Povero Messico, così vicino agli Stati Uniti e così lontano da Dio, recita un’amara battuta a sud del Rio Bravo (i messicani lo chiamano Rio Grande), che segna il confine con il Texas e che è traversato ogni anno illegalmente da decine di migliaia di disperati in cerca di un lavoro negli Usa.
Ma ora, a quanto riferisce il New York Times, la crisi economica Usa ha reso anche il miraggio dell’America piu’ lontano per i messicani. La disoccupazione negli Usa sfiora il 9 per cento.
Secondo i dati pubblicati dall’ufficio censimento messicano, il numero degli emigranti – in prevalenza diretti negli Stati Uniti – è diminuito di 226 mila unita’ nell’anno terminato nell’agosto del 2008, un declino del 25 per cento.
La ragione è semplice. Se attravresare il Rio Bravo, con tutti i rischi di essere presi dalle guardie di confine americane, che con gli illegali non ci vanno leggeri, significa arrivare in un Paese dove non c’è piè lavoro neanche per i nativi, non ne vale la pena.
E così i messicani se ne stanno a casa loro, evitando almeno di vedere, in certe cittadine del South Texas, cartelli esposti fuori da esercizi commerciali che avvertono ”Vietato l’ingresso ai cani e ai messicani”.