio, di

“dati di fatto inoppugnabili sulla politica del Governo e della maggioranza in materia di giustizia”,

ai quali Angelino Alfano ha contrapposto parole come:

“Ci vuole coraggio e una certa faccia per attaccare questo Governo, invece di fare autocritica per quanto successo a Palermo. È un modo ottimo per sviare l’attenzione, ma nessuno si illuda che non ce ne siamo accorti”,

che, secondo Marco Travaglio, non rappresentano

“non dico un ragionamento, ma neppure una frase di senso compiuto, [in cui si] confonde le mele con le pere”.

Il caso di Palermo cui si è riferito Alfano è quello della giudice Silvana Saguto, presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, indagata a Caltanissetta per corruzione e abuso d’ufficio,

“come se la Saguto l’avesse scoperta e indagata Alfano e non i magistrati [che] anche in questo caso dimostrano di saper fare pulizia al proprio interno (infatti la Saguto cercava protezione dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri“.

Marco Travaglio omette il dettaglio che Cosimo Ferri è anche magistrato e figlio di magistrato.

L’articolo – invettiva prosegue ricordando che Angelino Alfano dichiarò, nel 2008 “restando serio”:

“Sono unilateralmente innamorato di Silvio Berlusconi”.

E, da ministro della Giustizia del terzo governo Berlusconi, mise la firma

“sotto il “lodo”che sospende i processi alle alte cariche dello Stato: purtroppo glielo cancellò per metà la Corte Costituzionale  perché è incostituzionale e per metà glielo rasero al suolo gli elettori nel referendum perché è una schifezza. Ci riprova con la legge bavaglio sulle intercettazioni e gliela blocca persino uno che firma tutto, Giorgio Napolitano, perché è un obbrobrio. Ritenta col “pro cesso breve”(cioè morto) e la“prescrizione breve”, ma non riesce neppure a farli digerire da tutto il centrodestra perché il troppo è troppo.

Nel Governo Letta passa allo Interno e dal suo ufficio i suoi sottoposti organizzano il sequestro e la deportazione in Kazakhstan di Alma Shalabayeva e della sua bimba di 6 anni, moglie e figlia di un dissidente, [il quale tra le fagioni di dissenso aveva anche un buco di 15 miliardi di dollari in una banca del suo Paese] ma Alfano si salva con un alibi di ferro: non s’era accorto di nulla. “Se sapeva è grave, ma se non sapeva è gravissimo”, disse Renzi, ancora sindaco di Firenze. Infatti, appena fa il suo Governo, conferma l’Ignaro al Viminale.

Nel frattempo Alfano ha difeso a spada tratta l’amato Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale: “Berlusconi è come Gesù, linciato senza giusto processo”. Ed è salito piùvolte al Quirinale in pellegrinaggio da Napolitano per perorare la grazia.

Poi Berlusconi ha mollato le larghe intese e Alfano l’ha tradito per conservare la poltrona, fondando un partito, Nuovo Centro Destra detto anche Nuovo Centro Detenuti per l’altissima densità di inquisiti e arrestati (23 parlamentari su 69 iscritti a Ncd-Udc), che riesce addirittura nell’impresa di ripulire Forza Italia. Due ministri Ncd, Maurizio Lupi e Nunzia De Girolamo, finiscono nei guai con la giustizia e devono lasciare i rispettivi Ministeri. I sottosegretari alfanei Giuseppe Castiglione e Simona Vicari sono indagati, l’uno in Mafia Capitale per turbativa d’asta sull’appalto del Cara di Mineo, l’altra per falso in varie visite in carcere a Cuffaro per favorire i suoi affari, ma restano al loro posto. I senatori alfanoidi Antonio Azzollini e Giovanni Bilardi devono essere arrestati, l’uno per una mega-bancarotta fraudolenta in Puglia e l’altro per le spese pazze in Calabria (peculato), ma i comparielli in Senato salvano il primo dalle manette e sul secondo si dimenticano proprio di votare”.

Conclusione (in cui Marco Travaglio parafrasa le parole di Alfano) da cui è difficile dissentire (ma anche non tutto quello che dicono i magistrati è Verità Assoluta):

“Ad Alfano ci vuole coraggio e una certa faccia per attaccare i magistrati invece di fare autocritica. È un modo ottimo per sviare l’attenzione, ma nessuno si illuda che non ce ne siamo accorti”.