Berlusconi, cosa può succedere a Silvio? Grazia, pena… le sette strade

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Agosto 2013 - 06:24 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi, cosa può succedere a Silvio? Grazia, pena... le sette stradeROMA – Un incrocio con sette strade. Silvio Berlusconi nel mezzo. Pena, clemenza, incandidabilità… sono solo alcune delle vie percorribili.

Dino Martirano per il Corriere della Sera, illustra cosa può succedere ora a Berlusconi alla luce degli effetti della sentenza e di un eventuale intervento di Giorgio Napolitano.

1 – Gli arresti domiciliari o i servizi sociali

La Cassazione ha condannato Berlusconi a 4 anni di carcere per frode fiscale. La pena da eseguire è stata ridotta a un anno per effetto dell’indulto per cui anche il Cavaliere (grazie al decreto svuotacarceri) rientra tra quei condannati che possono optare tra la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali. L’ex premier ha detto che è pronto ad andare in carcere ma anche il capo dello Stato ha dovuto ribadire che «la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva arrogatagli e sancisce precise alternative che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto». Se Berlusconi non eserciterà l’opzione, il 15 ottobre il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati adotterà una seconda sospensione dell’ordine di carcerazione per consentire al magistrato di sorveglianza di Milano di ordinare d’ufficio (decisione presa de plano senza convocazione delle parti) la detenzione domiciliare. Berlusconi ha eletto domicilio in via del Plebiscito per cui sarà il magistrato di sorveglianza di Roma a stabilirne le modalità: come successo per Gianstefano Frigerio (Forza Italia), Berlusconi potrebbe essere autorizzato a partecipare alle sedute del Senato (sempre che prima non scatti la decadenza).

 2 – Il Senato è a rischio

La decadenza da senatore per incandidabilità sopravvenuta è il primo scoglio che deve affrontare Berlusconi anche perché — come ha precisato Dario Stefano, presidente della giunta delle Elezioni del Senato — «l’eventuale grazia che potrebbe concedere Napolitano non c’entra nulla ai fini dell’incandidabilità perché la grazia interverrebbe sulla esecuzione della pena principale e non sugli effetti della condanna». La condanna a 4 anni per frode fiscale, dunque, fa scattare la scure della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione) che stabilisce la incandidabilità (e quindi la decadenza per gli eletti) dei condannati a pene superiori ai due anni. Lunedì 9 settembre, la giunta del Senato ascolterà il relatore Augello (Pdl) che ha tre strade davanti a sé: 1) chiedere la decadenza di Berlusconi; 2) chiedere la convalida della sua elezione; 3) rimettersi alla giunta e chiedere un supplemento di istruttoria. Nel primo caso, se la giunta approva la decadenza, si apre un procedimento di contestazione a Berlusconi che avrà 10 giorni per le controdeduzioni e la possibilità di essere ascoltato in udienza pubblica. La decisione della giunta (presa in camera di consiglio) passa poi all’aula che vota entro 30 giorni. Nel secondo caso (convalida), la proposta se accolta dalla giunta passa all’aula; se invece la convalida è bocciata, si cambia relatore.

3 – Ma potrebbe restare la sanzione accessoria

La grazia è una prerogativa del capo dello Stato che, però, è stato chiarissimo: «La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere… si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda». Dunque, resta da vedere se Silvio Berlusconi ha intenzione di avviare con un passo formale il percorso indicato da Giorgio Napolitano che, eventualmente, dopo un’approfondita istruttoria, porterebbe alla concessione di un atto di clemenza individuale. Uno degli avvocati di Berlusconi, Piero Longo, ha detto (e poi ritrattato) che Berlusconi prima o poi chiederà la grazia: «Bisognerà vedere che tipo di provvedimento di clemenza verrebbe concesso». Agli avvocati del Cavaliere, infatti, interessa molto che l’effetto di un’eventuale grazia presidenziale riguardi anche la pena accessoria (che deve essere ancora ricalcolata dalla corte d’appello di Milano) dell’interdizione dai pubblici uffici. La nota di Napolitano, invece, si riferisce a un «eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale».