Appello pro Gaza a Venezia, Carlo Verdone: "Io messo in mezzo. Mai firmato per l'esclusione di Gadot e Butler" (foto Ansa-Blitzquotidiano)
“Diciamo la verità, mi hanno messo in mezzo”: i romani capiscono al volo cosa voleva dire Carlo Verdone a Valerio Cappelli del Corriere della Sera a proposito dell’appello per Gaza che si è rivelato una lista di proscrizione per i due attori Gal Gadot e Gerard Butler quali soggetti non graditi a Venezia in occasione della Mostra del Cinema.
La lista dei 1.500 attori e registi italiani
“Mettere in mezzo”, traduciamo, e cioè essere coinvolti a propria insaputa, quando non essere presi in giro o peggio da altri in combutta. In questo caso ci riferiamo alla lista dei 1.500 attori e registi italiani che si sono trovati a rispondere della richiesta di ritirare l’invito a Gerald Butler e Gal Gadot.

Verdone spiega come è andata. “Mi ha chiamato Silvia Scola, la figlia di Ettore Scola, chiedendomi se volevo firmare un appello contro quello che sta accadendo a Gaza, che va condannato in tutti i modi, nell’ambito della Mostra, manifestando a una platea ampia la sensibilità del cinema, che non è chiuso nell’indifferenza. E ho firmato. In un secondo momento i promotori pro Palestina hanno aggiunto i nomi di quei due attori”.
Si capiscono imbarazzo e delusione per quella che voleva essere solo una presa di posizione umanitaria. E non la partecipazione a un tribunale delle idee.
“Forse da parte mia c’è stato un attimo di superficialità, sai come vanno queste cose, ti dicono ha già firmato questo e quello, ma, ripeto, Gadot e Butler non c’erano sotto quello che ho sottoscritto. Quei due non sono gente che tira le bombe, sono attori come me. Gadot è israeliana, ha prestato il servizio militare, lo fanno tutti lì”.
