Beppe Grillo Blog: “Isole plastica nell’Oceano formate dai rifiuti che gettiamo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Gennaio 2014 - 18:23 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo Blog: "Isole plastica nell'Oceano formate dai rifiuti che gettiamo"

Beppe Grillo Blog: “Isole plastica nell’Oceano formate dai rifiuti che gettiamo”

ROMA – “Un’immensa isola di plastica formata dai rifiuti gettati in mare negli ultimi 50 anni si è formata nell’oceano”. Rifiuti di plastica che si accumulano negli anni e che si sostituiscono al plancton, mettendo a rischio la salute dei mari. Questa la teoria di Nicolò Carnimeo espressa sul blog di Beppe Grillo e nel video “Il continente di plastica”.

Sul blog di Beppe Grillo, il professore universitario Carnimeo parla del “Graet Pacific Garbage Patch”, ovvero un’isola formata da rifiuti trasportati dalle correnti dell’oceano e depositati in alcuni punti dove la plastica ristagna e mette a rischio gli ecosistemi marini:

“Il mio viaggio nel mare di plastica è partito a Londra, dove ho incontrato chi ha scoperto il “Great Pacific Garbage Patch”, che cosa è? È un’immensa isola formata da tutti i rifiuti di plastica che abbiamo gettato negli ultimi 50 anni. Il mare, attraverso le correnti, li fa convergere in alcuni punti e lì restano e forse resteranno per sempre.

Questo comandante si chiama Charles Moore. Siamo andati insieme a vedere l’isola di plastica. Nel mio libro “Come è profondo il Mare” (Ed. Chiarelettere) la chiamo l’isola che non c’è, perché in effetti è formata da miliardi e miliardi di piccolissimi frammenti diventati pulviscolo, perché la plastica in mare si frantuma, si degrada. Perché sono così pericolosi? Perché imitano il plancton, la base della catena alimentare. I pesci poi si mangiano, dal più piccolo al più grande, e i frammenti di plastica entrano nella catena alimentare e arrivano fino a noi, con quali conseguenze ancora non sappiamo”.

Per scoprire queste isole basta calare una rete nel mare e filtrarne le acque, spiega Carnimeo, che nel video di aver viaggiato dall’oceano al Mediterraneo:

“Ho partecipato a una spedizione scientifica che si chiama “Expedition M.e.d.” e abbiamo scoperto una cosa devastante, nel nostro Mediterraneo, che è un mare chiuso, di plastica ce ne è ancora di più! Miliardi e miliardi di microframmenti. La stessa sabbia dove camminiamo, ormai è di plastica. Fate una prova, prendete una specie di rastrello, quello che usano i bambini per giocare e guardate quanti microframmenti ci sono!”.

Carnimeo spiega che la plastica deriva dai milioni di oggetti che ogni giorno vengono gettati nei rifiuti, ma ben altri veleni sarebbero nei nostri mari:

“La plastica non è l’unico elemento che sta devastando i nostri mari, e poi noi, come abbiamo visto, c’è anche il mercurio. Me ne sono accorto sul Gargano quando sette giovani capodogli si sono spiaggiati. Erano dei giovani capodogli nati e cresciuti nel Mediterraneo. Qualcosa di terribile li ha spinti a correre verso le coste del Gargano, sette giorni, nuotando incessantemente senza mangiare, per morire lì. Tutte le cause non si sanno, ma sicuramente una è certa: il mercurio! Quando si analizzano i tessuti dei capodogli si trovano tutti gli inquinanti che noi sversiamo in mare, tra questi il mercurio è tra i più pericolosi. Abbiamo due tipologie di rischio, una quando c’è un inquinamento specifico, cioè c’è una fabbrica inquinante che sversa mercurio in una determinata zona e l’altra per la generalità dei consumatori”.

Anche il tritolo è uno dei veleni rinvenuti in mare, dice Carnimeo:

“E poi nel mio lungo viaggio, parlo anche di tritolo, degli arsenali bellici che sono stati sversati in mare, sì, perché il mare pensiamo che sia la nostra discarica, solo perché le cose non le vediamo più, e invece le bombe restano lì, gli armamenti pure, tutto ciò che viene sversato in mare, come in Giappone a Fukushima, dopo l’incidente della centrale nucleare, prima o poi ci ritornerà indietro!”.