(Foto d'archivio Ansa)
Oltre 8 milioni di conversazioni con ChatGPT, Gemini, Claude e altre intelligenze artificiali sono state raccolte a scopo di marketing, e la responsabilità è delle cosiddette ‘estensioni’ per browser, piccole applicazioni aggiunte alla barra di navigazione per ottenere funzionalità extra. La scoperta arriva dalla società di sicurezza Koi, che ha spiegato come questi software, pur essendo promossi come “In primo piano” sugli store di Google e Microsoft, nascondessero in realtà un rischio per la privacy.
Il meccanismo prevedeva l’attivazione di una funzione delle estensioni capace di memorizzare le chat degli utenti con le IA, riconoscendo l’indirizzo web su cui si svolgevano. Analizzando il codice, Koi ha verificato che i dati venivano inviati all’esterno, “per analisi di marketing”, si legge sul blog ufficiale.
Come sottolinea il portale Arstechnica, “anche se un utente attiva alcune misure di protezione, come il blocco degli annunci pubblicitari, la raccolta delle conversazioni continua”.
Secondo i ricercatori, chi ha usato estensioni come Urban Vpn Proxy, Urban Browser Guard, Urband Ad Blocker e 1ClickVPN Proxy, “deve presumere che le proprie conversazioni con ChatGPT, Claude, Gemini, Copilot, Perplexity, DeepSeek, Grok e Meta AI, siano state condivise con terze parti. Domande mediche, dettagli finanziari, codici personali: tutto è stato venduto per scopi di analisi e di marketing”. Koi avverte inoltre che “l’unico modo per interrompere la raccolta dati è disinstallare completamente le estensioni”.
