Enrico Musso, il senatore che vuole lasciare Berlusconi: sposterà la maggioranza a Roma e rottamerà tutta la politica a Genova?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 2 Novembre 2010 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA

Enrico Musso, pedala pedala...

Ore 19 di oggi, martedì 2 novembre, palazzo Grazioli, piano nobile: qui si vedrà tutta la capacità ammaliatrice del Cavaliere, il suo potere di convinzione politica, non quello fin troppo facile e in questi giorni cavalcante di attrazione verso escort, minorenni sbandate, aspiranti starlet, aspiranti veline e aspiranti….tutto.

Berlusconi ha convocato per quell’ora il senatore genovese Enrico Musso, in uscita dalla Pdl, quarantottenne professore di Economia dei Trasporti all’Università di Genova, ex candidato sindaco nel 2007, sconfitto di poco da Marta Vincenzi, tutt’ora a capo di un movimento trasversale che spazia da Destra a Sinistra e punta a conquistare il Comune, liberandolo dal giogo trentennale dei governi cittadini marcati Pci, Pds, Ds, Pd.

E’ il senatore-professore che, dopo una serie di strappi secchi, di distanze prese dal suo partito e dalla sua coalizione, ha annunciato che se ne va e ha tentato di dimettersi perfino dal Senato, bloccato dal capogruppo Pdl Quagliarello, che temeva una discussione in aula sul suo ritiro, con relativa conta dentro alla maggioranza traballante di Berlusconi.

E’ il senatore che ha chiesto di spiegare al Cavaliere di persona il perchè del suo abbandono, dopo essere stato tre anni e mezzo fa letteralmente “unto” dal signore di Arcore, che, da semisconosciuto prof di economia e collaboratore di Repubblica, lo trasformò nell’unica novità di rilievo del desertificato e scajolato territorio genovese e ligure della politica.

Oggi la sua uscita dalla Pdl di palazzo Madama potrebbe essere considerata come l’azione di una staffetta che si tira dietro altri ex berlusconiani doc, travagliati dagli scandali, tentati da Fini e che fa oscillare definitivamente la maggioranza della cosidetta Camera Alta.

Il caso di Enrico Musso, la sua uscita dal Pdl, la sua cavalcata verso l’ignoto politico con la sola targa di un movimento civico innervato da una Fondazione battezzata Oltremare, può avere un significato più ampio di quello che suggerirebbero i politicamente angusti confini liguri e la singolarità di un caso tra i tanti di “tradimento”.

Il professore di Economia in aspettativa non è in transizione verso la galassia di Fini, anche se qualche approccio c’è stato, non è in marcia verso l’Udc di Casini o verso l’Api di Tabacci&Rutelli, ma sta cercando di impostare un gioco più ampio su un terreno molto stretto che è quello della Liguria, dove il crollo (definitivo?) di Claudio Scajola ha aperto una voragine a destra e dove la il centro sinistra del presidente regionale Claudio Burlando e della sindaco Marta Vincenzi soffre un immobilismo paradossalmente spinto dalla mancanza di una interlocuzione governativa. L’asse Burlando-Scajola garantiva molto in termini di finanziamenti e opere pubbliche.

La parabola di Enrico Musso è, quindi, quella di un esterno che entra nella sfera politica con una improvvisazione assoluta (pescato tra destra e sinistra con una specie di concorso tra neofiti)  e che ora ne tenta una seconda, assolutamente inedita: quella di riempire non un vuoto ma bensì due vuoti per andare a governare la città capoluogo.

Da poco più che ventenne il giovane prof si era già seduto in consiglio comunale sui banchi del Pli di Alfredo Biondi e di Gustavo Gamalero, i due navigati leader liberali a Genova, destinato, il primo a diventare ministro berlusconiano e sei volte vice presidente della Camera, destinato l’altro, già avvocato difensore della famiglia della povera tredicenne Milena Sutter, strangolata nel 1971 dal biondino della spyder rossa, Lorenzo Bozano, a futuro vice presidente della Regione e uomo chiave nella gestione delle Colombiane del 1992.

Ma dopo quella breve fase, politica addio: Musso a 37 anni era già in cattedra come professore di Economia dei Trasporti e decollava come studioso e testa d’uovo, grande esperto di infrastrutture con incarichi nazionali e internazionali. Un gioco molto casuale lo ha portato nel 2007 ad essere scelto proprio da Claudio Scajola come candidato sindaco del centro destra per sfidare la ultrapopolare Marta Vincenzi, ex eurodeputato, presidente della Provincia, superassessore in Comune, una virago politica di stretta origine Pci, figlia di operai della profonda periferia industriale genovese.