Fedez e la Rai, la telefonata e l’intervento al Concertone: censura o no? Alla fine ha detto quello che voleva

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 3 Maggio 2021 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Fedez e la Rai, la telefonata e l'intervento al Concertone: censura o no? Alla fine ha detto quello che voleva

Fedez e la Rai, la telefonata e l’intervento al Concertone: censura o no? Alla fine ha detto quello che voleva (Foto da video)

Fedez e la Rai, la telefonata pubblicata sui social e l’intervento al Concertone. Negli ultimi due giorni quasi non si parla d’altro. Ognuno dice la sua, ma si tratta di opinioni. Ma resta un dubbio: si è trattato di censura oppure no?

Sulla questione si stanno esercitando anche gli esponenti politici. Il Pd, alla disperata ricerca di un leader, ha messo il cappello. Tentativo di censura, Fedez è una vittima del Sistema. Anche M5s, per bocca di Di Maio, ha parlato di censura inaccettabile per un Paese democratico.

Resta però un dato di fatto: Fedez sul palco del Primo maggio ha detto esattamente quello che voleva. Quindi, tecnicamente, censura non c’è stata. Ha attaccato gli esponenti leghisti che si sono espressi contro le unioni gay e l’omosessualità più in generale.

La telefonata di Fedez: un pericoloso precedente

Fedez ha deciso di “sputtanare” la Rai, pubblicando il video della telefonata ricevuta da alcuni funzionari della tv di stato. Che lo invitavano a rivedere e ripulire il proprio intervento. Che parlano di inopportunità nel pronunciare quelle frasi e, soprattutto, di fare nomi e cognomi.

Sulla questione Fedez ha probabilmente ragione, anzi ha sicuramente ragione. Il suo intervento non è offensivo, si limita a mettere in ordine frasi dette pubblicamente (in piazza o via social, ormai cambia poco) da esponenti politici.

C’è però un altro punto: la telefonata è un pericoloso precedente. Tralasciando le questioni giuridiche, è pericoloso in termini etici. Perché adesso Fedez rischia di essere “ricattato” sullo stesso terreno. Adesso gli si potrà chiedere di rendere pubbliche le telefonate di tutto ciò che lo riguarda. Contratti pubblicitari, iniziative pubbliche, etc. Non vogliamo mettere sullo stesso piano interventi pubblici e vicende private.

Ma quando un personaggio pubblico (e con tutto quel potere mediatico) si erge a paladino della libertà e rende pubbliche conversazioni private, si mette in gioco. E si mette nella condizione di essere attaccatto da chi vorrebbe che, per coerenza, rendesse pubblici anche altri aspetti della sua vita. La coerenza è una brutta bestia, ti obbliga a tenere un profilo lineare, ti rende facile obiettivo. Fedez ha imboccato questa strada, e ora vedremo cosa succederà.

Personalmente, preferisco ricordare Fedez che raccoglie soldi per le terapie intensive e per i lavoratori dello spettacolo.

Il discorso di Fedez sul palco del Concertone

Fedez, momento del massimo ascolto, dal palco del Concertone, si esprime liberamente puntando il dito in particolare contro il senatore leghista Ostellari, “reo” di ostacolare il ddl Zan. E contro tutto la Lega, citando frasi omofobe con nomi e cognomi. (“Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria; “I gay? che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”, Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega Reggio Emilia; “I gay vittime di aberrazioni della natura, Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri regionali Lombardia”; “I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie”, Alberto Zelger, consigliere della Lega Nord a Verona; “Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza”, Stella Khorosheva, candidata leghista; “Fanno le iniezioni ai bambini per farli diventare gay”, candidata della Lega Giuliana Li Vigni).

Fedez pubblica il video della telefonata con la Rai

Ma la polemica si concentra sull’accusa alla Rai e dopo che Rai3 respinge al mittente l’accusa di censura preventiva, il cantante pubblica un video che riprende la telefonata. “Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad “adeguarmi ad un SISTEMA” dicendo che sul palco non posso fare nomi e cognomi”.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev.