Marco Travaglio. Pregiudicati a capotavola dei partiti, fedina penale aiuta

Pubblicato il 6 Dicembre 2014 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio. Pregiudicati a capotavola dei partiti, fedina penale aiuta

Marco Travaglio: “I pregiudicati stanno a capotavola dei partiti, la fedina penale sporca li aiuta”

ROMA – Il marcio di Roma schizza fango in egual misura su destra e sinistra e Marco Travaglio fa questa amara constatazione, che tutti siamo costretti a condividere:

“I pregiudicati siedono a capotavola nei palazzi del potere non “nonostante” i loro precedenti penali, ma proprio per quelli”.
Certo non la condividono quel milione e fischia di parassiti che vivono alle nostre spalle attraverso la politica e per i quali noi con le nostre tasse siamo diventati una specie di bancomat. Ma noi del bancomat Fisco invece la pensiamo come Marco Travaglio:
“Se una persona onesta chiede udienza a un potente, deve mettersi in fila, fare lunghissime anticamere, e anche nell’eventualità che venga ricevuta non ottiene quasi mai ciò che chiede: perché non ha nulla da offrire e nulla da tacere. Un delinquente invece viene subito accontentato, spesso prim’ancora di chiedere”.
Come disse Giuliano Ferrara: “Chi non è ricattabile non può fare politica”. Anche perché, di solito, chi è ricattabile è anche ricattatore. Io so tutto di te, tu sai tutto di me, e facciamo carriera sui nostri rispettivi silenzi. La nuova legge sul voto di scambio politico-mafioso, sbandierata da Renzi come il colpo di grazia ai collusi, è stata scritta in modo da impedire qualsiasi condanna per voto di scambio. Ma non per un errore: apposta.
Così come la legge Severino: si chiama “anticorruzione” ed è stata scritta proprio per salvare Berlusconi e Filippo Penati dai loro processi per concussione.
Ora si scoprirà che il reato di autoriciclaggio, votato nei giorni scorsi dal Parlamento, renderà impossibile la galera per chi ripulisce il bottino dei propri delitti. Giovedì, mentre Matteo Renzi annunciava la linea dura contro i corrotti (“una specie di ergastolo, di Daspo”) e spediva il commissario Matteo Orfini a bonificare la federazione romana del Pd di cui fa parte da quando aveva i calzoni corti e il commissario Raffaele Cantone ad annunciare l’ennesima “task force”, il suo partito al Senato votava con FI, Ncd e Lega per respingere la richiesta dei giudici di usare le intercettazioni contro gli inquisiti Azzollini (Ncd) e Papania (Pd). Una svista “nonostante” i sospetti pesanti come macigni che gravano sui due politici? No, una scelta fatta proprio per quei sospetti pesanti come macigni.
Fa quasi tenerezza Luca Odevaine detto lo Sceriffo, che ad aprile vuole farsi un viaggetto negli Usa, ma si vede negare il visto: gli americani hanno scoperto che si chiama Odovaine con la “o” ed è pregiudicato per droga e assegni a vuoto. “Una roba da matti, una cosa assurda, in una democrazia come quella!”, si lamenta.
La vocale se l’è fatta cambiare lui all’anagrafe per nascondere i suoi precedenti. Come se questi, in Italia, fossero mai stati un handicap e non facessero invece curriculum: ciò che negli Usa ti impedisce anche l’ingresso per turismo, in Italia basta e avanza per promuoverti vice capo di gabinetto della giunta di Walter Veltroni, capo della polizia provinciale della giunta di Nicola Zingaretti e infine membro del Coordinamento nazionale richiedenti asilo del governo di Matteo Renzi, naturalmente a libro paga di Mafia Capitale per 5 mila euro al mese.
Nonostante i precedenti? No, grazie a quelli, che ti rendono affidabile. Ovviamente la Banda Carminati aveva scelto pure il presidente della Commissione di Controllo Garanzia e Trasparenza e il responsabile della Direzione Trasparenza del Comune di Roma (che, alla Trasparenza, ha non uno ma due addetti): due sceriffi di provata fede, ora indagati per mafia.
Se Marino s’è salvato parzialmente dalla catastrofe non è tanto perché, personalmente, è un onest’uomo: ma soprattutto perché gli assessori se li è scelti quasi tutti da sé, rifiutando quelli che tentava di imporgli il Pd. Sennò Carminati e Buzzi se li ritrovava perlomeno vicesindaci”.