Rai, falsi notturni: giornalisti intoccabili, ci vuole la Procura

Pubblicato il 11 Aprile 2013 - 12:51| Aggiornato il 6 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Rai, falsi notturni: giornalisti intoccabili, ci vuole la Procura. La notizia è che agenti della Polizia hanno perquisito gli uffici della sede Rai a Viale Mazzini, prelevando le carte sugli stipendi dei giornalisti direttamente all’Ufficio Personale. Il corollario inquietante è che per venire a capo dell’incresciosa ipotesi (è un reato) secondo cui un nutrito gruppo di “stelle” del servizio pubblico barava sui turni per guadagnare di più,  l’audit, l’indagine imposta dal direttore generale, non è servito a niente. Pure in presenza di elementi fondati sul raggiro. Non c’è niente da fare: il contratto  giornalistico parla chiaro, le garanzie sindacali anche, contro i “furbetti” è impossibile procedere. Di qui, per disperazione, la trovata finale, il ricorso al magistrato.

“I giornalisti onesti del Tg1”. E’ la strana firma del mittente di una lettera anonima che il 21 novembre 2012 viene recapitata ai vertici della Rai, alla Corte dei Conti e alla Procura di Roma. Dice l’anonimo: 35 grandi firme si assegnano presenze inesistenti per lucrare stipendi più alti. La notizia arriva anche alla stampa, il dg Gubitosi avvia l’indagine interna. Si scopre che sui 10 dei 35  giornalisti su cui  ci si è concentrati, i sospetti si rivelano più che fondati.

Il badge ballerino. Per esempio (apprendiamo da Repubblica dell’11 aprile) un volto molto noto della tv avrebbe lavorato 78 giornate in tre mesi, delle quali 76 con il benefit del lavoro notturno (se entri prima delle 5 e 30 prendi il 25% in più al giorno, se esci dopo le 23 e 30 il 20% in più, 16 notturni valgono un mensile parecchio più pesante). Il badge del giornalista dice cose molto diverse: al momento dello scatto del surplus, sovente il titolare se ne stava a casa o da qualche altra parte, ma non in Rai.

L’idea di chiamare la Procura. Le prove raccolte durante i tre mesi di audit interno descrivono un malcostume radicato. Ma i risultati non possono essere resi pubblici senza infrangere una miriade di codici a tutela dei giornalisti incriminati. Che fare? Il dg Gubitosi si rivolge all’avvocato, in particolare allo Studio Severino, quello del ministro della Giustizia e fra i papabili al Quirinale. L’avvocato Maurizio Bellacosa consiglia di rompere gli indugi e contrattaccare coinvolgendo la Procura di Roma, la stessa che aveva già aperto un fascicolo. Solo che prima l’indagine era circoscritta a 35 nomi. Adesso, l’irruzione della Polizia negli uffici Rai sembra preludere a una catastrofe imminente: tutti i giornalisti Rai sono finiti sotto osservazione. Occhio al badge.