Fmi/ La recessione europea sarà piu’ grave e più lenta di quella degli Stati Uniti

Pubblicato il 23 Aprile 2009 - 10:47 OLTRE 6 MESI FA

L’economia europea subirà una recessione più grave e una ripresa più lenta degli Stati Uniti o di altri Paesi, rendendo così più ardue le possibilità di una fine ravvicinata della crisi economica globale, a quanto scrive il Wall Street Journal citando previsioni del Fondo Monetario Internaziona (Fmi).

Secondo l’Fmi, l’economia europea quest’anno si contrarrà  del 4%, a fronte di una contrazione del 2,8 per cento negli Stati Uniti.

Questi dati sono stati diffusi dopo che la Gran Bretagna ha pubblicato un bilancio che prevede il più forte aumento del suo debito pubblico, 255 miliardi di dollari o 12,4% del Pil, dalla Seconda Guerra Mondiale.

L’economia tedesca, la maggiore in Europa, si è contratta del 3,3 per cento nel primo trimestre, a fronte di una riduzione  del 2,1 per cento nello stesso periodo del 2008.

Il ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbruck, ha definito ”non improbabile” che quest’anno l’economia del Paese si contragga del 5 per cento o più, e , secondo gli analisti il Pil diminuirà del 6 per cento, che sarebbe il peggior dato dal 1931.

Secondo l’Fmi, le perdite delle banche europee supereranno quelle delle banche statunitensi, il che potrebbe rendere più difficile la loro possibilità di estendere prestiti per contribuire alla ripresa dell’Europa.

Oltre la metà delle perdite delle banche europee, sempre a parere del Fmi, non sono dovute ad assets tossici statunitensi, ma a prestiti mal gestiti ad aziende e famiglie europee.

Le prospettive negative dell’Fmi, scrive il Wall Street Journal, sono scoraggianti per molti governi europei che hanno addossato agli Stati Uniti la principale responsabilità della crisi, mentre i problemi dell’Europa sarebbero di minore entità.

Per questo, e nel timore di rinfocolare l’inflazione e di aumentare il debito pubblico, in gran parte dell’Europa le autorità  sono state più lente di quelle statunitensi o delle principali economie asiatiche nel tagliare i tassi di interesse e nell’adottare stimoli incisivi.