Cambiamento climatico/ Ora per gli Usa è questione di sicurezza nazionale. Ripercussioni nelle aree “calde” del pianeta. La questione interessa anche l’esercito

Pubblicato il 10 Agosto 2009 - 18:58 OLTRE 6 MESI FA

Il cambiamento climatico, per il Pentagono, sta diventando una questione di sicurezza nazionale.  Il riscaldamento globale, infatti, potrebbe portare a inondazioni, uragani e carestie soprattutto in aree “calde” del pianeta come l’Africa sub-sahariana, nel Medio oriente e nel sud est asiatico.

Nel giro di 20-30 anni, queste regioni dovranno combattere contro carenza di cibo, acqua e alluvioni catastrofiche derivanti dai cambiamenti climatici e dall’innalzamento delle temperature, richiedendo agli Stati Uniti una serie di interventi che non saranno solo umanitari ma anche militari.

Uno studio condotto dalla National Defense University, ad esempio, ha simulato le conseguenze di un’ipotetica inondazione in Bangladesh prodotta dal riscaldamento globale. I risultati sarebbero da brividi: migliaia di profughi, in un caso simile, si riverserebbero in India causando danni ed epidemie, senza contare l’escalation di conflittualità religiosa nell’area.

L’aspetto sicurezza è un tema relativamente nuovo in termine di cambiamento climatico. Ma sempre più analisti, negli Usa, iniziano a considerare la questione clima da quest’angolatura. Ed è proprio con questo taglio che John Kerry punta a far passare al Senato una legge restrittiva in termini di emissioni e utilizzo di combustibili fossili.

Secondo il New York Times, Kerry avrebbe già contattato una trentina di senatori indecisi, facendo leva sul «conto doloroso» che gli Usa si troverebbero a dover pagare in caso di mancato intervento sul clima.

La questione, in ogni caso, sta diventando anche di interesse militare, soprattutto perché, alcune delle istallazioni chiave dell’esercito statunitense si trovano in aree particolarmente esposte a tempeste e crescita del livello dei mari.

È il caso della base aerea di Homestead, in Florida, praticamente rasa al suolo dall’uragano Andrew nel 1992. Destino simile, nel 2004, per la stazione Navale Pensacola, vittima della furia dell’uragano Ivan nel 2004.

Dopo anni di sostanziale disinteresse, quindi, i militari ora guardano con attenzione al clima, anche perchè lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico ha creato nuove aree navigabili che vanno tenute sotto controllo.

Il National Intelligence Council, che si occupa di ricerche per il Governo Usa, ha dichiarato che «il cambiamento climatico ha un significativo impatto geopolitico e che, nel mondo, contribuisce al sorgere di gravi problemi come povertà, degrado ambientale e indebolimento dei governi nazionali».

«In un modo o nell’altro la pagheremo». Così Anthony Zinny, Marine in pensione ed ex capo del comando centrale. In una nota scritta per un centro di ricerche della marina, l’ex soldato scrive: «O accettiamo di pagare per ridurre i gas serra oggi o pagheremo il prezzo domani, in termini militari. E costerà vite umane».