Fuga cervelli/ Google diventa sempre più orwelliano e con un algoritmo scopre quali suoi dirigenti vorrebbero licenziarsi

Pubblicato il 20 Maggio 2009 - 19:11 OLTRE 6 MESI FA

Preoccupato che una fuga di cervelli potrebbe mettere a repentaglio la sua abilità di competere nell’arena di internet, dove siti come Facebook e Twitter stanno furoreggiando, Google ha trovato la soluzione con un mezzo tipicamente suo: un algoritmo.

Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, il colosso di Mountain View, California, ha cominciato ad elaborare i dati riguardanti i suoi 20 mila dipendenti in una formula matematica che consente di identificare quali tra di essi stanno pensando di andarsene verso altri lidi.

La dipartita di personale qualificato è una situazione classica della vita aziendale: un’impresa ha successo, cresce, moltiplica il suo personale, e nella marea di impiegati e dirigenti aumenta poco alla volta anche l’insoddisfazione, la sensazione di non avere sbocchi di carriera, la delusione di sentirsi poco utilizzati, incompresi, messi da parte.

È quanto sta succedendo anche a Google, che nelle scorse settimane ha visto licenziarsi alti dirigenti come il capo del settore pubblicità Tim Armstrong e il responsabile del display-advertising David Rosenblatt. Se ne sono andati anche dirigenti di medio livello e Google è corso ai ripari.

Va detto che la formula matematica è ancora in via di perfezionamento e che comunque, per il momento segreta, e la società del più potente motore di ricerca del web non manifesta, per ora, l’intenzione di condividerlo con altre imprese, ossia di commercializzarlo, ma non è detto che non lo faccia in un secondo tempo.

Secondo i suoi inventori l’algoritmo è addirittura in grado di individuare lo scontento preventivamente, cioè prima che questo si materializzi con chiarezza nella mente del dipendente e prima che il manager o l’ingegnere se ne renda conto.

«Il nostro algoritmo ci consente di entrare nella testa dei dipendenti ancora prima che essi sappiano di volersene andare», ha spiegato Laszlo Bock, direttore delle risorse umane di Google, un’affermazione che a qualcuno potrebbe ricordare le intrusioni del Grande Fratello orwelliano nella privacy dei cittadini, e suscitare preoccupazione tra il personale e nelle associazioni per la difesa dei diritti civili.