Partendo da Amman alla volta di Gerusalemme, Benedetto XVI ha voluto ringraziare il Re Abdullah II per averlo invitato a visitare la Giordania, per la sua ospitalità e le sue gentili parole”.Il Papa ha anche ricordato che il sovrano è “molto attivo nel promuovere il dialogo inter-religioso”.
“Desidero rilevare – ha detto il Papa- quanto il suo impegno a questo riguardo sia apprezzato. Prendo anche atto con gratitudine della particolare considerazione che egli dimostra verso la comunità cristiana in Giordania. Questo spirito di apertura non solo aiuta i membri delle diverse comunita’ etniche in questo Paese a vivere insieme in pace e concordia, ma ha anche contribuito alle iniziative politiche lungimiranti della Giordania per costruire la pace in tutto il Medio Oriente”.
Come noto, Abdullah II ha promesso al presidente americano Barack Obama, nel corso del loro recente incontro a Washington, la redazione di una nuova bozza del piano saudita che preveda la concessione della cittadinanza ai profughi palestinesi presenti nei diversi Paesi di residenza nella regione o almeno la possibilità per loro di spostarsi nei Territori occupati da Israele nel 1967 e che dovrebbero far parte del futuro Stato autonomo palestinese, al quale arrivare progressivamente con tappe fissate da un calendario entro il quale realizzare la normalizzazione dei rapporti tra arabi e israeliani.
Sullo sfondo anche l’ipotesi della proclamazione della città vecchia di Gerusalemme quale “zona internazionale” sotto il controllo delle Nazioni Unite, idea che non dispiacerebbe certo al Vaticano dove non dimenticano che questa stessa proposta fu lanciata da Paolo VI che parlò della città santa delle tre religioni monoteistiche in termini analoghi.
“Il governo giordano sta cercando di promuovere la pace in Medio Oriente, specialmente nel conflitto israelo-palestinese”, ha commentato nei giorni scorsi alla Radio Vaticana il nunzio Francis Assisi Chullikat, per il quale “anche in questo, la Chiesa in Giordania sta svolgendo un ruolo molto attivo e la coesistenza pacifica, che è molto evidente qui in Giordania, puo’ anche essere un segnale di speranza ed incoraggiamento per tutte le comunità cristiane a livello regionale”.
.