Saranno gli affetti più cari dei due giovani imputati, la madre per Amanda Knox e il padre per Raffaele Sollecito, a sedere venerdì sul banco dei testimoni nel processo davanti alla Corte d’Assise di Perugia che vede accusati i due ex fidanzatini dell’omicidio di Meredith Kercher. Entrambi sono restati sempre vicini ai propri figli fin dai primi momenti, sostenendo la loro innocenza e estraneità al delitto.
Venerdì in aula ricorderanno le abitudini di vita dei due ragazzi, i contatti avuti con loro dopo la scoperta del corpo senza vita di Meredith e dopo il loro arresto, avvenuto la mattina del 6 novembre del 2007, quattro giorni dopo il delitto. Il padre di Raffaele, l’urologo Francesco Sollecito, testimonierà in aula assistito da un legale poiché attualmente indagato nell’ambito delle indagini della Procura di Perugia relative alla divulgazione e messa in onda da parte di una emittente televisiva pugliese del filmato girato nella casa del delitto durante i sopralluoghi della polizia scientifica e nel quale veniva mostrato anche il corpo di Meredith.
Francesco Sollecito, benché fino ad oggi non abbia mai potuto assistere alle udienze proprio perché citato come testimone nel processo, ha continuato a venire a Perugia anche due volte a settimana, per recarsi a trovare il figlio in carcere e tenersi aggiornato sul procedimento tramite i suoi legali, gli avvocati Luca Maori e Giulia Bongiorno. Sono stati proprio loro a volere che il padre di Raffaele parlasse in aula.
È volata invece mercoledì da Seattle a Perugia la madre di Amanda, Edda Melles. La donna già in passato era venuta nel capoluogo umbro per restare vicina alla figlia, alternandosi con l’ex marito, Curt Knox. Tra le altre cose le sarà chiesto in aula di chiarire alcune circostanze relative ai contatti telefonici avuti con Amanda, a partire proprio dal 2 novembre, giorno della scoperta del cadavere di Meredith.
Il processo proseguirà anche sabato quando a testimoniare sarà il medico legale Francesco Introna, consulente della difesa di Raffaele Sollecito.