Fedez pubblica la telefonata della Rai, in cui gli chiedono di cambiare il testo dell’intervento al Concertone VIDEO

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 3 Maggio 2021 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA
Fedez pubblica la telefonata della Rai, in cui gli chiedono di cambiare il testo dell'intervento al Concertone VIDEO

Fedez pubblica la telefonata della Rai, in cui gli chiedono di cambiare il testo dell’intervento al Concertone (Foto da video)

Fedez pubblica la telefonata con la Rai. Quella che secondo lui è la prova della censura (tentata) al Concerto del Primo Maggio. Quella in cui alcuni funzionari della Rai lo invitano a modificare il testo del suo intervento.

Nel quale il rapper ricorda esponenti della Lega che hanno detto frasi anti gay. I dipendenti della Rai provano a fargli cambiare idea, dicendo “che non è il contesto adatto” per dire quelle cose. Fedez si arrabbia e chiede spiegazioni, alla fine leggerà proprio quel testo.

Dal palco del Concertone, dirà di aver subito un tentativo di censura. Quando la Rai risponde, Fedez pubblica il video con la telefonata in diretta.

Fedez e la telefonata con la Rai prima del Concerto del Primo Maggio

Fedez su Instagram racconta la sua versione dei fatti: “E’ la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione purtroppo che non c’è stata in prima battuta o meglio, dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi e di edulcorare il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo Maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutte le responsabilità e le conseguenze di ciò che dico e faccio”.

Il discorso di Fedez sul palco del Concertone

Poi nel momento del massimo ascolto, dal palco, si esprimerà liberamente puntando il dito in particolare contro il senatore leghista Ostellari, “reo” di ostacolare il ddl Zan. E contro tutto la Lega, citando frasi omofobe con nomi e cognomi. (“Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria; “I gay? che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”, Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega Reggio Emilia; “I gay vittime di aberrazioni della natura, Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri regionali Lombardia”; “I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie”, Alberto Zelger, consigliere della Lega Nord a Verona; “Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza”, Stella Khorosheva, candidata leghista; “Fanno le iniezioni ai bambini per farli diventare gay”, candidata della Lega Giuliana Li Vigni).

Fedez pubblica il video della telefonata con la Rai

Ma la polemica si concentra sull’accusa alla Rai e dopo che Rai3 respinge al mittente l’accusa di censura preventiva, il cantante pubblica un video che riprende la telefonata. “Ecco la telefonata intercorsa ieri sera dove la vice direttrice di Rai 3 insieme ai suoi collaboratori mi esortano ad “adeguarmi ad un SISTEMA” dicendo che sul palco non posso fare nomi e cognomi”.

La Rai risponde a Fedez

La battaglia scavalla la notte e nella mattina del 2 maggio la Rai interviene nuovamente per dire che la direzione di Rai3 ”non mai chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al concerto del Primo Maggio – richiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto”. Più tardi lo ripete con fermezza anche l’ad Fabrizio Salini, spiegando ”di non aver mai censurato Fedez né altri artisti né di aver chiesto testi per una censura di qualsiasi tipo. Questo deve essere chiaro, senza equivoci e non accettiamo strumentalizzazioni che possano ledere la dignità aziendale e dei suoi dipendenti. Di certo in Rai non esiste e non deve esistere nessun “sistema” e se qualcuno, parlando in modo appropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso. Su questo assicuro che sarà fatta luce con gli organizzatori”.

Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev.