Rai: Campo Dall’Orto 650mila, Maggioni 366mila. Il trucco…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Settembre 2015 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Rai, stipendi dirigenti: Campo Dall'Orto-Maggioni, no tetto

Rai, stipendi dirigenti: Campo Dall’Orto-Maggioni, no tetto

ROMA – Quanto guadagnano i vertici Rai? Il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto prenderà 650mila euro all’anno, ma senza bonus. La presidente Monica Maggioni in totale 366 mila euro. E il tetto di 240mila euro ai dirigenti pubblici? Aggirato, grazie a un escamotage spiegato da Stefano Feltri e Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano.

In parole povere, per aggirare i paletti, è bastato che l’azienda emettesse un bond e lo quotasse in Borsa. Mandando in fumo, spiegano i giornalisti, i propositi di austerity dell’ex dg Luigi Gubitosi.

Scrivono Feltri e Tecce: Il 20 maggio 2015, due giorni dopo che Gubitosi aveva convocato i dirigenti per tagliare i loro stipendi a 240 mila euro, l’agenzia Reuters comunica che la Rai ha avviato il collocamento di un bond da 350 milioni. Addio tetto: è la falla (voluta) nella legge sugli stipendi pubblici, l’azienda che emette un bond sui mercati quotati viene trattata come Enel, Finmeccanica, Eni, aziende a controllo pubblico ma le cui azioni sono negoziate in Borsa, con molti azionisti privati nel capitale.

E che quindi, è il ragionamento, devono essere libere di cercare i migliori top manager, pagando la tariffa di mercato, sempre superiore a 240 mila euro. La Rai è tutta in mano al Tesoro e, si vede bene in questi giorni, sotto il diretto controllo della politica.Il mercato non c’entra nulla nella scelta dei vertici. Ma basta un bond e salta ogni tetto.

Feltri e Tecce parlano anche della difesa dell’azienda: Dalla Rai fanno notare due cose: che il bond non è stato emesso per far saltare i limiti ai compensi, bensì per ristrutturare l’oneroso debito della Rai. Un’operazione decisa molti mesi prima dell’entrata in vigore dei limiti alle retribuzioni, grazie al rating concesso dall’agenzia Moody’s l’azienda della tv pubblica paga ora un interesse molto basso, l’1,5 per cento e deve osservare anche gli stessi obblighi di trasparenza delle società quotate (più o meno, perché non c’è traccia di una relazione sulle politiche di remunerazione, con gli stipendi spiegati nel dettaglio).

Seconda osservazione da Viale Mazzini: i due top manager guadagnano comunque molto meno di loro omologhi di altre società a controllo pubblico prive di tetto. Vero, ma si può osservare, incassano comunque molto di più di quanto avrebbero avuto se le ultime direttive di Gubitosi fossero rimaste in vigore.