SAN GIOVANNI OFF LIMITS PER IL GAY PRIDE: SCOPPIA LA POLEMICA

Pubblicato il 29 Maggio 2008 - 23:12 OLTRE 6 MESI FA

Gay_pride_2 Ancora polemiche sulla festa degli omosessuali. Prima il ministro per le Pari Opportunita’ Mara Carfagna ha negato il patrocinio del governo al Gay Pride perche’ ”per il governo gli omosessuali non sono sottoposti a discriminazioni”. Poi e’ accaduto che la manifestazione in programma il 7 giugno «non potrà concludersi in piazza San Giovanni, come in un primo tempo accordato dalla Questura capitolina agli organizzatori». Che ora denunciano la «retromarcia» decisa, motivata dalla concomitanza con un concerto corale nei Palazzi del Laterano, come «una provocazione» nei confronti del movimento omosessuale.

LA PROTESTA DEL CIRCOLO MARIO MIELI – «Ad appena nove giorni dallo svolgimento – rende noto il circolo Mario Mieli- la questura di Roma ha ritirato l’autorizzazione, concessa originariamente in data 11 aprile, a concludere la parata a Piazza San Giovanni. Del problema sul percorso siamo venuti a conoscenza solo ieri, durante un incontro tecnico al Comune di Roma e nel conseguente incontro in Questura, senza che nessuna autorità competente l’abbia comunicato prima, nonostante siano passati quasi due mesi dall’autorizzazione originaria e dall’ampia notorietà pubblica data all’evento e al percorso. Siamo stupiti e amareggiati per l’evolversi degli eventi e per l’incredibile ritardo della comunicazione».

«NESSUNA REVOCA» – Dalla Questura d’altro canto fanno sapere che «non è vero che c’è stata un’autorizzazione e poi una revoca della stessa» ma che solo negli ultimi giorni è stato dato il via libera al Gay Pride e che «a differenza degli altri anni» il corteo «non si potrà non potrà concludere a piazza San Giovanni «per una precedente richiesta del Vicariato», quella che riguarda appunto il concerto corale nei Palazzi del Laterano.

L’ARCIGAY: «NON È AMMISSIBILE» – «Non è ammissibile» commenta il Presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso». Gli fanno eco i Radicali, parlando di un «diniego inaccettabile». «Le gerarchie vaticane, lo ricordiamo, non sono proprietarie della piazza» dicono Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio. «La società democratica non la dittatura della maggioranza è tale se permette alle diverse soggettività di esprimersi. Negare prima il patrocinio e poi l’agibilità al Gay Pride è una operazione antidemocratica e incivile, proprio di chi attraverso il tema dell’orientamento sessuale costruisce discriminazioni e capri espiatori» afferma Paolo Ferrero, ex ministro e candidato alla segreteria del Prc.

INTERROGAZIONE – Anna Paola Concia, deputata del Partito Democratico, fa sapere che sull’argomento presenterà un’interrogazione parlamentare per «chiedere il motivo per cui la Questura abbia ritirato l’autorizzazione al Gay Pride romano a concludersi in Piazza San Giovanni». «Ho il sospetto che il motivo non sia di ordine pubblico – ha speigato Concia – ma mi sembra anzi una cosa studiata. Vogliono costruire un clima pessimo e di pregiudizio su una manifestazione che è di natura pacifista: il Gay Pide è ed è sempre stato una festa. Perchè mettere in piedi questi meccanismi di contrapposizione?»

«SFILEREMO LO STESSO» – «Sfileremo comunque fino a Piazza San Giovanni in un pride festoso, autodeterminato e politico, che sarà anche una risposta di piazza contro sessismo, fascismo e razzismo» hanno fatto sapere i ragazzi del collettivo lgbt «Facciamo breccia».