Scontro tra Governo e giudici, ci risiamo. A sinistra si ride ma occhio al referendum (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Ci risiamo. Una sentenza della corte d’appello di Torino sconfessa una decisione del ministro Piantedosi e torna ad affacciarsi sulla scena politica il dissenso (eufemismo) tra la magistratura e il governo. La destra grida allo scandalo, la sinistra sorride e ritiene che il provvedimento dei giudici di Torino si può criticare, ma non cancellare. Così, l’imam Mohamed Shahin torna libero e può lasciare il centro di permanenza per i rimpatri di Caltanissetta e tornarsene tranquillamente a casa dove lo aspettano i suoi due figli. Perchè il ministro Matteo Piantedosi lo aveva spedito in quel luogo in attesa di vederlo fuori dai nostri confini? Perchè aveva pubblicamente spiegato durante un incontro (leggi comizio) che l’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele era una manifestazione di resistenza, non un vero e proprio massacro.
Ora, bisogna innanzitutto specificare che cosa voglia dire Imam: è il capo religioso dei mussulmani, non una persona qualunque. Per questa ragione il ministro degli Interni aveva ritenuto che le sue (di Shahin) erano espressioni assai gravi e quindi non potevano essere tollerate. Trasferimento in Sicilia e poi al suo paeseAnche stavolta la magistratura si è messa di traverso e dopo un breve periodo ha deciso che quel che aveva detto Shahin non era grave, erano soltanto parole per cui non si poteva considerare una persona pericolosa. “Libertà di espressione”, null’altro.
Si ricomincia da capo, insomma, perchè è già stato deciso dall’esecutivo che si ricorrerà in Cassazione per “far trionfare la giustizia”. È chiaro che un avvenimento del genere non poteva passare sotto silenzio e riaccendere le fiamme di un pericolosissimo dissidio tra due poteri dello Stato. Piantedosi non reprime il suo sconcerto: “Tutto questo non vuol dire soltanto istigare il terrorismo, ma giustificarlo”. Giorgia Meloni è chiara a proposito, parole dure senza peli sulla lingua: “Con questi giudici è impossibile garantire la sicurezza”.
Naturalmente, la sinistra è di tutt’altro avviso: ricorda le manifestazioni pro Pal che si erano organizzate dopo la decisione di espellere l’Imam e l’atteggiamento del vescovo di Torino contrario a quel che aveva deciso Piantedosi.
In pratica, ancora una volta su un argomento così delicato come quello di una “guerra” tra magistratura e politica, le forze politiche hanno eretto le barricate invece di andare alla ricerca di un quid che possa risolvere questo annoso problema. Non dimentichiamo che quanto stabilito dai giudici di Torino altro non è che una nuova pedina che si incastra nella riforma della giustizia. In primavera, finalmente il popolo sovrano stabilirà con il voto chi è dalla parte della ragione e chi del torto.
Saranno mesi durissimi perchè l’opposizione è convinta che con il referendum si potrà dare una spallata al governo Meloni. Il “no” significherebbe mollare un ceffone all’esecutivo prima di dargli il definitivo ben servito nelle elezioni politiche del 2027. “Sono soltanto inutili speranze”, reagisce la maggioranza, “perché l’opinione è stanca di stare alla mercè di una magistratura politicizzata. Forse solo una parte, per fortuna, ma agguerrita e caparbia nel difendere le proprie idee”.
Anche l’informazione (purtroppo) risente di questo stato di cose: a destra si parla di una nuova incomprensibile ingerenza delle toghe rosse negli affari della politica; a sinistra basterà citare i titoli a caratteri cubitali di tre giornali non proprio “vicini” al governo. Eccoli: “Bocciato il blitz di Piantedosi”; “Smentite tutte le accuse contro L’Imam”; “Piantedosi KO”. Bisogna arrendersi: fino alla primavera la campagna elettorale dei “no” e dei “sì” (perchè di questo si tratta) non avrà un attimo di tregua. Non ci saranno solo prigionieri, anche qualche ferito grave. La comunità ebraica di Roma è preoccupata. “Si mette in pericolo la nostra vita” o, ancora. “In questa maniera non si aprono le porte delle celle, ma i cancelli del caos”.Andare oltre non si può.
La speranza di una pace tra Ucraina e Russia non ha però placato il furioso dissenso che divide maggioranza e opposizione e a finire nell’occhio del ciclone è ancora una volta Elly Schlein. I riformisti del Pd che durante l’assemblea domenicale del partito si sono astenuti, hanno però divulgato alcune cifre non proprio favorevoli alla segreteria. I membri presenti avrebbero dovuto essere 740, i votanti sono stati 246, gli astenuti 61. Mancava il numero legale? Chi non vede di buon occhio la Schlein non ha dubbi. Per ora hanno dovuto reclinare la testa. Fino a quando?
A destra, si tocca il cielo con le dita per il successo della festa di Atreju. Era presente quasi tutto il mondo e della gente “in”. Con Giorgia Meloni che “ha saputo dare ancora un saggio della sua diplomazia”. Lo storico Giordano Bruno Guerri ritiene che sia ridicolo dare della fascista alla premier. “È una vera e propria democristiana”, afferma sorridendo. Quando i giornalisti ne vogliono sapere di più, sostiene sillabando le parole: “Anzi, è una morotea”. Il vocabolario della politica si arricchisce ogni giorno di più.
