Caso Eriksen, le manovre di primo soccorso non sono state a regola d’arte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Giugno 2021 - 16:35 OLTRE 6 MESI FA
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Caso Eriksen, le manovre di primo soccorso non sono state a regola d’arte

La causa del malore che ha colpito il calciatore Christian Eriksen, durante il match Danimarca – Finlandia agli Europei di calcio, resta ancora un mistero.

Cosa è successo? Le motivazioni che hanno portato al crollo del numero 10 della Danimarca possono essere molteplici ma al momento non c’è alcuna comunicazione ufficiale da parte della clinica di Copenhagen dov’è ricoverato il calciatore.

La certezza è che Eriksen, al minuto 43′ della partita Danimarca – Finlandia , dopo un’azione che lo ha interessato, si è accasciato a terra e il suo cuore si è fermato.

Le linee guida ERC

Al riguardo delle procedure di allerta e d’intervento in queste situazioni le ultime linee guida ERC del 2015 (European Resuscitation Council) parlano chiaro: “Se un atleta professionista collassa in campo senza traumi evidenti l’ipotesi più probabile è l’arresto cardiaco che deve essere trattato tempestivamente ed adeguatamente”.

Nonostante ciò l’intervento dei soccorritori con le prime manovre di rianimazione è iniziato dopo circa 2 minuti, nonostante fosse un’azione al centro dell’attenzione di tutti.

Caso Eriksen: manovre efficaci ma non a regole d’arte

Troppo il tempo d’intervento per una manifestazione del calibro degli Europei di Calcio che poteva essere fatale per Eriksen, ma fortunatamente efficace grazie anche all’uso tempestivo del DAE (defibrillatore semi automatico).

Anche le procedure che sono state adottate sul calciatore non sono state da manuale del BLSD (Basic Life Support and Defibrillation).

Nello specifico il calciatore è stato messo in posizione laterale prima di effettuare la manovra GAS (guardo ascolto sento), il compagno di squadra Kjaer è intervenuto cercando di tenere aperta la bocca del calciatore inserendo le dita all’interno per cercare di tirargli fuori la lingua (assolutamente vietato dalle regolamentazioni BLSD internazionali).

Secondo il Dott. Vincenzo Castelli, ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, che ogni giorno, insieme alla Fondazione Giorgio Castelli Onlus, combatte per diffondere la cultura dell’emergenza in Italia: “È  vero che l’intervento da parte dei soccorsi non è stato tempestivo, ma alla fine è stato efficace per la qualità delle manovre che sono state effettuate, avvalorate dall’utilizzo tempestivo del DAE, ma, visto il ricorrente verificarsi di tali eventi soprattutto nel mondo dilettantistico, l’obiettivo è stimolare negli operatori sportivi una migliore preparazione mentale ed addestrativa nel trattamento iniziale dell’arresto cardiaco”.

La Fondazione Giorgio Castelli Onlus

La Fondazione Giorgio Castelli Onlus nasce 15 anni fa, a seguito della morte di Giorgio, durante un’allenamento di calcio, per un arresto cardiaco. Da quel giorno la Fondazione si occupa di formare gratuitamente personale sportivo, sanitario, scolastico, forze dell’ordine e chiunque fosse intenzionato a diventare operatore BLS-D, al fine di promuovere la cultura dell’emergenza senza porre limiti.

Nonostante l’episodio che ha coinvolto Eriksen sia accaduto in mondo visione durante un evento sportivo di altissimo livello, le manovre di primo soccorso non sono state effettuate a regola d’arte. Questo rivela, ancora oggi, la necessità di attivare, dentro e fuori il contesto sportivo, dei percorsi di eccellenza – come quelli proposti dalla Fondazione Castelli – per l’applicazione corretta delle manovre di primo soccorso, che – come per Eriksen – possono fare la differenza tra il buio e la luce.