Sicurezza contro patrimoniale, la gara perla leadership della sinistra si giocherà su queste due parole chiave. Dietro ci sono i due aspiranti alla guida del campo largo. Il post grillino Giuseppe Conte, che ha imboccato la strada della sicurezza, paura che unisce ricchi e poveri, abbandonando almeno per ora il reddito di cittadinanza, anche alla luce del fallimento elettorale in Calabria. E la neo comunista Elly Schlein, che ha scelto come bandiera la patrimoniale a livello europeo. Per la serie vorrei ma non posso ma intanto semino invidia e odio. : “Redistribuzione delle ricchezze sia al centro del dibattito” scrive Dario Del Porto su Repubblica, come dire voi lavorate che poi mi prendo la mia parte, visto che per la Schlein sei ricco se hai uno stipendio da 2700 euro al mese e magari possiedi un appartamento. La spaccatura a sinistra è segnalata da Luca De Carolis e Wanda Marra sul Fatto. Conte parla di sicurezza in questi termini: Bisogna rendersi conto che c’è un problema sicurezza nei grandi centri urbani e nelle periferie, e non è un tema di destra o di sinistra, non ha colore politico”. E aggiunge: “Per quanto riguarda noi, che siamo una forza progressista indipendente, una patrimoniale non è all'ardine del giorno”. Al contrario Schlein, “sull’onda della vittoria di Zahran Mamdani a New York, (ri)parla di una patrimoniale europea per i più ricchi, così facendo gongolare Giorgia Meloni (E rassicurante sapere che con la destra al governo le patrimoniali nonvedranno mai la luce”. Evidentemente nessuno ha detto a Schlein che fra i primi gesti del musulmano Mamdani è stata la richiesta di restare al suo posto di capo della Polizia di New York all’ebrea Jessica Tisch. Conte rilancia: "Bisogna al più presto ripristinare la procedibilità d'ufficio per farti e scippi. Il governo fa la voce grossa, ma poi 22 borseggiatori a Venezia non si presentano all’interrogatorio preventivo previsto dalla norma valuta dal ministro della Giustizia, Nordio”. La sua vice Chiara Appendino, ex sindaco di Torino, ha rilanciato sul tema con una lettera a Libero, dove ha raccontato la sua proposta per un fondo per le politiche integrate di sicurezza urbana. Ma il tema sicurezza va forte anche a sinistra, dove non ha problemi a parlare di sicurezza, fino a giungere ad attaccare MeIoni perché avrebbe fatto troppo poco, è Silvia Salis, Sindaco di Genova che in un sondaggio di Bimedia per Genova Today risulterebbe vincitrice in caso di primarie con Conte e Schlein - Blitzquotidiano.it (Silvia Salis nella Foto Ansa)
Nel corso di un’intervista con La Stampa, la sindaca di Genova, Silvia Salis, ha parlato dell’importanza di avere un fronte comune in ambito politico sull’importanza dell’educazione all’affettività. Questo alla luce degli insulti sessisti ricevuti dalla prima cittadina via social, da lei denunciati in Consiglio Comunale. “Non crede ci sia una resistenza culturale?”, le viene chiesto. “Se pure c’è nel Paese – risponde Salis- non dovrebbe esserci nella politica, che ha la sindrome del taglio del nastro: agisce solo quando può vedere i risultati. La violenza nasce dalla debolezza. Quando le persone non vengono allenate al ragionamento, diventano violente. Se non sono abituato a gestire una donna di potere, allora, le do della puttana. Un’educazione sessuo-affettiva, almeno quella che io auspico, ti imporrebbe di domandarti perché apostrofi così quella donna, anziché dirle che non ti piace il suo lavoro: al posto di metterla in discussione, la delegittimi e basta, perché vuoi annientarla, e vuoi annientarla perché non la riconosci”.
L’appello a Meloni e Schlein
Sul fatto che la premier Meloni denunci la violenza sessista molto meno rispetto a quanto denuncia gli attacchi al suo operato, Salis aggiunge: “Perché il populismo di destra ha identificato il femminismo con le donne di sinistra”. La sindaca lancia quindi un appello alle donne in Parlamento, da Meloni a Schlein. “Affinché insistano per un fronte comune e, soprattutto, affinché coinvolgano i colleghi: questa battaglia riguarda tutti. Ci dobbiamo investire centinaia di milioni di euro perché finché ci sarà un Paese dove metà della popolazione andrà a un terzo della velocità a cui potrebbe andare, saremo un Paese affaticato e in ritardo”, conclude.
