Giornali in crisi/ Warren Buffett sentenzia: stanno morendo, mai più un’azione (grande gioia per Silvio & Massimo)

 La sentenza di morte, senza appello, viene da Warren Buffett.  Lui è uno che  adora i giornali: ne legge almeno cinque ogni giorno, ne possiede uno a Buffalo (New York) e possiede anche un grande quota del Washington Post e nella sua biografia c’è scritto anche che anni fa, lui così business, perse la testa per la mitica editrice del Post radical chic Katherine Graham (anche per i grandi finanzieri la bussola punta sempre a sud). Ma da guru degli affari – anche se un po’ appannato da quando si è fatto sorprendere anche lui dalla grande  crisi- li considera un pessimo investimento.

Buffett in occasione del tradizionale incontro annuale in Nebraska con gli azionisti della sua Berkshire Hathaway ha cantato, con  suo grande dolore, il ‘de profundis’ della stampa come l’abbiamo conosciuta e ha messo in guardia dall’assenza di un modello alternativo. Lo riferisce l’agenzia di stampa Agi.

“Della maggioranza dei quotidiani Usa – ha detto Buffett – non dovremmo comprarne (azioni), qualsiasi sia il loro prezzo” perche “c’è la possibilità (per i giornali) di perdite quasi infinite” e “non vedo nulla all’orizzonte che possa porre fine a questo crollo”.

Una sentenza così definitiva, che viene da tanto illustre fonte, non pouò che rendere gioiosi i compagni italiani che amano tanto la libertà di stampa: Cesare Silvio I (dai quotidiani gli vengono i più grandi fastidi), Massimo D’Alema (“Non leggeteli. Io guardo solo la tv”), Piero Fassino (“Emergenza informazione”, solo perché Repubblica scrisse che era stato intercettato anche lui)

Molti quotidiani Usa hanno perso il 20% o anche più dei ricavi pubblicitari e l’avvento di internet ha tagliato drasticamente la loro diffusione. Diversi giornali di grandi citta’ Usa hanno chiuso e anche icone come il Boston Globe e lo stesso gruppo New York Times, cui appartiene, sono in bilico.

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