Super Champions, ecco come funziona. Campionati il mercoledì, diventano la Serie B

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Maggio 2019 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA
Super Champions League, ecco come funziona. Campionati il mercoledì, diventano la Serie B

Super Champions, ecco come funziona. Campionati il mercoledì, diventano la Serie B (foto d’archivio Ansa)

ROMA – “La riforma che è stata pensata al momento non consente un futuro sereno per i grandi campionati europei”. Vale a dire Premier, Liga, Bundesliga e, naturalmente, la nostra serie A. E la preoccupazione non a caso è quella di Luigi De Siervo, ad della Lega di serie A, mentre la riforma è quella in mente e in animo dell’Uefa e dell’Eca, l’associazione dei club europei. Una riforma che, come il nome – SuperChampions – che l’accompagna rende evidente, punta ad ingrandire ed ingrassare le coppe europee, Champions League in testa, svuotando i campionati nazionali.

Gli schieramenti in questa vera e propria guerra che solo ora arriva al grande pubblico, con lo sciopero minacciato dallo stesso De Siervo, ma che da tempo muove sotterranea sono abbastanza intuitivi. Da una parte i grandi campionati, ma non i piccoli che con le novità avrebbero da guadagnare, asserragliati in una trincea difensiva e, dall’altra, l’Uefa e i grandi club. In mezzo, nemmeno a dirlo, i soldi. Tanti.

Tanto per dare qualche numero, la Champions League di oggi, il più ricco torneo continentale, muove poco più di 3 miliardi di euro, la Premier League ha ricavi per 5,3 miliardi di euro davanti a Liga (2,9 miliardi), Bundesliga (2,8 miliardi) e Serie A (2,1 miliardi). Numeri grandi, enormi, ma piccoli. Il basket americano, l’Nba, ne muove 14 e in doppia cifra è anche l’Nfl. Si può fare di meglio, dunque. O almeno questo è il pensiero di Uefa e grandi club.

Si può fare di meglio con un torneo europeo che metta di fronte i club più ricchi e noti, e quindi più attrattivi per il pubblico, il più spesso possibile. Più partite uguale più guadagni. Il numero degli incontri possibili non è però infinito e, se aumentano quelli europei, inevitabilmente dovranno diminuire quelli nazionali. Nel numero o nell’interesse. Probabilmente in entrambi. La ricetta, o il progetto, dovrebbe vedere la luce tra cinque anni: nel 2024.

L’accesso alla cosiddetta Superchampions non sarebbe affidato al solo piazzamento in campionato, come avviene adesso, ma ad un meccanismo ancora non stabilito che oscilla tra l’ingresso ad inviti ed un coefficiente correttivo di tipo storico legato alle vittorie e ai piazzamenti del passato. Vi parteciperebbero 32 squadre e nessuna nazione avrebbe diritto a più di 5 squadre, almeno in partenza. Spariranno i turni preliminari e cambieranno i gironi che saranno 4, da 8 squadre. Tutte le partecipanti giocheranno quindi un minimo di 14 partite in stagione.

Ma la vera novità è che la Champions futura sarà o sarebbe un torneo sostanzialmente autonomo, con l’Europa League 1 che diventerebbe una sorta di Serie B rispetto alla nostra serie A e l’Europa League 2 una sorta di serie C, l’unica tra l’altro che consentirebbe l’ingresso dai vari campionati nazionali. Andrebbero infatti agli ottavi di finale (partite di andata e ritorno, eventuali supplementari e calci di rigore) le prime 4 squadre di ogni girone, mentre le quinte classificate si qualificherebbero direttamente per la Champions dell’anno successivo.

Le seste e settime giocherebbero dei play-out per decidere le 4 squadre che si qualificherebbero, anche loro, direttamente per la Champions dell’anno seguente e così via mentre, dai campionati nazionali, arriverebbero solo 4 squadre in Europa League 2. Questo farebbe lievitare i fatturati della Superchampions, che però drenerebbe buona parte dei maggiori introiti dai vari campionati nazionali, facendo diventare le squadre ricche sempre più ricche e le piccole e medie sempre più povere. Da qui la contrarietà delle principali leghe europee al progetto Superchampions.

“Questa riforma – ha detto De Siervo – ridurrebbe non tanto e non solo i ricavi dei club che verrebbero dimezzati (…) ma soprattutto verrebbero destinati all’irrilevanza i nostri campionati privandoli della possibilità di fornire l’accesso alle Coppe, gran parte delle partite non avrebbero alcun significato sportivo: non è solo un tema di soldi ma soprattutto che il nostro campionato diventerebbe poco più rilevante di una coppa Nazionale”.

Le varie leghe minacciano scioperi e si dichiarano “storicamente” unite, ma di fronte, oltre ai maggiori club, hanno l’Uefa e i campionati più piccoli, che vedono di buon occhio la novità che gli garantirebbe maggiori introiti. Uefa ed Eca sono pronte a trattare, dicono sino a fine anno, anche se le linee guida della riforma di fatto sono pronte. L’Uefa incontrerà a Budapest, il 17 maggio, le 55 Federazioni europee, mentre Andrea Agnelli (presidente della Juventus ma anche dell’Eca) ha convocato a giugno, a Malta, tutti i club che fanno parte dell’Eca. Per quel che riguarda il calcio italiano oltre alla Juventus anche Milan, Roma e Inter sono a favore della riforma. Sarà una battaglia durissima. Le carte migliori le hanno il presidente dell’Uefa Aleksander Čeferin e quello bianconero, Agnelli.