Romano Prodi e la legge elettorale che rischia di far vincere Berlusconi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Febbraio 2014 - 10:04 OLTRE 6 MESI FA
Romano Prodi e la legge elettorale che rischia di far vincere Berlusconi

Romano Prodi e la legge elettorale che rischia di far vincere Berlusconi

ROMA – “Con questa legge elettorale rischiamo – avrebbe detto Romano Prodi ai suoi – non solo di resuscitare Berlusconi, ma di farlo vincere, che è molto molto peggio”. Parole poi successivamente smentite ufficialmente dallo stesso Prodi.

Il retroscena pubblicato dal Secolo XIX, è però la più classica delle bombe, scrive Wanda Marra:

Da giorni i sondaggi registrano un testa a testa tra centrosinistra e centrodestra, grazie al meccanismo dell’Italicum (e al ritorno a casa di Casini) e da giorni nel Pd si registra il più classico clima da manovre e anti manovre. Alle 18 e 45, dopo che per tutto il giorno i siti hanno rilanciato le dichiarazioni del padre del Pd (lo stesso che domenica aveva invitato Letta “a non aver paura” e a “passare al contrattacco” in un’intervista al Corriere della Sera) arriva la smentita ufficiale: “Smentisco nel modo più radicale quanto a me attribuito dal Secolo XIX a firma di Marco Marozzi. Da mesi non vedo Marco Marozzi, da mesi non lo incontro e non parlo con lui. Quandanche lo avessi incontrato mi sarei guardato dall’avere con lui conversazioni su temi politici. Questo suo presunto scoop mi indigna profondamente”.

Parole forti, fortissime. Ma a ben guardare, il Professore (che ieri è stato anche contestato dagli anarchici a Trento) non nega il contenuto delle dichiarazioni a lui attribuite, quanto il fatto di averle dette al giornalista in questione (che peraltro l’ha seguito per decenni). COMUNQUE sia andata, il tema esiste e l’Italicum ancora ben lontano dal vedere l’alba suscita preoccupazioni evidenti, contrattacchi e avversità palesi. Basta leggere i Tweet di prima mattina di Dario Parrini, candidato unico alla segreteria della Toscana, vicinissimo a Renzi: “Più simboli su scheda = più voti? No. Nel 2008 centrodx 46, 8 % e 3 simboli (Pdl, Ln, Mpa). Nel 2013 9 simboli e 29, 2 %. Abbasso l’alleanzismo”. Perché poi la questione vera è che Berlusconi una coalizione ce l’ha, Renzi no. Anzi, fatica a tenere insieme i pezzi di quella potenziale, con Sel (invitata cordialmente a fondersi nel Pd l’altra sera a Porta a Porta da Dario Nardella) che recalcitra, visto che sarebbe la prima vittima sacrificale di questo sistema elettorale e Scelta Civica che alza il prezzo per il suo sostegno.

Il segretario informato del pensiero del Professore pare non abbia battuto ciglio, tanto più ormai si sarebbe convinto che alle primarie abbia votato per Civati. Il quale commenta: “Non so se abbia votato per me o meno, ma è certo che il sistema elettorale in discussione favorisce Berlusconi che col proporzionale è sempre andato meglio”.

La minoranza dem sul piede di guerra esulta. Commenta Alfredo D’Attorre con un sorriso a 360 gradi: “Mi paiono evidenti le analogie con le elezioni del 2008”. Quelle che Veltroni perse, appunto. E Danilo Leva: “Una rivoluzione che ci riporta al ‘ 94 non è certo tale”. Gelido Gianni Cuperlo: “Spero sia una previsione sbagliata”. Chi alla legge ha lavorato in commissione Affari costituzionali, come Bressa, commenta: “Sono tutte valutazioni premature. Non sappiamo come si vota e quando si vota. E i sondaggi hanno sempre sbagliato”. Dice il renziano David Ermini: “Berlusconi non è candidato, i sondaggi stanno sottovalutando questo aspetto. E poi con Renzi si vince”. Rincara Matteo Richetti: “Si sottovaluta la capacità attrattiva di Renzi”. Ma al di là delle prese di posizione ufficiale la situazione è come si dice in movimento. È già partito da parte di alcuni renziani più “di governo” il piano per portare il segretario a Palazzo Chigi, una volta approvata la legge elettorale, senza passare per il voto. Piano che prevede anche di staccare una parte dei Cinque Stelle da Grillo. Lui per ora non si lascia troppo irretire da questa manovra, ma neanche esclude tale possibilità. Non a caso ieri sera è andato da Angelino Alfano: visto che il rimpasto continua a non piacergli, il Renzi uno diventa uno degli scenari più probabili. La Boschi ieri sera a Otto e mezzo non è arrivata a dire che Renzi premier senza elezioni è una cosa che “non accadrà mai”. Intanto Letta domani sarà alla direzione Pd: a Palazzo Chigi sottolineano che per lui è stata una settimana molto positiva e dunque la sua è una partecipazione senza ansia. Visto che di patto di governo il segretario non vuole parlare, non ci dovrebbe essere un ultimatum. Forse un mezzo ultimatum?