“Alla Roma lo scudetto 2006”

di Dini Casali
Pubblicato il 6 Luglio 2011 - 12:27| Aggiornato il 1 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In tredici giorni si decide il destino dello scudetto 2006. E’ sempre una tristezza quando il risultato sportivo non dipende dal campo: tuttavia, il supplemento di istruttoria del Consiglio Federale, chiarirà a tavolino se, come è possibile, l’Inter potrà fregiarsi ancora di quella vittoria, precedentemente attribuita alla Juventus. Oppure, succederà l’incredibile e cioè che la Roma champagne di Spalletti, allora quinta classificata poi diventata seconda per le penalizzazioni di Milan, Juve e Fiorentina, sarà premiata del tardivo riconoscimento al suo bel gioco e alla sua lealtà? Primi, anche a tavolino, embé, sognano già i tifosi della Magica.

Lo scenario più verosimile, ad onor del vero, è un altro: il 2006 consegnato alla storia e agli almanacchi del calcio come “annus horribilis” delle partite condizionate e senza scudetto assegnato a nessuno. Alla faccia di chi, almeno, ha provato a giocarlo (per onestà o debolezza politica), senza utilizzare le telefonate proibite ad arbitri e designatori.

Questo scudetto “vuoi vedere che alla fine appartiene a tutti?”, minimizza Claudio Lotito, il presidente della Lazio, che ha mangiato la foglia e un tantinello preoccupato lo è davvero. Vuoi vedere che… Bruno Conti, dirigente e bandiera della Roma, non ha dubbi: se c’era una squadra che quello scudetto lo meritava davvero, quella era proprio la Roma.

Sulle radio romane è stata accesa la miccia. Il dibattito infuocato divide due fazioni agguerrite. Unite solo dalla convinzione che lo “scudetto degli onesti”, espressione usata illo tempore dal presidente dell’Inter Massimo Moratti e che ora, relazione di Palazzi alla mano, suona così fuori luogo,  la Roma l’ha già vinto. Una linea di pensiero attraversa i fautori del “pijamose quello scudetto”, un ragionamento fondato sui precedenti: se il primo decade si premia il secondo, se decade il secondo…Non succede, ma se succede, verrebbe da dire. Il secondo fronte non cede dal punto di vista della dignità, non vuole regali istituzionali. Quelli che dicono “gli scudetti si vincono solo in campo” sostengono anche che senza festeggiare non è vittoria. Insomma non è che ti affibbiano il campionato 2006 e vai a folleggiare al Circo Massimo. Certo, però, quelle 11 vittorie consecutive…Quel che è stato è stato, è meglio guardare avanti.